Feliks e Dimitri, imperial killers

Questo articolo è dedicato in particolar modo a Anna Czerna, che  me lo aveva richiesto ormai molti  mesi fa…

Feliks

Il principe Feliks Jusupov-Sumarokov-Ėl’ston (1887-1967), apparteneva ad una delle famiglie più ricche ed antiche di Russia, che secondo la leggenda discendeva addirittura da Maometto; nella sua stirpe c’erano condottieri di Tamerlano e conquistatori tatari. La madre Zinaida era considerata la donna più bella del suo tempo; ereditiera di una fortuna immensa, la principessa aveva potuto trasmettere cognome  e titolo nobiliare ai figli in quanto ultima discendente di una grande dinastia che altrimenti si sarebbe estinta. Il padre, conte Feliks Sumarokov-Ėl’ston, era un semplice ufficiale della Guardia e per sposarlo Zinaida aveva rifiutato i migliori partiti d’Europa, con somma disperazione del vecchio Jusupov nel ritrovarsi “una figlia così poco  ambiziosa”. Uno dei rari matrimoni d’amore per gente di quel rango, insomma, e Feliks ne andava fiero.

La notte prima di partorire Zinaida aveva ballato fino alle ore piccole al Palazzo d’Inverno, e quando il giorno dopo nacque il bambino molti presagirono che sarebbe stato di carattere gaio e amante delle feste, e in effetti si rivelò un grande animatore delle notti pietroburghesi. Durante il battesimo il neonato fu fatto cadere nella fonte battesimale da un prete maldestro e si faticò non poco a rianimarlo.

Da ragazzo Feliks faceva uso di oppio ed era molto chiacchierato per la sua ambiguità sessuale: di aspetto effeminato, per sua stessa ammissione amava frequentare i locali notturni vestito da donna, senza peraltro che nessuno si accorgesse che non lo era. Nelle sue memorie attribuisce la colpa di questo “vizietto” alla madre la quale, dopo aver messo al mondo tre figli maschi, fu così delusa dalla sua nascita che lo vestì da femmina per tutta l’infanzia. Tutto sommato, si trattava di un omosessuale che non riusciva ad accettare la propria diversità, benché questa fosse assai diffusa nella gioventù dorata cui egli apparteneva e specialmente nel prestigioso reggimento Preobrazenskij della Guardia Imperiale, al punto che veniva definito “il reggimento degli omosessuali”.

Da sinistra: Feliks, il fratello Nicola, la madre Zinaida e il padre Feliks (ca. 1900).

Questo rifiuto della propria omosessualità lo spinse a sposare l’elegante granduchessa Irina Aleksandrovna, nipote dello zar, e per tutta la vita avrebbe recitato la parte del marito modello all’interno di una coppia ammirata e invidiata da tutti. E’ facile intuire come questa maschera da indossare ogni giorno debba aver causato in lui delle problematiche non indifferenti. Secondo alcuni fonti, Jusupov si sarebbe rivolto a Rasputin, la sua futura vittima, proprio perché lo aiutasse a risolvere il suo problema di identità sessuale; su che cosa poi sia accaduto fra i due, è possibile fare solo delle congetture. Recentemente due studiosi russi hanno avanzato l’ipotesi che il principe abbia ucciso il contadino per sottrarsi alle sue avances, che lo mettevano impietosamente di fronte alla propria natura. Una tesi poco convincente, perché è noto che a Rasputin piacevano le donne e smaniava di incontrare proprio Irina.

In realtà, da tempo Feliks si era persuaso che il santone stesse distruggendo la monarchia e che bisognasse toglierlo dalla circolazione, sentendosi quasi investito di una sacra missione a compiere quel gesto patriottico che avrebbe salvato la Russia dalla rovina e dal disonore.  Come afferma nelle sue memorie, «risparmiando la sua vita non si faceva che accrescere il numero delle vittime della guerra e prolungare la sventura del Paese».

Uomo delicato e assolutamente non pratico di armi, inizialmente escluse di uccidere Rasputin con le proprie mani, decidendo di ricorrere a dei sicari prezzolati. Non trovando però persone fidate, si risolse infine a farlo personalmente con l’aiuto, come sappiamo, del granduca Dimitri Pavlovic Romanov, del deputato di estrema destra Puriskevic e del dottor Lazavert.

Dimitri

Figlio del granduca Paolo, zio di Nicola II, e della principessa Alessandrina di Grecia, nel venire al mondo Dimitri perse sua madre: nel settembre del 1891 infatti la giovane Alessandrina era al settimo mese di gravidanza quando cadde scendendo da una barca e partorì prematuramente. Leggenda vuole che poiché tutti si affannavano intorno alla principessa morente credendo che il neonato fosse già morto, sia stata una domestica ad accorgersi in extremis che invece il piccolo respirava ancora, prestandogli così le primissime cure. Curioso che entrambi i futuri assassini di Rasputin abbiano rischiato di morire appena nati.

Poiché il padre Paolo si risposò morganaticamente con una borghese divorziata senza il consenso dello zar, i figli Dimitri e Maria gli furono tolti e vennero cresciuti dagli zii paterni Sergio e Elisabetta (detta Ella), quest’ultima sorella maggiore dell’ultima zarina.

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Il piccolo Dimitri

Il granduca Sergio morì nel 1905 in seguito ad un attentato dinamitardo. Il socialista rivoluzionario Kaljaev fu condannato alla pena capitale: durante l’interrogatorio rivelò che già una volta aveva tentato di uccidere il granduca mentre si trovava sulla sua carrozza, ma all’ultimo momento si era accorto che c’erano anche i nipotini con lui e non se l’era sentita di uccidere degli innocenti. Si trattava di un terrorista romantico, della vecchia scuola… la volta successiva però Sergio era solo e Kaljaev non ebbe scrupoli. Dopo la morte del marito la zia Ella si fece suora, ma neanche a lei fu risparmiata una fine orribile: nel luglio del 1918 venne gettata viva dai bolscevichi in un pozzo abbandonato di Alapaevsk, in Siberia, e qui lasciata morire di fame e di stenti insieme ad altri parenti Romanov.

Crescendo Dimitri divenne un bel ragazzo ed era quello che oggi definiremmo “un vitellone”: anche lui membro del Reggimento della Guardia, grande sportivo (aveva partecipato alle Olimpiadi del 1912), amava bere forte, battersi a duello e condurre una vita all’insegna del divertimento. In quegli anni ebbe per amanti le donne più belle di Russia, tra cui le ballerine Vera Karalli e  Natalia Seremetievskaja, quest’ultima in seguito moglie del granduca Michele, fratello di Nicola II e per qualche ora ultimo zar di Russia. Un’altra sua celeberrima relazione sarà, negli anni Venti, quella con Coco Chanel.

Dimitri con Natalia Seremetievskaja, futura contessa Brasova.

La Karalli era anche attrice e fu sospettata di essere stata complice nell’omicidio di Rasputin: poiché Jusupov gli aveva raccontato che sua moglie stava intrattenendo degli ospiti al piano di sopra, era necessario che lo starec udisse almeno una voce femminile per non insospettirsi e molti puntarono il dito sull’amante del momento di Dimitri quale controfigura dell’assente Irina. I partecipanti tuttavia negarono sempre che la notte del delitto ci fossero donne in casa, non è dato sapere se per non coinvolgere nessuna signora in quella brutta storia, oppure se effettivamente nessuna donna era presente.

All’epoca dei fatti si parlava di un fidanzamento tra Dimitri e la figlia maggiore dello zar, Olga, ma alla zarina non piaceva il futuro genero, il quale non faceva mistero di disprezzare il suo adorato starec. La sua stretta amicizia con Feliks, inoltre, non era vista di buon occhio dalla famiglia imperiale e quando si cominciò a vociferare che i due fossero un po’ più che amici, la bigotta sovrana ruppe ogni progetto matrimoniale tra la figlia e il granduca.

In realtà, i rapporti tra i due compagni di bagordi si erano raffreddati fin dal 1913, quando Jusupov si era fidanzato con Irina: il principe racconta che anche Dimitri voleva sposare la nipote dello zar e che il suo orgoglio ne era uscito a pezzi quando quest’ultima, messa di fronte ad una scelta, gli aveva preferito Feliks. Doveva proprio essere innamorata, la giovane granduchessa, pur con tutte le voci che circolavano sulla bisessualità del prescelto, che del resto non le fece mai mistero del suo passato… Lo scartato Dimitri, inoltre, era di sangue imperiale e ben posizionato nella linea di successione al trono di Russia, quindi non certo uno spasimante qualsiasi. Il granduca accettò senza drammi il rifiuto della ragazza, ma le relazioni fra lui e Jusupov non poterono più essere quelle di prima.

Rimandiamo per i dettagli dell’omicidio di Rasputin all’articolo già pubblicato qui. Lo storico russo Edvard Radzinsky nel suo fortunato libro The Rasputin File ipotizza che ad uccidere Rasputin sia stato proprio il granduca, il quale avrebbe sparato le ultime revolverate nella schiena del santone mentre questi cercava di fuggire. Essendo troppo disdicevole per un membro della famiglia imperiale macchiarsi di un brutale assassinio, secondo Radzinsky la versione di Jusupov sarebbe stata inventata per proteggere Dimitri da un’onta che avrebbe potuto mettere a rischio le sue probabilità di succedere al trono della Russia, che all’epoca sembravano ancora possibili.

Dopo il delitto

All’indomani dell’omicidio di Rasputin ci fu un tentativo da parte di alcuni granduchi di deporre con la forza lo zar, far rinchiudere la zarina in un convento e proclamare imperatore il piccolo Alessio sotto la reggenza del granduca Nikolaj Nicolajevič. I cospiratori chiesero a Dimitri di mettersi alla testa della congiura di palazzo, ma lui rifiutò di mancare al suo giuramento di fedeltà verso il sovrano e il complotto non andò in porto. La rivoluzione sarebbe arrivata dopo qualche giorno, ma dal basso…

Irina e Feliks in esilio a Parigi.

Come abbiamo visto, la punizione per gli assassini dello starec fu a dir poco blanda: Feliks fu dapprima messo agli arresti domiciliari e poi esiliato in una delle sue tenute di campagna, quindi nel 1919 fuggì dalla Russia sulla nave inglese HMS Marlborough insieme alla moglie e ad altri sopravvissuti della famiglia Romanov, e si stabilì in Francia dove scrisse le sue celebri memorie. Nel 1928 la figlia di Rasputin gli fece causa, reclamando da lui e da Dimitri un cospicuo risarcimento danni per l’omicidio del padre, ma poiché il reato era prescritto e il tribunale a cui si era rivolta la donna si dichiarò incompetente, il tutto si risolse con un non luogo a procedere. Nel 1932 fu il suo turno di fare causa alla Metro-Goldwin-Mayer per un film sull’uccisione di Rasputin nel quale il monaco seduceva Irina, ed ottenne un risarcimento di 25.000 sterline.

Riuscendo anche a creare una casa di moda, in esilio Jusupov e Irina continuarono sempre a condurre un’esistenza frivola e sfarzosa grazie alla vendita dei gioielli di famiglia e di due quadri di Rembrandt, quando altri nobili emigrati erano costretti a fare gli autisti o i facchini per sbarcare il lunario; Feliks si spense serenamente nel suo letto nel 1967, ancora circondato dalla sua fama leggendaria, e la moglie lo seguì tre anni dopo.

Dimitri fu spedito in esilio sul fronte persiano e questo gli salvò la vita, perché dei suoi parenti rimasti in Russia in pochi scamparono alla furia sanguinaria dei bolscevichi: tra questi suo padre, il granduca Paolo, il suo fratellastro Vladimir Paley e la granduchessa Elisabetta che lo aveva cresciuto furono barbaramente uccisi dopo una lunga prigionia senza uno straccio di processo. In seguito visse a Parigi, dove ebbe la famosa storia d’amore con Coco Chanel, quindi si trasferì negli Stati Uniti; nel 1926 sposò un’ereditiera dalla quale ebbe un figlio che chiamò Paul, come il defunto padre, il quale fu sindaco di Palm Beach negli anni ’70 – ’80.

All’epoca dell’Operazione Barbarossa gli fu proposto da Hitler di guidare gli emigrés blancs (i nobili russi emigrati) contro l’Armata Rossa, ma Dimitri già malato di tubercolosi declinò l’offerta, dicendo che non avrebbe mai potuto combattere contro altri russi. Morì nel 1942 in un sanatorio a Davos, in Svizzera, per una improvvisa uremia, anche se circolarono voci che fu fatto uccidere dal Fuhrer per aver rifiutato di collaborare con lui.

Dimitri nel sanatorio di Davos, in Svizzera

Per finire, un bizzarro scherzo del destino: nel 1946 due affascinanti signore, entrambe di ascendenze russe, si incontrarono in Grecia. Una era la moglie di un diplomatico olandese, l’altra la consorte di un nobile russo in esilio. Le due donne diventarono inseparabili, al punto che  la prima decise di confidare all’amica il suo più grande segreto.

«Devo rivelarti una cosa che non ti piacerà» disse la moglie del diplomatico: «mio nonno era Grigorij Rasputin».

«Allora quello che ti rivelerò io ti piacerà ancora meno» rispose l’altra: «mio padre è Feliks Jusupov ed ha ucciso tuo nonno…»

 

 

Pubblicato da Lady Viper

Strega Wicca. Restituisco per tre volte quello che ricevo, nel bene e nel male. Quindi occhio...