Ich Bin Ein Berliner

Così si rivolse JFK alla folla durante il famoso discorso che il non-ancora-per-molto presidente USA tenne durante la sua visita a Berlino Ovest nel giugno del 1963. Era una periodo complicato per la città, che dalla cruenta fine del secondo conflitto mondiale divenne uno dei teatri preferiti nel gran gioco della guerra fredda, e che solo due anni prima ne vide la costruzione del simbolo dei simboli, il Muro.
Vista oggi, durante queste ultime vacanze di Natale, capisci che di acqua, sotto i ponti della Sprea, ne è passata parecchia. Visitai Berlino anche nel 2009 e già allora potei constatare che l’appellativo “vibrante” è quello che decisamente si può attribuire alla città. Che da quella sera in cui Günter Schabowski, il funzionario del SED che improvvidamente e improvvisamente fece cadere la prima tessera del domino, è tuttora in continua trasformazione. La capitale tedesca è un brulichio di gru, di operai, di linee di metro che si allungano, di palazzi che si rifanno, o da zero o più semplicemente vestendoli con eccellenti graffiti. Lungo le strade e gli ampi viali, le costruzioni alternano, affiancate una all’altra. architetture ottocentesche e design moderni, con un effetto finale che comunque non è affatto disprezzabile.
In sostanza, la voglia di guardare (o guidare) il futuro senza dimenticare il passato.

Il Palazzo del Reichstag

Il concetto lo si ritrova distillato in un edificio assai noto: il Palazzo del Reichstag, odierna sede del Bundestag. Sulla facciata, che rivela l’origine neorinascimentale dell’edificio, appare la scritta Dem Deutschen Volke (“al popolo Tedesco”), fatta aggiungere nel 1916, come sprone per una Grande Guerra che si stava mettendo male per gli Imperi Centrali. Durante il periodo nazista fu naturalmente al centro dell’episodio dell’Incendio del Reichstag (27/02/1933), che essenzialmente oltre a distruggere buona parte dell’edificio, decretò la distruzione della democrazia in Germania. Ulteriori bombe sovietiche nel 1945 lo danneggiarono ulteriormente, ma non al punto di impedirgli di divenire soggetto di una foto simbolo: il soldato russo che issa la bandiera con falce e martello su uno dei torrioni. Dopo la guerra rimase per un pelo nel versante ovest della città, e fu parzialmente ristrutturato, sebbene non avesse più alcuna funzione politica. Questo finché non avvenne la riunificazione della Germania: fu deciso molto velocemente (ma con risicata maggioranza) che la capitale dovesse tornare a Berlino, e fu quindi bandito un concorso per ricostruire l’edificio. Lo vinse Norman Foster, che disegnò la bellissima cupola che sovrasta la moderna aula parlamentare e che permette di essere visitata (o scalata) su prenotazione. Nella sua forma attuale fu inaugurato nell’Aprile del 1999.

Un po’ antico, un po’ moderno: Il Palazzo del Reichstag

Vestigia della Guerra Fredda

Naturalmente Berlino vive anche del turismo legato al suo periodo più critico. Nell’arco di una notte, tra il 12 e 13 Agosto del 1961, una barriera, prima di semplice filo spinato poi via via sempre più impenetrabile, separò i Berlinesi, generando migliaia di storie incentrate su coppie e parenti divisi, su fughe rocambolesche, sulle astuzie del governo della DDR per evitare l’esodo verso Ovest del “Capitale Umano”.
Tutto ciò ovviamente fino a quella sera del 9 Novembre del 1989.
Oggi del Muro rimane un tratto abbastanza lungo denominato East Side Gallery, dove diversi artisti si sono cimentati a descrivere tramite colori quella bramosia da sempre presente (ma molto spesso assente) nell’animo umano: la Pace.

Uno dei graffiti più famosi dell’East Side Gallery

Un’altro frammento più interessante lo si trova dalle parti di Bernauer Strasse: qui i palazzi, in quell’estate del ’61, erano letteralmente a ridosso del confine est-ovest, facendo si che in quei giorni frenetici diverse persone fuggirono a Berlino Ovest semplicemente calandosi (o lanciandosi sui teli dei pompieri occidentali) dalle proprie finestre, prima che queste vennero murate dalle autorità. In zona sono raccontate tantissime di quelle storie, non ultima naturalmente quella di Conrad Schumann, soldato della DDR che è tuttora immortalato in migliaia di memorabilia nel suo plastico gesto di scavalcare il filo spinato appunto nella zona di Bernauer Strasse, confinante con la “porzione francese” di Berlino.
Diversi visitatori di Berlino non mancano di passare anche per il famoso Checkpoint Charlie, uno dei tre varchi ufficiali dove avveniva il transito di diplomatici e stranieri tra le due zone (e unico in città, gli altri erano su tratti autostradali). Qui nell’Ottobre del 1961, poco dopo che il muro fu eretto, si fronteggiarono carri armati russi e americani al culmine di quella che fu definita “Crisi di Berlino del 1961”. Oggi, per cercare di preservare l’atmosfera del tempo, rimane una garitta con tanto di sacchi di sabbia dove pseudosoldati si fanno fotografare assieme ai turisti. L’equivalente teutonico dei centurioni al Colosseo.

Del cartello sulla destra, al Checkpoint Charlie, esiste un merchandising notevole

Nel resto della città il Muro rimane con una traccia in pietra su asfalti e marciapiedi, a perenne memento che ogni divisione artificiale non dura a lungo.

Quel che resta del Muro, qui vicino alla Porta di Brandeburgo

Molti peraltro dimenticano che il muro non separava solo “le due Berlino” ma essenzialmente isolava tutta Berlino Ovest dal resto della Germania Est. Un punto di transito divenuto famoso è quello del “Ponte delle Spie” (Glienicker Brücke) tra Berlino Ovest e Potsdam, in Brandeburgo, utilizzato per lo scambio di prigionieri/spie in più occasioni (la più famosa illustrata nell’omonimo film).

Nessun militare ci aspettava: peccato! 🙂

Le Vite degli Altri

Rubo un il titolo di un altro bellissimo film per commentare come nella DDR lo Stato disponeva della vita dei suoi cittadini per mezzo del suo organo spionistico d’eccellenza: il Ministero della Sicurezza dello Stato meglio noto come Stasi. A Berlino esiste lo Stasimuseum, ricavato nella ex sede del Ministero nel distretto di Lichtenberg. I metodi di spionaggio utilizzati fanno una certa impressione, così come il quartiere stesso, circondato da palazzoni di epoca comunista che aderivano a precisi standard (il più comune è il WBS 70), i cui alloggi erano tutti identici, anche se con metrature diverse a seconda dei nuclei famigliari che dovevano occuparle.

Ridendo e scherzando, gli immobili “comunisti” hanno comunque prezzi notevoli, oggi

La DDR intratteneva con eccitanti notiziari i suoi cittadini, trasmessi dalla Fernsehturm, ovvero la Torre della TV, un landmark impossibile da non notare in quanto è tuttora la costruzione più alta della Germania. Salirvi vi consente di osservare da veramente in alto l’intera città (meglio se c’è bel tempo, cosa che a Natale non pare sia così facile). Peraltro moltissimi tedeschi orientali sintonizzavano antenne e TV sui programmi dell’ovest (tranne a Dresda, che erano isolati in tal senso, poracci).

Vista verso Berlino Ovest: si riconoscono il duomo, i musei e l’Unter Der Linden che porta verso il Tiergarten

La torre della TV sorge di fianco ad Alexanderplatz, un isola pedonale brutta, cementosa, sovietica. E nonostante ciò non certo priva di fascino e senz’altro uno dei luoghi più trafficati della città, specie da chi deve fare gli acquisti natalizi dell’ultimo minuto.

L’Urania Weltzeituhr, uno dei simboli di Alexanderplatz. Alle 3 del pomeriggio.

Più recente è il DDR Museum, in pieno centro, che si fa carico di spiegare come fosse la vita dei cittadini della Germania Est, dalle difficoltose richieste di Trabant alle adunate sportive. Rimane un ricordo vivido la partita di calcio dei mondiali del ’74 dove nei gironi eliminatori la DDR sconfisse i suoi confratelli dell’ovest. Il tutto passando per i cetrioli sottaceto e il caffè di cicoria.

Al DDR Muesum: primizie dei tempi di Erich Honecker

L’altra Berlino: Storia ed Arte

Berlino non è solo Muro ed ex comunismo: vi sono tantissime altre cose che val la pena visitare.
Anzitutto nessuno viene a Berlino senza attraversare la Porta di Brandeburgo (Brandenburger Tor). Fu costruita da Federico II di Prussia, come simbolo di Pace. Non credo che avrebbe immaginato quindi che quasi due secoli dopo ci avrebbero costruito un muro proprio davanti (altro che pace) per poi essere la zona più immortalata dai media durante la caduta del muro stesso (in fin dei conti ebbe ragione, no?).

Curiosità: la quadriga fu bottino di guerra di Napoleone, ma per pochi anni

Poco più a sud della Porta di Brandeburgo vi è un area dove in tempi recenti (2005) è stato edificato il Memoriale per gli ebrei assassinati d’Europa, o Memoriale dell’Olocausto, un parco con 2711 stele di diversa altezza, disposte in un semplice schema rettangolare in cui è possibile addentrarvi e lasciarsi disorientare, raccogliendo i propri pensieri.

Fa un certo effetto perdersi qui dentro

L’impianto museale della città è di prim’ordine. In particolare il Museuminsiel, ovvero una porzione di un’isola nella Sprea in pieno centro, che include diversi musei che coprono diversi secoli di storia ed arte e che rientrano nei patrimoni dell’umanità dell’Unesco. Il più visitato è il Pergamonmuseum, che ospita una ricca collezione di cimeli di epoca greca e romana, di arte islamica e la ricostruzione in scala 1:1 di alcune costruzione, come l’Altare di Pergamo e la Porta del Mercato di Mileto.

La facciata neoclassica dell’Altes Museum, che espone oggettistica antica, specie di epoca greca

Eccellente anche la zona di Potsdamer Platz, che riunisce in pochi metri la Gemäldegalerie (la Pinacoteca), il Kunstgewerbemuseum (museo di arti decorative) e la bellissima struttura moderna della Berliner Philharmonie, una delle sale concerti più prestigiose del mondo (volevo andare allo spettacolo di Natale, ma era già tutto sold out da tempo, ahimè).

Pieter de Hooch, La Madre (1660) – 92 × 100 cm – Gemäldegalerie

Nei pressi della HauptBahnhof (un vero gioiello di Stazione Centrale) c’è un Museo di Arte Moderna (Hamburger Bahnhof, ricavato da una vecchia stazione – proprio come il Musée D’Orsay a Parigi). Struttura bellissima, opere un po’ ‘…troppo moderne per i nostri gusti. Berlino è anche una delle capitale europea dei graffitari (anzi, della Street Art). Oltre alla già citata East Side Gallery, abbiamo visitato un nuovissimo museo gratuito, l’Urban Nation, che include bellissime opere e che fa da promotore ad iniziative pittoriche su vari palazzi in città.

Un bell’esempio di street art visto ad Urban Nation

Anche il Duomo, che sorge anch’esso sull’isola dei musei, ha il suo fascino conferito da uno stile neobarocco che a mio avviso ha comunque una certa austerità, forse perché l’edificio è molto isolato dagli altri. Non so.

Sì, è un Duomo

Il connubio antico-moderno torna ad essere evidente nella Kaiser-Wilhelm-Gedächtniskirche, una chiesa protestante del tardo ‘800, gravemente danneggiata durante i bombardamenti della seconda guerra mondiale. Non fu ricostruita, ma sono state aggiunte due costruzioni molto moderne che amplificano il ricordo degli orrori della guerra.

Chiesa antica, chiesa moderna e mercatini di Natale

A Berlino non può mancare un castello per teste coronate, ed infatti nella parte occidentale sorge il Castello di Charlettenburg, dimora barocca degli Hohenzollern di inizio ‘700. Diversamente dalla chiesa sopra, non è stato sostanzialmente intaccato dai bombardamenti sulla città.

La facciata del Castello di Charlottenburg, con (ma guarda un po’) altri mercatini di Natale

In materia “dimore&castelli” però appena fuori Berlino la visita da fare è ovviamente a Potsdam, che presenta le opulenti residenze dei re Prussiani, incastonate nello splendido Parco di Sanssouci, ma anche diversi altri castelli dei dintorni, tra cui il Cecilienhof, dove si incontrarono Stalin, Truman e Attlee alla fine della seconda guerra mondiale.

Il Palazzo di Sanssouci, visto dalla fontana: d’estate è sicuramente più fiorito!

E per finire, specie se viaggiate con figli, una visita allo Zoo di Berlino è d’obbligo: certo d’inverno non è proprio il massimo, ma vale comunque la pena.

Trasporti e Consumi

Oggi Berlino è una metropoli moderna, con un sistema di trasporti efficiente (fatto di treni urbani, metro, tram, autobus) che è in grado di portarti ovunque. In particolare c’è un servizio di treni che attraversano l’intera città e che nei giorni feriali non ti fa attendere più di due minuti. Ci sono biglietti turistici che permettono di utilizzarli liberamente per un numero definito di giorni, oltre ad offrire sconti per alcune attrazioni. Non esistono tornelli, ma esistono i controlli.

La bellissima stazione centrale: 5 livelli di rotaie, negozi, food

La via principale dello shopping “d’elite” è sicuramente il Kurfürstendamm (o Ku’damm) dove tutti i principali brand del lusso hanno la loro vetrina. Nel periodo natalizio tutti gli alberi del viale (che è bello lungo) hanno luci sugli alberi e decorazioni assortite. Ci sono poi diversi grandi magazzini, il più famoso e grande dei quali è il Kaufhaus des Westens o KaDeWe: più o meno la risposta tedesca ad Harrod’s. Ci siamo entrati e la densità di persone del periodo natalizio ci ha fatto cambiare idea quasi subito.

Qui la lunghezza del Ku’damm non si percepisce, ma anche se erano led, di corrente ne serviva parecchia!

Anche la zona di Potsdamer Platz ha una certa presa commerciale, specie al Sony Center, un grande complesso, coperto e luminoso, sorto in tempi recenti dalla zona a ridosso del Muro, dove convivono negozi, ristoranti e spettacoli.

Suggestiva immagine del Sony Center nei pressi di Potsdamer Platz

Per quanto riguarda il cibo ovviamente si trova di tutto e per tutte le tasche anche se c’è da mettere in conto che le bottigliette d’acqua costano come la birra e che la vigilia di Natale vi conviene prenotare con un certo anticipo perché Berlino è sostanzialmente chiusa tra il 24 pomeriggio e il 25. Sono famosi i Currywurst, ovvero wurstel inzuppati in una salsa rossa al curry.

Insomma Berlino è una capitale coi fiocchi, ricca di storia passata e di storia recente, cosmopolita e in perenne ristrutturazione. Davvero un bel posto per passare qualche giorno.

Nota: tutte le foto sono state scattate da me o dai componenti della mia famiglia. Ovviamente in rete esistono foto molto migliori con gli stessi soggetti, ma alla fine trovo più bello raccontare un viaggio con…materiale proprio.

Con questo articolo proviamo ad inaugurare la categoria “Viaggi”: in genere ognuno c’ha sempre qualcosa da raccontare del Mondo.