L’inafferrabile minestra dei segreti: la perbureira di Rocca Grimalda

Ogni anno a fine agosto c’è un paesello, piccino picciò, nel basso monferrato che per la durata di un fine settimana diviene meta di pellegrinaggio degli amanti di una particolare e segreta minestra, con l’intento non solo di gustarla ma anche di capire, una buona volta, il suo segreto.
Smuovere tanti buongustai per un “povero” minestrone ( un paesello di 1500 anime che arriva a vedere in tre giorni anche 5000-6000 ospiti!), per giunta in un periodo ancora caldo, in cui di tutto hai voglia tranne che di una minestra bollente, non è cosa da poco. Il che vi dà un’idea di quanto sia particolare questa minestra…
Il paese si chiama Rocca Grimalda, si trova vicino a Ovada, tra Alessandria e Genova, e come dice il nome è un bell’insediamento arroccato su un costone, stretto stretto attorno al proprio castello, come tanti borghi del Monferrato, meno conosciuti di quanto meriterebbero. Terra di vino buono, di un castello o una cantina, o tutte e due, per ogni cucuzzolo, e cucina semplice, robusta, saporita.
Ma l’orgoglio vero di questo paesello non è tanto il suo castello, che pur merita, quanto appunto la sua minestra tradizionale, una ruspante minestrona di fagioli borlotti e lasagne, resa particolare da aglio in larga quantità, trattato secondo un procedimento “segreto” e pare, si dice, chissà se è vero o una “fake cooking news”, un ingrediente nascosto.
Il risultato non è una banale pasta e fagioli, ma una zuppa dallo spiccato gusto d’aglio che però non brucia, non prevarica, e tutto sommato, incredibilmente, risulta caratterizzante il piatto senza essere invasivo, motivo per cui se ne mangerebbe a sazietà.
La ricetta è localissima, nel senso che solo in quel paesello si fa quella minestra. Anche solo se scendete a Ovada, che sta adagiata sotto a una manciata di km, nessuno sa dirvi con esattezza e per intero come si fa.
Chi è del paese la fa in famiglia e non ne parla, mai, a nessuno. Al più la prepara e la fa assaggiare, ma non si fa scappare una parola. Non so quante volte negli anni, e parecchi, in cui bazzico quelle zone, parlando in zona della perbureira mi sono sentita dire “conosco un tizio/ ho un collega/ cognato di Rocca ma non riesco a farmi dire che ci mettono.” Sono semplicemente incorruttibili, tanto che il segreto regge da decenni ad ogni tentativo di scoprirlo e di replica.

Concedono la loro prelibatezza ai comuni mortali durante la sagra, in cui per quattro giorni il paese si ferma, e decine di volontari lavorano, cucinano, servono e gestiscono con efficienza un vero e proprio assalto di avventori, molti dei quali vanno a mangiarla più sere se non tutte le sere. Durante il servizio i tentativi di spiare in cucina, o di corrompere i camerieri e cucinieri si sprecano. A tavola volano teorie, cospirative e non, con espressione seria sul segreto della pietanza, mentre chi serve e sa sorride sornione. Niente. Nulla sfugge, neanche fosse la pozione di Obelix.

In rete gira una possibile ricetta da cui iniziare la ricerca della formula perfetta, e la riporto a grandi linee (ognuno infatti può mettervi le lasagne o pasta che vuole), tratta da un sito dedicato ad Alessandria e Provincia, eccola qui!

Ingredienti per 6/8 persone

Per il minestrone: 400 gr. di fagioli borlotti,  2 carote, alcune coste di sedano,  un porro o una cipolla, un mazzetto legato con rosmarino e salvia, 100 gr. di lardo o buon olio di oliva.

450 gr. di lasagne fatte in casa, o comunque fresche.

 Per la finitura: 4 o 5 spicchi d’aglio, un bicchiere d’olio d’oliva extravergine o 100 gr. di lardo rosato   pepe  parmigiano a piacere.

   Preparazione: Mettete a bagno i fagioli la sera precedente, lavate e tritate le verdure con il grasso che avrete scelto e soffriggete per 15 minuti a fuoco dolce con aggiunta del mazzetto legato di aromi, aggiungete i fagioli, fate insaporire, salate moderatamente e portate ad ebollizione con l’aggiunta di 5 litri di acqua sino a cottura completa (occorreranno almeno un paio d’ore).  Aggiungete la pasta al minestrone di fagioli maltagliata a strisce o pezzi e portate a cottura, otterrete una minestra densa, regolate eventualmente la densità passando una piccola parte dei fagioli, controllate che non attacchi sul fondo. A parte preparate il soffritto con l’aglio e l’olio e quant’altro sopraindicato, a fuoco lentissimo, insieme alle erbe. I commensali completeranno con altro olio aromatico, una generosa torchiata di pepe nero e lamelle di parmigiano a piacere. Accompagnate con un robusto Dolcetto di Ovada.

Quest’anno sono nuovamente andata alla sagra, e nuovamente dopo due giorni ho tentato, fresca di assaggio, di rifarla a casa, per tentare di cogliere il segreto, che in parte credo stia nella preparazione dell’aglio, che ho lavorato nell’olio come un oleolito a caldo. Mi è venuta buona ma… non lei. Allora ho aggiunto persino olio quasi a crudo alla fine… E niente ancora.

Le ipotesi si sprecano. Che ci sia l’acciughina, come nella bagnacauda? Che l’aglio lo aggiungano prima passato nel latte ma in quantità elefantiache (c’è chi ipotizza una testa d’aglio a persona!)? E forse qualche spezietta? Mi sembra improbabile. Una mia amica ha tentato con curcuma, cumino ma… niente. E poi non farebbero parte della tradizione locale.

Insomma, il mistero continua.

Provate anche voi, perchè anche solo fatta da ricetta, con ancora due spicchietti tritatissimi aggiunti a 3 minuti dalla cottura ancora meglio, la rendono una pietanza ottima, ideale per le calde sere d’inverno, un piatto completo e sano. Non vi servirà nient’altro.

Poi però, se vorrete sapere se avete indovinato… vi toccherà venire anche voi alla sagra, ad assaggiare l’originale! :)!

Buona ricerca e buon appetito!

Note: Ricetta liberamente tratta da: http://alessandrialisondria.altervista.org/perbureira/

Pubblicato da CaveDasy

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