Contra Rosatellum

Premessa: non ritengo anticostituzionale la legge elettorale nota come Rosatellum, nonostante la soglia di sbarramento nazionale al Senato lasci qualche dubbio, né tantomeno sovversiva o “fascista”. L’utilizzo della fiducia per blindarla è stato, sul piano formale, pienamente legittimo;  ho delle riserve, che esporrò più avanti, circa le conseguenze politiche . Non condivido le parole di Di Battista, Di Maio o altri esponenti del Movimento 5 Stelle, e chi mi conosce sa che non nutro particolare stima per tali personaggi e il loro modo di impostare il dibattito politico.

Ora vorrei esporre le mie osservazioni su  questa legge elettorale a mio avviso pessima. Lo farò dividendo l’articolo in tre sezioni: la legge in sé, il metodo con cui è stata approvata, per ora solo alla Camera dei Deputati, e le possibili/probabili conseguenze politiche.

La legge in sé

La legge elettorale approvata alla Camera è piuttosto difficile da indicare utilizzando la terminologia corrente. La definizione forse più corretta è quella di “sistema elettorale misto”, che nello specifico consiste in una forma di maggioritario corretto. Infatti questa legge divide il territorio elettorale in un numero definito di collegi, corrispondente a circa il 36% dei seggi assegnare. Essa prevede, dunque, 231 collegi per la Camera dei Deputati, e 109 per il Senato. I seggi vengono ripartiti su due livelli, tecnicamente sconnessi ma nei fatti strettamente legati; questa è una caratteristica chiave, che rende questa legge un unicum difficilmente classificabile.

  1. Una quota maggioritaria, per cui il candidato uninominale che prende più voti in ogni collegio è automaticamente eletto (il classico metodo first-past-the-post tipico dei sistemi anglosassoni). Questa quota copre per l’appunto il 36% dei seggi.
  2. Il restante 64% dei seggi viene diviso fra le liste che hanno superato una soglia di sbarramento nazionale del 3%. La ripartizione dei seggi avviene a livello nazionale.

Le liste possono coalizzarsi a livello nazionale; ciò non porta a nessun premio di maggioranza per la  coalizione più votata, né tantomeno a una soglia di sbarramento più bassa per le liste nella coalizione. L’unica differenza, per la quota proporzionale, è che i voti delle liste che superano l’1%, in coalizioni che ottengono almeno il 10% dei voti, rimangono all’interno delle coalizioni. Un addendum piuttosto incomprensibile, se non con l’inserimento di liste civetta, il cui senso si comprenderà a breve.

L’elettore ha a disposizione un unico voto: il voto a una lista per la quota proporzionale si traduce in un voto al candidato nell’uninominale, mentre il voto al solo candidato uninominale viene ripartito fra tutte le liste che lo sostengono.

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Il Rosatellum in sintesi – ©Corriere della Sera

Perché trovo il Rosatellum pessimo e senza logica.

  • In primo luogo, la presenza di coalizioni nella quota proporzionale è completamente insensata in questo sistema. Generalmente, l’apparentamento di liste in un sistema proporzionale (per altro assai raro nella prassi) ha come scopo quello di assegnare un premio di seggi alla coalizione più votata a livello nazionale (o regionale): era così nella cosiddetta “legge truffa” del 1953 e nella Legge Calderoli (nota come Porcellum) del 2005. In alternativa, può portare a soglie di sbarramento più basse o a un’agevolazione nella ripartizione dei seggi, come accade per esempio nei Paesi Bassi. Ma in questo sistema, l’unico vero scopo delle coalizioni nazionali è quello di obbligare tutte le liste che ne fanno parte a sostenere gli stessi candidati nella quota uninominale. Si crea quindi un legame artificioso fra due quote che sono però completamente distinte a livello di ripartizione dei seggi, il che crea ulteriori contraddizioni che verranno esposte nel seguente punto.
  • La quota maggioritaria di questa legge non porta a nessuno dei vantaggi tipici dei sistemi elettorali di tipo anglosassone (ma non solo): nessun legame vero fra eletti ed elettori, visto che il candidato non deve risiedere nel collegio e soprattutto che il numero ridotto dei collegi li renderà talmente ampli da rendere difficile l’identificazione. Non facilita la formazione di maggioranze stabili, come solitamente avviene nei sistemi maggioritari (per mera consequenzialità pratica, nulla nel sistema in sé lo prevede): una quota uninominale del 36% rende difficile l’ottenimento di maggioranze di seggi, salvo vittorie a valanga. La tesi che con questo sistema “l’elettore voti per chi governa, e non ci saranno inciuci” é puro non-sense. Infine, il fatto che il voto sia unico e che liste coalizzatesi a livello nazionale siano costrette a sostenere il medesimo candidato a livello di collegi, fa a pugni col vero principio a base del maggioritario: il fatto che il voto sia alla persona, e non alla lista. Questa legge impedisce all’elettore di votare il proprio candidato preferito: il suo voto non sarà scindibile dalla lista o dalla coalizione, formatasi tecnicamente nella preponderante quota proporzionale, che lo sostiene, ed impedisce a candidati popolari sul territorio di presentarsi da indipendenti (a meno che non si creino liste ad hoc, procedimento assai complesso); ciò per altro ha la conseguenza di limitare la capacità degli eletti di agire secondo coscienza. Infine questo sistema elettorale impedisce ai partiti coalizzatisi di sostenere i candidati che ritengono migliori nei vari collegi: la loro scelta sarà dettata esclusivamente dalle decisioni prese dalle segreterie a livello nazionale. Questo assurdo e non necessario legame fra voto a liste coalizzate e candidati uninominali distrugge ogni aspetto potenzialmente positivo della quota maggioritaria, che si configura meramente come premio mascherato alla coalizione più forte.
  • La tesi per cui questa legge favorisce i grandi partiti e penalizza i partitini sfiora il limite del ridicolo. Lungi dal farlo, questa legge aumenta il potere di ricatto dei partitini, che possono usare i loro pochi voti per ricattare le forze più grandi, minacciando di fare loro concorrenza nei collegi (facendone perdere loro molti), e chiedere in cambio dell’appoggio posti certi nelle liste proporzionali o collegi uninominali sicuri per i propri esponenti. Ciò diventa particolarmente evidente per alcune liste guidate da personaggi forti sul territorio ma inesistenti a livello nazionale (si pensi a Fitto in Puglia, Tosi a Verona, Musumeci in Sicilia, Mastella in Campania ecc.), che potranno in virtù del loro potere di ricatto nei collegi ottenere un numero di seggi sproporzionato ai propri voti.
  • Non trovo invece pressante il problema delle preferenze, trattandosi di uno strumento manipolabilissimo dai partiti, tramite la presenza di sconosciuti a fianco dei candidati più gettonati.

Per quanto ci si possa sforzare, è difficile trovare in questa legge una coerenza interna, visto il mescolamento insensato fra due quote distinte. La tesi che sia stato l’unico compromesso possibile è da rigettare: non è accettabile fosse possibile produrre solo un sistema tanto insensato, data la molteplicità di soluzioni coerenti, anche fra i sistemi cosiddetti “misti”.

Il Metodo di approvazione

Come è noto, la legge elettorale è stata approvata alla Camera per mezzo di un accordo fra due forze di maggioranza, il Partito Democratico e Alternativa Popolare, e due forze di opposizione, Forza Italia e la Lega Nord; favorevoli all’accordo pure altri gruppi esistenti a livello parlamentare, ma di dubbia forza elettorale. Decisamente contrari alla proposta la sinistra parlamentare, una parte della quale ancora tecnicamente in maggioranza, Fratelli d’Italia e il Movimento 5 Stelle. Particolarmente rilevante è l’opposizione del partito/movimento fondato da Beppe Grillo, visto il suo importante peso elettorale, che lo configura come la lista nazionale più pesante, in competizione col Partito Democratico. Allo scopo di evitare che i franchi tiratori affondassero la legge in molteplici voti segreti, come accadde con la legge simil-tedesca proposta a giugno, il governo Gentiloni ha deciso di porre la questione di fiducia sugli articoli della legge, in contraddizione con ciò che il governo aveva sostenuto fino a quel momento, ossia che la modifica della legge elettorale fosse competenza solo del parlamento.

Le proteste contro il Rosatellum in Piazza Montecitorio

Pur non ritenendo il metodo di approvazione sovversivo, come esposto nella premessa, questo iter lascia molto perplessi. Cerchiamo ora di analizzare alcuni punti critici, smontando inoltre alcune delle ridicole giustificazioni portate a difesa del metodo.

  • L’approvazione a pochi mesi dalla scadenza della legislatura di una legge elettorale è di per sé un atto di dubbia correttezza (la CEDU si è espressa negativamente a riguardo). Rende molto semplice individuare tale atto come un sotterfugio di alcune forze politiche per migliorare la propria posizione nelle successive elezioni. A rendere più grave la cosa è che questo sia stato fatto contro il volere di una delle forze politiche principali, la quale si sente danneggiata e vittima di un attacco da parte dei propri concorrenti, accordatisi per indebolirla. Ora, sono perfettamente conscio della complessità di portare avanti accordi politici col Movimento 5 Stelle, però dare loro una tale occasione propagandistica, purtroppo non del tutto insensata, potrebbe negli rivelarsi un boomerang a lungo termine.
  • La tesi secondo la quale fosse obbligatorio approvare una nuova legge elettorale non regge: in questo momento esistono due leggi valide ed applicabili per entrambe le camere. Non hanno inoltre senso le tesi che le due leggi non siano omogenee e che il presidente della repubblica ne abbia chiesto la modifica. Sul secondo punto, il capo dello stato non ha nessun diritto di imporre al parlamento un’agenda legislativa, costituzione alla mano. Circa l’omogeneità, non sussiste alcun principio costituzionale che preveda che le leggi elettorali debbano essere identiche. In Italia si è votato per quasi 50 anni con una proporzionale di lista alla Camera e un sistema a ripartizione proporzionale a livello regionale di collegi uninominali al Senato, con un blando correttivo maggioritario. Pure le leggi Mattarella e Calderoli presentavano meccanismi di ripartizione molti diversi fra le due camere, che portavano spesso a maggioranze di entità molto diversa, se non persino di natura differente (vedasi il 2013). Per altro, è piuttosto difficile sostenere che le due leggi attualmente in vigore siano completamente diverse, trattandosi nei fatti di due proporzionali di lista con soglie. Se proprio fosse stato quello l’impedimento principale, sarebbe bastato uniformare alcuni dettagli tecnici, senza creare un sistema totalmente diverso e visto con ostilità da una delle principali forze politiche.
  • Nonostante apporre la questione di fiducia sia tecnicamente legittimo, questo metodo di approvazione rende questa legge elettorale debole, una sorta di perenne cadavere in attesa di essere rimpiazzato, come fu per la legge Calderoli. E’ una peculiarità esclusivamente (o quasi) italiana la continua messa in discussione della legge elettorale, visto che nella stragrande maggioranza delle democrazie occidentali il sistema elettorale è fisso da decenni (se non secoli), è accettato da tutte le principali forze politiche, ed è la base sulla quale i partiti si sono formati, approcciano le competizioni elettorali e formano la propria classe dirigente. Da questo momento, verrà ritenuto legittimo che una momentanea maggioranza parlamentare modifichi invece il sistema elettorale a pochi mesi dal voto con lo strumento della fiducia. Le conseguenze di tale consuetudine potrebbero essere drammatiche: verrà impedita la consolidazione del quadro politico, che rimarrà costantemente magmatico ed impossibilitato ad adattarsi a uno scenario stabile. La mancata condivisione del sistema elettorale è molto grave per una democrazia, e temo che i prossimi anni lo riveleranno in maniera drammatica.

In conclusione, il metodo, sia pur legittimo, di approvazione si configura come scorretto e potenzialmente foriero d’instabilità nel lungo termine.

Le conseguenze politiche

È piuttosto difficile prevedere come questa legge modificherà il quadro politico, dato che nessuno può  sapere come voteranno gli elettori tra qualche mese. Ciò nonostante il risultato di molteplici elezioni locali, i sondaggi e un po’ di senso comune e conoscenza dei meccanismi politici italiani rendono possibile fare delle ipotesi fondate.

Centrodestra avvantaggiato

È a mio avviso lampante come questa legge sia stata, nelle assurdità descritte in precedenza, cucita addosso a un’unica forza politica, ossia l’eterogenea coalizione di centrodestra. Esso è l’unico schieramento che ha interesse alla formazione di esplicite coalizioni, essendo costituito da molte liste non fortissime ma che sommate lo rendono assai competitivo. Inoltre la mancanza del voto disgiunto lo favorisce in maniera evidente, dato che permette di nascondere la propria disomogeneità tramite il trascinamento delle liste: con il disgiunto sarebbe stato possibile che molti elettori leghisti si rifiutassero di votare per il candidato di Forza Italia, e viceversa, ma con questo sistema nessun voto andrà disperso. Il fatto che ogni candidato debba essere appoggiato da forze coalizzatesi a livello nazionale elimina altri potenziali problemi per tale schieramento: la competizione di candidati di destra o localisti (si pensi alla Fiamma o alle varie leghe locali ai tempi del Mattarellum), e le difficoltà di accordarsi sui candidati in alcune zone specifiche, dato che l’accordo si configura come obbligatorio, se stabilito centralmente. Non è infine da escludere la formazione di liste civetta locali, soprattutto al sud, guidate da personaggi forti sul territorio ma dal consenso irrilevante a livello nazionale, che porteranno voti decisivi in molti collegi. In quest’ottica si può vedere il recupero alle coalizioni dei voti alle liste fra l’1 e il 3%.

Centrosinistra e M5S danneggiati

E’ piuttosto chiaro altresì che perché questa legge danneggi il PD/centrosinistra e il Movimento 5 Stelle. Il primo non ha alleati di peso, e con questo metodo di approvazione discutibile ha tagliato i ponti a sinistra (tranne forse con una piccola forza guidata da Pisapia, per ora assai nebulosa), ed ha un consenso piuttosto mal distribuito, essendo consistente solo in poche regioni (Toscana, Emilia Romagna, Umbria, Trentino, Basilicata) e nei centri storici delle grandi città. Il secondo non forma coalizioni, e ciò lo porterà a venire superato in molti collegi dalle varie ammucchiate a sostegno del candidato, ha un voto distribuito piuttosto uniformemente, che è un grosso problema in un sistema maggioritario, e ha pochi candidati forti da piazzare nei collegi uninominali (per quanto l’assenza di disgiunto renda la cosa assai meno grave).

Ora, il fatto che uno schieramento venga favorito dal sistema elettorale non è di per sé un elemento negativo, visto che ciò può essere meramente un accidente dovuto alla fase politica. Diventa però grave se tale situazione è dovuta ad elementi assurdi volutamente inseriti nella legge e se tale legge elettorale non durerà nel tempo ma potrà essere modificata di volta in volta per favorire chi abbia i numeri per approvarne una a pochi mesi dal voto, e quindi con un quadro in linea di massima prevedibile.

Risulta molto difficile per chi scrive comprendere perché il partito più importante in questo parlamento, ossia il PD, abbia forzato per approvare una legge pessima che favorisce un avversario. Forse lo capiremo a breve.

Il tabellone alla Camera dei Deputati testimonia l’approvazione del Rosatellum, sebbene ci sia stato qualche franco tiratore al voto segreto

Per riassumere, spero di avere esposto in maniera chiara e concisa perché trovo questa legge elettorale pessima, approvata (per ora solo alla Camera) in una maniera scorretta e pericolosa e perché ritenga sia stata cucita addosso a uno dei tre principali schieramenti, danneggiando gli altri due.

Qui il link al testo: http://documenti.camera.it/Leg17/Dossier/Pdf/AC0641h.Pdf

Qui un link interessante, se volete seguire l’iter e scoprire chi sia, formalmente, il primo firmatario di questa proposta di legge: http://www.camera.it/leg17/126?tab=1&leg=17&idDocumento=2352&sede=&tipo=