La storia di Genji, il principe splendente

[In copertina, un emakimono che illustra il capitolo 39 del Genji Monogatari, Yūgiri, conservato al Gotoh Museum di Tokyo nella collezione “The Tale of Genji”, secolo XII]

 

Opera imprescindibile del corso di Letteratura Giapponese I è il Genji Monogatari (源氏物語), traducibile con “La storia di Genji” o “Il racconto di Genji”. Si tratta di un romanzo redatto nell’XI secolo ad opera di Murasaki Shikibu, all’epoca Dama di Corte dell’Imperatrice Shōshi. Dai critici è definito il primo romanzo moderno e il primo romanzo psicologico.

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Murasaki shikibu mentre scrive di Kikuchi Yōsai, tardo secolo XVII

Dama Murasaki VS Sei Shōnagon

Murasaki Shikibu è vissuta all’incirca tra il 973 e il 1025 e ha composto il suo capolavoro, il Genji Monogatari, tra il 1000 e il 1012, mentre era dama di corte dell’Imperatrice. Non siamo a conoscenza del suo vero nome: Murasaki è un soprannome derivato da uno dei personaggi del Genji, mentre il cognome-pseudonimo Shikibu nasce dalla carica governativa del padre, uno shikibu-shō (Maestro Cerimoniere).

Le sono stati attribuiti anche il Murasaki Shikibu Nikki (Diario di Murasaki Shikibu) e una collezione di poesie.

L’Imperatrice Shōshi invitò Murasaki a corte per costituire un salotto di donne di talento che potesse rivaleggiare con quello di Teishi, sua Imperatrice concorrente. Al seguito di Teishi vi era la scrittrice Sei Shōnagon, celebre per il suo Makura no Sōshi (Le note del guanciale), scritto appositamente per celebrare la corte della propria mecenate. Nel Nikki di Murasaki viene citata più volte la rivale Sei, dipinta come presuntuosa e poco abile nella scrittura. Insomma, Sei e Murasaki non si piacevano per nulla: appartenevano a corti di Imperatrici ‘nemiche’ e rivaleggiavano anche nel talento letterario.

Murasaki ebbe anche l’importante ruolo di insegnare la letteratura cinese a Shōshi: si trattava di conoscenze normalmente non acquisibili dalle donne e che Murasaki aveva conseguito per volere del padre, grande erudito ed estimatore della cultura cinese.

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Murasaki Shikibu rappresentata da Tosa Mitsuoki nel XVII secolo

L’Onnade e le opere del periodo Heian

Murasaki è vissuta durante il periodo Heian (794-1185), un’era di splendida fioritura culturale e letteraria. Accanto alle opere redatte in cinese (kanbun 漢文), cominciò a svilupparsi il wabun (和文, testo in giapponese) grazie alle dame di corte che si dedicavano alla scrittura.

Proprio in tale periodo è nato l’hiragana, la forma di scrittura alfabetica abbinata ai kanji, creato dalla stilizzazione e semplificazione dei caratteri. L’hiragana era usato prettamente dalle donne, le quali non potevano normalmente accostarsi allo studio del cinese classico. Per questo motivo, tale scrittura era definita onnade, mano di donna (女手). Nel giapponese moderno, invece, l’hiragana viene utilizzato per declinare i verbi o per indicare le particelle, ed è utilizzato accanto agli ideogrammi.

Tra le opere di periodo Heian possiamo enumerare un buon numero di diari (nikki, 日記) di corte, come il Tosa Nikki di Ki no Tsurayuki, il Sarashina Nikki della dama di Sarashina, l’Izumi Shikibu Nikki di Izumi Shikibu, e il Nikki di Murasaki già citato in precedenza. Non vennero composti solo diari, ma anche racconti come l’Ise Monogatari, il Taketori Monogatari (tra i racconti più celebri – in esso si narra la Storia del Tagliabambù, che potete trovare trasposta nel film animato La Storia della Principessa Splendente di Isao Takahata, Studio Ghibli – ma non solo, le trasposizioni sono innumerevoli!), e soprattutto il Genji Monogatari.

Le dame di corte aiutarono dunque la fioritura di una letteratura autoctona, distaccata dall’obbligo della scrittura in cinese (che per secoli fu imposta per redigere i documenti ufficiali), così come la nascita della scrittura alfabetica tutt’oggi utilizzata (con le dovute evoluzioni) nella lingua giapponese. Senza l’onnade, il giapponese moderno sarebbe presumibilmente molto diverso (e, probabilmente, anche più complicato).

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Frammento di un emakimono (rotolo che unisce testo e illustrazioni) dal XII secolo, ad opera di Fujiwara Takashino o Fujiwara Takayoshi, attualmente conservato al Gotoh Museum di Tokyo.

Le donne e Hikaru Genji

Il principe Genji è il secondogenito dell’Imperatore. Tuttavia, essendo nato dal legame con una moglie secondaria, concubina di basso rango, non appartiene al ramo principale della famiglia ed è costretto ad una carriera politica di funzionario di corte, senza possibilità di entrare in linea di successione. Il romanzo ruota intorno alla sua vita amorosa, alla costante ricerca di una figura materna persa quando era molto piccolo e alla sua costante tensione verso la ‘donna ideale’.

Sono numerosissimi i personaggi femminili del Genji Monogatari, ognuno di essi indimenticabile e unico, sia per il lettore, sia per lo stesso Hikaru Genji. Il Principe Splendente, infatti, pur ispirandosi alla figura del libertino, nutre una fortissima lealtà nei confronti di tutte le donne amate nella sua vita e non ne abbandonerà mai nessuna. Una volta elevato ad alto rango, infatti, costruirà il proprio palazzo con numerosissimi padiglioni in grado di ospitare tutti i suoi amori. Nel periodo in cui è ambientato il romanzo, infatti, la perdita del protettore significava per le dame di corte la perdita di rango e un destino di solitudine, stenti e abbandono.

Il primo amore di Genji è Dama Fujitsubo, che gli ricorda molto la madre. La donna è però a lui proibita in quanto concubina del padre: nonostante Fujitsubo ricambi i sentimenti, cercherà di evitare il giovane in ogni modo possibile. Genji, nel frattempo, si sposa con la Principessa Aoi, sorella di un caro amico – cosa che non gli impedisce di lanciarsi in numerose avventure per tutto il Paese. In visita a Kitayama viene incuriosito da una bambina, Murasaki, nipote di Fujitsubo: la prenderà con sé per crescerla e farne la dama ideale.

Tra gli amori di Genji vi sono Utsusemi, una dama sposata e una delle poche a resistere alle sue attenzioni; Yūgao, amante anche dell’amico di Genji, morta a causa di una possessione spiritica; Dama Rokujō della quale parlerò più approfonditamente in un paragrafo a lei dedicato; la Principessa Hitachi, la quale non mostra mai in pubblico il volto a causa di un grande naso; Dama Akashi, dalla quale Genji avrà una figlia destinata a diventare Imperatrice; Tamakazura, figlia di Yūgao che diventerà in seguito concubina di Genji; Onna San No Miya, la più giovane delle mogli di Genji.

L’amore di Genji per Fujitsubo non riesce a placarsi in nessun modo: i due alla fine avranno un figlio, il quale sarà però riconosciuto dall’Imperatore come proprio e diventerà Principe Ereditario. Al contempo, Genji ha un figlio anche con la moglie Aoi, la quale morirà dopo il parto a causa dello spirito di Dama Rokujō, e lo stesso spirito provocherà anche la morte di un’altra delle amanti di Genji, Yūgao.

Il personaggio di Rokujō è profondamente interessante. Donna di alto rango, più grande di Genji di sette anni, è la vedova di un Principe Ereditario e sarebbe diventata Imperatrice se questi non fosse venuto a mancare. Divenuta amante di Genji, viene spesso umiliata dal Principe Splendente che non si comporta in modo adeguato al rango della dama (emblematico è l’episodio delle carrozze, quando durante una sfilata si fronteggiano quella di Aoi e quella di Rokujō, costretta a cedere il passo), ed è inoltre oltraggiata e ferita dalle sue numerosissime avventure, profondamente gelosa e arsa dall’amore per il protagonista. Diventa in questo modo un ikiryō (生霊, fantasma vivente): la forza della sua gelosia e della sua sofferenza la rendono capace di possedere in vita le sue rivali in amore, provocandone la morte. Pare però che ne sia ignara e, una volta venuta a conoscenza delle dicerie sulla morte di Aoi, convinta di essere la colpevole, si ritira prima a Ise e poi, affidata la propria figlia a Genji, muore. In seguito, il suo spirito continuerà a tormentare le donne del protagonista, inclusa Murasaki.

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Opera del tardo XVII secolo o primo XVIII di Kano Ryusetsu Hidenobu, ritrae una scena dal capitolo 34 del romanzo in cui uomini giocano a palla mentre una dama spia da dietro i paraventi

La malinconica fine di Genji

Raggiunti i quarant’anni, la vita di Genji è in stallo: a corte la sua posizione è consolidata anche grazie al fratellastro ora Imperatore, tuttavia il protagonista continua a sentirsi insoddisfatto e in difficoltà nella vita privata. Si ritrova costretto a sposare una nobile che lo tradirà e costringerà a riconoscere Kaoru come proprio figlio nonostante non lo sia: Genji legge in questo avvenimento una punizione divina per i suoi peccati.

Alla morte di Dama Murasaki, ormai vero e profondo amore del Principe Splendente, Genji entra in uno stato di depressione e malinconia, che lo portano a riflettere sul mono no aware, il senso di caducità della vita, di bellezza fugace di tutte le cose che irrimediabilmente poco durano e poi muoiono. Il concetto di mono no aware è profondamente radicato nella cultura giapponese ed è traducibile in italiano come ‘sensibilità delle cose’. Un esempio di tale accezione filosofica è quello del bellissimo fiore di ciliegio che è destinato ad appassire e cadere molto presto, ma ve ne sono numerosissimi.

Il romanzo si chiude infine con i Capitoli di Uji, con protagonisti Kaoru e l’amico Niou (nipote di Genji in quanto figlio della bambina che ebbe con Akashi), rivali nel tentativo di sedurre le figlie di un Principe Imperiale. La storia però si chiude improvvisamente con Kaoru, definito primo antieroe della letteratura giapponese, che si chiede se la sua amata sia con Niou.

Il fantasma di Rokujo dal manga di Katsushika Hokusai (datato tra il 1775 e il 1824)

La poesia

Grazie alle descrizioni e agli elementi contenuti nel Genji Monogatari, osserviamo uno spaccato del contesto culturale di corte del periodo Heian. La poesia rappresentava un aspetto fondamentale della vita quotidiana ed erano non poche le gare di versi e l’uso di linguaggio poetico anche nel parlato quotidiano e nelle lettere per comunicare per immagini ed allusioni. Genji stesso scambia numerosi waka (poesie di 31 sillabe in 5 versi da 5-7-5-7-7 sillabe) con le sue amate o con gli amici. In molti casi le poesie non vengono riportate dall’autrice per intero, in quanto celebri per i lettori dell’epoca.

Fonti e riferimenti

  • La narrativa giapponese classica di Luisa Bienati e Adriana Boscaro, Marsilio (2010)
  • Letteratura giapponese, I. Dalle origini alle soglie dell’età moderna di Adriana Boscaro, Einaudi (2005)
  • La storia di Genji, traduzione di e cura di Maria Teresa Orsi, Einaudi (2012) – consigliata rispetto alla vecchia edizione in quanto più fedele e completa
  • Pagina wiki del Genji Monogatari
  • Pagina wiki di Murasaki Shikibu (che ho contribuito a scrivere, ampliare e migliorare nell’ambito di un progetto universitario)

Pubblicato da Kitsune

七転び八起き。