Il Sole, Il Tempo, L’Albero ed un Bambino.

” Forse che Gesù potrebbe mai essere il figlio di un albero? forse che Dio è un albero?”

Questa ponderosa domanda la ho trovata per caso in un ameno articolo di commento ad una delle affermazioni di Bergoglio, in occasione dell’allestimento dell’ albero natalizio di San Pietro.

https://cronicasdepapafrancisco.com/2018/12/07/bergoglio-docet-labete-rosso-simboleggia-dio-gesu-e-figlio-del-dio-albero/

Così le elucubrazioni dottrinarie dei puristi della Fede Cattolica, quelli che pensano Papa Francesco come una eretico fraudolentemente posto ai vertici della Chiesa Apostolica Romana, oltre a farci sorridere per un poco, ci serviranno da introduzione alle chiacchiere natalizie di quest’anno.

La pregevole articolessa afferma che l’albero di Natale è una usanza pagana, e che giammai un vero cristiano dovrebbe pensarlo come un Albero della Vita, come il Pontefice Gesuita ha affermato…mentre invece è cosa buona e giusta avere un Presepe, che quello sì è una Vera Tradizione Cristiana e non un pasticcio pagano!

Non sono i primi, né ovviamente gli ultimi saranno, a rilevare polemicamente che una qualche tradizione natalizia sia in realtà “un’altra cosa”; ormai è un rito consolidato quanto la tombola e il taglio del panettone; così atteniamoci al rituale e anche noi mettiamo in fila un poco di tradizioni che sono anche altre cose.

Nelle culture agricole, legate alla ciclicità dei ritmi della natura, solstizi ed equinozi sono da sempre celebrati con rituali e segnati da feste; il più importante di questi appuntamenti è in quasi tutte il Solstizio d Inverno; ovvio quindi che qualsiasi culto si voglia innestare in una civiltà sedentaria agricola debba fare propri questi ritmi e situare le sue celebrazioni in date significative per la sua sensibilità; ecco sostanzialmente perché il Natale cade nei giorni del solstizio.d’inverno.

A stabilirlo furono vescovi e teologi cresciuti nella koiné greco-romana, quindi fu ovvio per loro far riferimento al già esistente; ma cosa era quel già esistente?

Nel Mediterraneo era una messe enorme di culti che prevedevano una divinità solare che ‘rinasceva’ dopo un periodo di oscuramento, ed eventualmente una visita agli Inferi, nel mondo ctonio, nel Buio; generalmente questa divinità vinceva una lotta con una creatura simbolo di questo buio; in ogni articolo postato sui giornali in questi giorni si possono trovare i nomi di queste divinità solari , e vi si può leggere che sono i parenti del Gesù celebrato nel Natale; Tammuz, Adone, Mitra, Osiride, Sol Invictus sono alcuni dei nomi che si rincorrono in questo elenco ormai noto, come noto è che il Gesù cristiano assume il simbolo solare per eccellenza della tradizioni mediorientali, la aureola sulla testa, simboleggiante la corona di raggi dell’ astro.

Quel dio non rappresenta solo il sole nel suo essere padre della vita sulla terra, ma anche rappresenta la vittoria della “Vita Ordinata” , delle Forme in cui la primigenia spinta creatrice indistinta si attua; dunque quando questa figura scompare ciclicamente, insomma muore, quello che prevale temporaneamente è Il Caos; e temporaneamente si mette in stand by ciò che è stato ordinato e scandito dalle potenze divine come necessariamente separato ( la terra dal cielo e dal mondo sotterraneo e sommerso).

Solitamente ci si sofferma di più sul culmine finale del ciclo, cioè la festa della nascita, piuttosto che sulla sua preparazione, ma è invece questa la parte probabilmente più significativa, quella che ci spiega e ci fa capire meglio perché tutte queste feste non sono soltanto utili a dirci che nulla è altro che richiamo e scopiazzatura di qualcosa che ‘c’era anche prima’, ma semmai a riconoscere che c’è invece al fondo un comune sentire profondo degli esseri umani che, pur con molti nomi, la celebrano da sempre.

Ognuna di queste feste prevedeva quello che nel cristianesimo si è poi chiamato ‘Avvento’; ossia un periodo di attesa raccolta, un intervallo di tempo particolarmente significativo in cui tutto è pervaso di una magica attesa che va percorsa con la dovuta sacralità.

Nei paesi di cultura germanica anticamente (ma rimane presente nelle testimonianze storiche fino ad età moderna avanzata, lo ritroviamo spesso nelle dichiarazioni degli accusati nei processi per eresia e stregoneria, come rilevato tra i tanti da Carlo Ginzburg ed Adriano Prosperi, tra gli studiosi italiani che se ne sono occupati) questo periodo autunnale di attesa e di rottura dei confini tra ‘I Mondi’ era definito ‘Il Tempo dei morti che camminano sulla Terra’; un tempo di prodigi nel quale si poteva essere in contatto con tutti quello che normalmente era pericolosamente vietato dalla natura stessa del Mondo Ordinato.

A guidare gli umani in questo potente contatto ( che può portare forza, fortuna e premonizioni e ricchezza dei raccolti, metaforicamente e non) c’è sempre anche una Dea, forse la dea con più nomi che mai sia stata inventata ; nelle culture mediorientali è la madre dei dio solare , oppure la sua sposa ( le cose cambiano nei secoli, da sposa lentamente diventa facilmente la Madre); questa dea si incarica di rappresentare la Natura nella sua potenza ferina e non regolata dalla azione umana , ma che, sotto la guida e la compagnia della sua paredra maschile solare , diventa la Natura Ordinata e Coltivata, quella che sta sotto il dominio dell’uomo, quella che ‘lavora per lui’.

Ritroviamo questa figura femminile, la dispensatrice della forza della Natura, la mediatrice del contatto con la natura selvaggia, la portatrice della ricchezza e la Padrona del Caos, quella che insomma è in grado di dominarlo e regalarlo agli esseri umani in forma di Nuova Vita, in tutte le figure femminili di Madri Divine; è quella che accompagna i mortali nel loro percorso autunnale, e li ritrova in primavera, nel passaggio dalla nascita del sole alla ricrescita della vegetazione ed al periodo della crescita e maturazione della nuova vita, facendolo in forma di Demetra, e che lo fa anche in autunno nella veste di sua figlia Persefone, la Regina dei Morti sposa di Ade, il custode delle potenze ctonie…e lo fa anche come Signora delle Creature Ferine, della natura selvaggia, come Cibele, la dea sul Carro con i leoni.

Anticamente in area padana longobarda si festeggiava Santa Lucia ben piu’ che Babbo Natale ; con il suo asinello sembra creatura piccola e povera, ma quell’asinello è ciò che rimane del ‘Corteo degli Animali Selvaggi’ con in quali la Grande Signora delle Creature si presentava di notte alla porta di casa, portando fortuna se la onoravi e sfortuna se invece non lo facevi; solo se si riconosce il Caos, poi si può salutare l’ Ordine e la Luce che ritornano nel mondo, durante il solstizio.

Questa creatura divina era accompagnata anche dall’ esercito dei morti, riemersi nel periodo ‘sacro’ dalla dimensione in cui stanno, per l’effetto della caduta temporanea del Sole Ordinatore; era sovente chiamata dalla tradizione popolare con nomi come ‘La Bona Signora’ , nel Medioevo…eccoci di nuovo a Persefone.

In questa ottica appare evidente che il periodo dalla celebrazione dei defunti al Natale fa parte da tempi antichissimi di un unico percorso rituale; si celebrano i morti all’inizio di questo periodo di attesa della compiuta ciclica trasformazione e rinascita delle vita sulla terra, nel periodo in cui la Natura dorme e pare inattiva, e lascia spazio a ciò che ‘sotto ad essa’ sempre esiste e la sottende.

Analoghe tradizioni esistevano e tuttora esistono anche in molte altre culture mediorientali, ma se le elenchiamo la facciamo lunga assai, quindi se interesserà ne parleremo un’altra volta, continuiamo quindi a seguire il nostro filo narrativo.

Tra tutte le feste inerenti questo filone, forse quella più interessante , quella che ci spiega meglio cosa stiamo festeggiando, sono i Saturnalia romani.

Come il nome già ci ha detto, al centro di questa celebrazione c’era Saturno, assimilato con il dio Kronos del mondo greco; costui è il dio che rappresenta il Tempo Umano, e dobbiamo ricordarci che in quel mondo cosmologico esiste anche un altro ‘tempo’, quello eterno , una dimensione diversa in cui vive un altro dio che in sé riassume le caratteristiche del ‘Cosmo’ in quanto -diremmo adesso- Tempo + Spazio: Urano, che ne rappresenta anche tutta l’energia primordiale , la fecondità ancora priva di forma ma eternamente creatrice del ‘Tutto’.

La narrazione mitica di Saturno lo vede combattere contro i Titani ( simboli del primigenio Caos della Natura, della sua Potenza che dell’ Uomo se ne frega , che viene prima e ci sarà anche dopo di lui) , e rinchiuderli eternamente sotto le profondità oceaniche ( risbatterli quindi nell’indistinto dominio di Urano) ed istituire quindi ‘L’Era dell’Uomo.

Legata a questo mito c’è l’altra narrazione che lo riguarda; l’esistenza in un tempo antico ed ‘originario’ di una ‘Età di Saturno’, l’ Età dell’Oro, in cui gli uomini potevano vivere in pace , la Natura non andava blandita e temuta di continuo con sacrifici e fatica, e l’ uomo non aveva bisogno di leggi e regole perché già viveva intimamente legato ad esse, senza imposizioni o divieti.

Quel tempo finisce però ( altro capitolo di ‘perché’ che rimandiamo) , e saranno i figli di Kronos a ricreare una seconda Età, a generare un nuovo equilibrio, una era nuova, che necessita della azione legislatrice di Giove e di quella regolatrice di tutto il suo corteo di dei Olimpici, e di quelli ctonii ( i fratelli Poseidone ed Efesto, Nettuno e Vulcano per i latini).

Durante i saturnali si rende omaggio e si evoca quindi Il Tempo dell’Uomo, quello di Saturno, quello regolato dai ritmi agricoli ( è Saturno a regalare l’agricoltura all’Uomo) e dal Iugum della umana legge che sta al fondo della vita socialmente regolata della città ( non più quella ‘barbarica’) ; si termina di chinare rispettosamente il capo alle forze primigenie ( non-agricole, non umane, non imbrigliate in una regola comprensibile a mente umana, non attinenti al mondo dei vivi) , e si saluta il suo ritorno sulla terra.

Durante i saturnalia , che si svolgevano nei giorni del nostro Natale, prima di poter dire che tutto era tornato ‘normale’, cioè regolato da una Norma,  ed il Sole ed il tempo ciclico avevano compiuto il loro corso, si doveva adeguatamente salutare il Caos; ecco perché dunque durante queste feste le classi sociali erano  abolite, gli schiavi non erano tenuti a comportarsi da schiavi, ci si vestiva di abiti informali e senza etichetta sociale, si facevano scherzi socialmente imbarazzanti, si eleggevano finti senatori da sbeffeggiare; il carnevale questo significato ha adesso, ed anche allora lo aveva.

Del rito faceva parte lo scambio di doni, che simboleggiavano sia la prosperità che si augurava, sia la ricostituzione di un ‘patto sociale’ che è necessario alla uscita dal Caos; questi regali si chiamavano Strenne, e si facevano anche ai Lari, cioè  agli Antenati della famiglia, le cui statuine stavano in un apposito altare in un punto importante della casa, e che per l’occasione veniva addobbato ed arricchito di statuette simboliche e rami di piante sempreverdi ( abbiamo scoperto cosa è il Presepe; adesso chi lo va a dire al tipo  là sopra, quello con ‘il Presepe Vera Tradizione Cattolica’ ?).; gli antenati sono in quell’altro Mondo, quello del quale abbiamo avuto modo di parlare prima, e che hanno camminato sulla terra per tutto l’autunno, in assenza del Sole.

La festa dei Saturnalia rendeva rituale giocare ai dadi ( ed ecco la nostra tombola e tutti i giochi da tavolo del natale) , cosa che normalmente era svago colpevole di sfaccendati; ma ricordiamo che anche qui c’è un significato simbolico, e per farlo ci basta di dire che essi rappresentano ‘Il Fato’, l’altro Signore del tempo umano, quello che governa non il tempo ciclico della natura, ma quello degli eventi umani, il tempo storico insomma.

Il dio che insieme a Saturno veniva festeggiato questa dualità rappresentava, ed era Giano; il dio che  presiede ai passaggi, alle trasformazioni, agli inizi delle cose, siano materiali o immateriali; o meglio il dio che governa la fine ed anche l’inizio di un fenomeno umano.

Nel tempo la festa ha assunto significati diversi ed è stata anche oggetto di manipolazione propagandistica, e di adattamenti sincretici; così questo meccanismo simbolico ha ospitato l’idea che Saturno, il Tempo, rinascesse ‘bambino’, probabilmente per influenza delle religioni di area persiana e mesopotamica come quella di Mitra , e il ciclo religioso di Iside ed Osiride, e anche in sostanza tutti quelli che ho accennato sopra e che magari rimandiamo di approfondire, quindi troveremo Esiodo che ci parla di un ‘Dio Bambino’ che riporta sulla terra l’ Età dell’Oro, e soprattutto, proprio all’inizio dell’era cristiana, la propaganda augustea che fa di un  ‘Puer’ , latore di una ‘Renovatio’ , l’immagine mitologica dello stesso Augusto Imperatore.

Nei secoli diventerà il Sol Invictus caro a Giuliano l’Apostata.

 

 

Ce ne parla Virgilio piu’ volte , ad esempio nell’Eneide:

“Questo, questo è l’uomo, che odi presagirti spesso, / Augusto Cesare, stirpe del Divo, che di nuovo / porrà il secolo d’oro, un tempo nei campi del Lazio / regno di Saturno; e oltre Garamanti e Indi l’impero / dilaterà….”.

Nell’ epoca in cui si forma la tradizione cristiana quindi già il periodo era vissuto come una gestazione di un Sacro Bambino che avrebbe rinnovato i tempi, ma non piu’ ciclicamente ( come Mitra, per dirne uno dei tanti) , ogni anno, bensì una volta sola, ed in qualche modo il Dio Uomo venuto sulla terra a riportare Pace Prosperità e Concordia ( questo diceva di sè Augusto nei sui nomi onorifici) , un Rinnovamento di Roma ( dunque del Mondo) ; e quell’arrivo a suo modo messianico era già avvenuto con lui.

 

Ovviamente siccome un imperatore è temporaneo, ogni successivo imperatore romano avrebbe dovuto essere la reincarnazione di quel bambino che rinnova, del ‘Puer’ che riporta l’ Età dell’oro; così infatti procederanno propagandisticamente tutti gli imperatori successivi a lui, in una continua campagna culturale che vede ogni nuovo Princeps rappresentato come un portatore di luce e ‘renovatio’ ed ha spesso il suo principale mezzo popolare nelle figure impresse sulle monete.

Quello che il cristianesimo fa nei secoli della sua ascesa e della sua fondazione come religione è tra le altre cose appropriarsi di questa concezione della festa, e adattarla alla sua idea trascendente della ‘Vita Rinnovata’, della età dell’oro; in un luogo ed un Tempo che non sono più ‘di questo mondo’, ma in un altrove che è la Gerusalemme Celeste; si appropria anche della immagine di un ‘Puer’ che nasce, e lentamente è questa, per effetto della cultura che circonda gli stessi cristiani, ad avere la meglio su quella del ‘Buon Pastore’ ; vedremo quindi la nascita del natale del Sacro Fanciullo che rinnova i tempi rappresentato nelle mille ‘Natività’ che nel tempo si sono succedute.

 

E che fine ha fatto La Dea?

C’è, c’è, ovviamente c”è, ed è la paredra di Kronos, Rea…ma i romani erano poco amanti, in età storica, delle potenti divinità femminili, quindi la troviamo in trasparenza; ma è la solita Signora delle Creature, quella su un carro trascinato dai leoni, che molti secoli dopo le nonne padane chiamavano ”Santa Lucia’, attribuendole soltanto un asinello come scorta .

E ci sara, come abbiamo già visto, in forma di Madre con la Madonna, pur perdendo le caratteristiche di signora delle Creature Ferine, Dea degli animali e dei morti, di coloro che sono di un altro mondo che non fa parte di quello ‘ normato’.

E l’albero?

Per secoli i cristiani cattolici romani hanno diffidato della tradizione dell’abete, attribuendola alternativamente ad usi pagani nordici, o tradizioni eretiche protestanti, come fa l’articolo in apertura di questa digressione; in realtà anche le popolazioni mediterranee usavano adornare con fronde di abete le feste di saturnalia, ed un abete veniva portato in processione.

Possiamo quindi rispondere ai filologi della Vera Fede che si, Bergoglio ha ragione, quell’albero , come sempreverde, è il simbolo del tempo che si rinnova; e se un cristiano crede che si rinnovi attraverso il messaggio di Cristo, l’unica vera differenza tra lui ed un pagano riguardo all’abete è che il cristiano pensa che ‘i tempi’ si siano rinnovati una volta sola e quel ramo simboleggia l’ eternità della vita nell’aldilà che si guadagna seguendo Il Cristo , mentre un ‘pagano’ pensa sia il simbolo della vita che si rinnova ‘qui ed ora’.

 

Differenza da poco o fondamentale? Vedete voi :).

Solo se vi piace l’ argomento dei miti religiosi, di tutto quello di cui non abbiamo parlato ci occuperemo un’altra volta, ma mi piace ricordare che mio nonno ancora credeva che i nati nei dieci giorni successivi al Natale fossero predestinati ad avere un dono da guaritore o da veggente; convinzione che si ritrova in molte culture popolari del mediterraneo, e che investe di qualche poere coloro che nascono insieme al Sole Rinato.

Se vi interessa approfondire quello che ho solo accennato sui saturnali, ecco un paio di link:

https://www.lintellettualedissidente.it/storia/io-saturnalia-le-feste-solstiziali-della-traditio/

https://www.romanoimpero.com/2017/12/1723-dicembre-saturnalia.html