I ponti veri – Terza Parte

Disastri

Nota: quest’ultima parte della mia serie sui ponti, sebbene scritta prima, arriva poco dopo la tragedia del Ponte Morandi a Genova. Poiché in questo paragrafo si parla, fatalmente quanto casualmente, di incidenti occorsi a ponti, mi auguro che la cosa non sia considerata una mancanza di sensibilità da parte dell’autore, che anzi esprime il massimo dolore di fronte a questo nefasto crollo e si augura che cause e responsabilità vengano accertate al più presto.

Tutte le imprese ingegneristiche che abbiamo visto sono, ahimè, state rese possibili anche studiando le cause di diversi fallimenti, che nel caso dei ponti significa il crollo degli stessi, spesso al prezzo di diverse vite. Tra i casi che si possono menzionare c’è il Ponte di Angers, in Francia, uno dei primi ponti sospesi. Aperto nel 1839, ebbe vita breve: durante un temporale con vento forte, che innescò una notevole oscillazione, fu attraversato da un battaglione di soldati, che contribuirono (sia con i loro corpi che facevano da vela, sia con il loro passo di marcia che aumentò la risonanza) a far crollare la struttura e causare la perdita di più di duecento vite.

Ecco come appariva il Ponte di Angers in una illustrazione d’epoca

Il caso più noto e spettacolare (e fortunatamente senza vittime) è il crollo del Tacoma Narrows Bridge, allora il terzo ponte sospeso più lungo al mondo (siamo nel 1940) e situato nello stato di Washington, in USA. In questo caso la distruzione del ponte fu causata dalla instabilità aeroelastica (flutter) innescata dal vento e accentuata dalla superficie chiusa della campata (che non permise all’aria di attraversarla).

https://www.youtube.com/watch?v=nFzu6CNtqec

L’incidente ebbe un notevole effetto nel mondo ingegneristico e da quel momento in poi, la progettazione di nuovi ponti fece uso di gallerie del vento. Il video sopra viene sovente mostrato agli studenti di ingegneria e architettura come monito.
Interessante anche il caso del Silver Bridge, un ponte sospeso in acciaio costruito negli anni 20 tra Virginia e Ohio. Il cedimento di una delle travi collegate ai cavi di sospensione (scatenato da una crepa di 2.5 mm) fu la causa del crollo, dovuto alla scarsa ridondanza della trave (solo pari a 2) e al fatto che il ponte fu progettato per carichi decisamente inferiori a quelli che erano in transito il 15 dicembre 1967. Vi furono 45 vittime accertate.

Cartolina del Silver Bridge (1928) (© Herald-Dispatch)

La modalità di aggancio della sede stradale si cavi di sospensione fu da allora cambiata nei nuovi progetti, garantendo una maggiore ridondanza.
Il disastro del Silver Bridge fa da sfondo a un libro e un film, The Mothman Prophecy (nel film con Richard Gere protagonista).

Progetti futuristici

Tra i progetti di ponti rimasti “nel cassetto” ovviamente non si può non citare il Ponte sullo Stretto di Messina. Al di là delle polemiche politiche che lo hanno accompagnato per lungo tempo (e degli appalti finiti nel nulla), sarebbe stata un opera ingegneristica senza eguali, superando di gran lunga la campata dell’Akashi-Kaikyo Bridge descritto nella parte di articolo precedente, toccando 3300 metri. I due piloni, alti 399 metri, gli avrebbero permesso di essere anche il ponte più alto. La sfida fu peraltro giudicata troppo complessa da diversi esperti, considerando che aldilà delle incredibili specifiche, anche le condizioni geofisiche non sono proprio favorevoli (alti fondali, venti, terremoti, ecc.).

Una elaborazione grafica del progetto definitivo del ponte sullo Stretto di Messina, tratto dal sito www.projectmate.com.
© ANSA/INTERNET-WWW.PROJECTMATE.COM

Ancora più ambizioso è il progetto del Sunda Strait Bridge, un ponte che dovrebbe collegare le isole di Sumatra e Giava in Indonesia, e che per il momento è stato accantonato, così come il progetto di costruire un ponte tra Malesia e Sumatra sullo Stretto di Malacca, una struttura (costo stimato: 14 Miliardi di $) che sovrasterebbe il confine tra Oceano Indiano e Oceano Pacifico.
Un’altra opera immaginata da parecchio tempo è il ponte sullo Stretto di Gibilterra, in grado di collegare Europa e Africa. Chi si è cimentato nell’ipotizzarne la costruzione se ne è uscito con un ponte sospeso di 5km di campata e piloni di 910 metri di altezza. Complicatuccio. In effetti gli studi in proposito si sono poi concentrati sulla realizzazione di un tunnel sottomarino, il quale presenta comunque problemi decisamente importanti ed è ben lungi dall’essere costruito.
Infine, a riprova che la fantasia umana si spinge al di là delle possibilità tecniche, si è perfino ipotizzato un ponte sullo Stretto di Bering, a cavallo tra Asia e America. Un ponte eroe dei due mondi, per così dire.

Curiosità

I ponti non sono naturalmente “solo” oggetti funzionali ad attraversa o a congiungere, ma sono, specie negli ultimi tempi oggetti che si contraddistinguono sia per alcune soluzioni tecniche innovative o semplicemente per il loro design.
Partirei da…una rotonda sul ponte, che è la definizione che più mi viene spontanea nel descrivere il Laguna Garzón Bridge, che si trova in Uruguay.

Peccato che sul Laguna Garzón Bridge (2015) non si possa circolare all’infinito!

Se invece vi piacciono le montagne russe, potreste provare a guidare sull’Eshima Ohashi Bridge, in Giappone. La foto è in realtà un po’ truffaldina, ma comunque la pendenza è del 6.1%. Quantomeno vi accorgete sicuramente che state per transitare su un ponte.

Per transitare sull’Eshima Ohashi Bridge (2004) è necessario scalare un po’ le marce

Notevole il design del Dragon Bridge, a Da Nang, in Vietnam. Un ponte ad archi multipli, dove gli archi sono formati dal corpo di un drago.

La predilizione per i draghi in oriente non poteva non toccare anche i ponti, come sul bellissimo Dragon Bridge (2013)

Una categoria di ponti speciale è quella dei ponti basculanti, ovvero ponti su specchi d’acqua che tramite opportuni meccanismi, si aprono per permettere il passaggio di navi e imbarcazioni. Se pensate al Tower Bridge di Londra è un classico esempio. Meno classico è invece lo Slauerhoffbrug a Leeuwarden nei Paesi Bassi. Qui il meccanismo permette di far letteralmente “volare” un segmento di ponte, per poi riposizionarlo a transito avvenuto.

Si, quello lì in alto è un pezzo di strada, sollevato dal meccanismo dello Slauerhoffbrug (2000)

Ma poi, perché un ponte dovrebbe necessariamente aprirsi quando potrebbe…inclinarsi? E’ quello che succede al Gateshead Millennium Bridge, un ponte ciclopedonale costruito sul fiume Tyne tra Gateshead e Newcastle, in Inghilterra.

Il Gateshead Millennium Bridge (2001) in posizione “aperta”

Il design inusuale caratterizza alcuni ponti che hanno una struttura tradizionale, come un ponte ad arco o strallato. Un’esempio a noi piuttosto noto è quello del Ponte di Calatrava (in realta due ponti strallati e uno ad arco) che attraversa l’Autostrada del Sole a Reggio Emilia e che non riporto in foto per ragioni di copyright.

Molto interessante anche il Ponte Octávio Frias de Oliveira, sul fiume Pinheiros a San Paolo, in Brasile, che si caratterizza perché le due carreggiate si intersecano in mezzo al ponte formando una sorta di “X”, e pure i piloni fanno lo stesso.

Sul Ponte Octávio Frias de Oliveira (2008), la x NON è il punto dove scavare

Se siete su una imbarcazione fluviale, normalmente vi aspettereste di passare sotto un ponte. La normalità però non è una qualità che appartiene al Kanalbrücke Magdeburg, il più lungo acquedotto navigabile al mondo. Sì, navigate su un canale che passa sopra un fiume (l’Elba), come si può vedere dalla foto.

Lo spettacolare Kanalbrücke Magdeburg (2003) © amusingplanet.com

Si potrebbe andare avanti con tanti altri esempi, ma è ora di chiudere il capitolo ponti, magari con una fresca inaugurazione che mi pare di buon auspicio: il Golden Bridge (Cầu Vàng) ancora dalle parti di Da Nang, in Vietnam. Inaugurato a Giugno, è un ponte pedonale in acciaio dipinto in color oro, ma soprattutto con piloni a forma di aggraziate mani. Come se il ponte fosse un dono.

I turisti “stringono la mano” al Golden Bridge (2018) © REUTERS/Kham

Siamo così giunti al termine di questa rassegna sui ponti, partita un po’ per gioco, che ci ha dato modo di vedere opere dell’ingegno umano che hanno fatto storia, scienza e bellezza. Postate pure altri ponti che secondo voi vale la pena di segnalare!

Immagine di copertina: riprendo la mia (dolente) nota iniziale evidenziando il Puente General Rafael Urdaneta, a Maracaibo in Venezuela. Anch’esso fu progettato da Riccardo Morandi, come il ponte crollato a Genova. Ebbe inoltre un incidente, sebbene non del tutto dipendente dalla struttura in sè: nel 1964, due soli anni dopo l’inaugurazione, la petroliera Esso Maracaibo, a causa di malfunzionamenti al timone,entrò in collisione con il ponte, causando il cedimento di una sezione di 259 metri e facendo sette vittime.