Lo Special Operations Executive, al servizio di Sua Maestà – Parte 1

Il 16 Luglio 1940, nell’”ora più buia” della Gran Bretagna, lasciata sola a combattere l’Asse in Europa e nel mondo, Winston Churchill, fresco di nomina a Primo Ministro, incontrò il neo ministro dell’Economic Warfare, Hugh Dalton. Durante quell’incontro Churchill incaricò Dalton di “set Europe ablaze”, dar fuoco all’Europa. Con questa colorita e fortunata espressione, Churchill intendeva la riformulazione dello sforzo bellico britannico contro la l’Asse. Dopo la caduta della Francia, preso atto del fatto che la Gran Bretagna da sola non aveva le capacità, per uomini e risorse, di vincere in uno scontro aperto, l’idea era di tornare alla tattica già felicemente impiegata durante i secoli precedenti: ritirarsi nella difesa della propria isola, facendo uso della potente flotta per logorare gli sforzi nemici. Contemporaneamente, usare l’aviazione per colpire l’Asse sul continente, fiaccarne il morale e distruggerne le capacità economiche. Accanto a questo piano potremmo dire ‘classico’ Churchill aveva intenzione anche di lanciare una vasta campagna di sovversione e propaganda contro i tedeschi, fomentando le popolazioni sconfitte alla rivolta, scatenando innumerevoli atti di sabotaggio, assassinio e guerriglia per sfiancare le truppe nemiche. Quando l’ora dello sbarco in Europa sarebbe giunta, si pensava, sarebbe bastata una piccola spedizione militare britannica per dare il colpo di grazia all’Asse, già sconfitto dai poderosi ‘eserciti segreti’ operanti sul continente.

Hugh Dalton, sulla sinistra, iniseme a Colin Gubbins (direttore del SOE), in visita alle truppe ceche vicino a Birmingham, 1943. (Imperial War Museum)

Proprio per questo motivo Dalton era stato convocato nell’ufficio di Churchill a Whitehall. Il suo compito era quello di dirigere un nuovo organo dell’intelligence britannica incaricato di scatenare questa campagna senza tregua contro l’Asse: lo Specia Operations Executive (SOE). Il SOE sarebbe diventato “the fourth arm”, la quarta armata, insieme a marina, esercito e aviazione, della macchina bellica inglese. Lo stesso Dalton lo definì come “the Ministry of ungentlmenly warfare”, il ministero della guerra poco cavalleresca. Dai suoi primi passi, dopo la fondazione ufficiale il 22 luglio 1940, il SOE arriverà a contare più di diecimila impiegati nel 1945, annoverando tra le sue fila un numero sproporzionato di donne per le organizzazioni dell’epoca, impegate non solo in mansioni potremmo dire ‘classiche’, come quella della radiotelegrafista, ma anche come veri e propri agenti sul campo, paracadutate dietro le linee nemiche. Quanto a Dalton, questi era un personaggio particolare: labourista, di classe sociale elevata, educato ad Eton e poi Cambridge, ma in rotta da una vita con la società inglese a cui apparteneva, considerato un traditore del suo ceto, tanto che proprio a Eton cominciò a farsi un nome come “il compagno Hugh”, più tardi come “Dr Dynamo”. Ambizioso, intendeva scatenare in Europa una “rivoluzione permanente”, ispirandosi, tra l’altro, all’esempio dei combattenti irlandesi dell’IRA. Ricevette da Churchill mano libera nell’organizzare il SOE. Mano libera sì, ma non per questo la nascita del servizio fu facile. Fin da subito il SOE dimostrò uno dei difetti che ne avrebbe piagato l’attività per tutta la sua esistenza: la mania della segretezza. Comprensibile, visto che si tratta di servizi segreti, tuttavia nel caso del SOE questa fu portata a livelli decisamente eccessivi, spesso sconfinando nella pura paranoia. Ed attirando sul SOE le antipatie di molti altri uffici governativi e militari britannici. Il SOE, infatti, riceveva lauti finanziamenti e si arrogava funzioni di controllo in vari settori, tra cui quello chiave della propaganda nell’Europa occupata, senza che nessuno sapesse che accidenti di ruolo ricoprisse per ricevere questi privilegi.

La targa che oggi commemora il quartier generale del SOE a Londra. Inizialmente locato solo al numero 64 di Baker Street il SOE si espanse presto a tal punto da inglobare praticamente tutti gli edifici della strada. Tanto che “andare a Baker Street” diventò presto sinonimo con il recarsi negli uffici del Servizio.

E anche quando il segreto sulla funzione del SOE fu divulgato a pochi nelle alte sfere britanniche questo fece poco per placare l’animosità verso di esso. Il precedente servizio segreto britannico, il SIS, si sentì usurpato e iniziò una vera e propria guerra al SOE che si protrasse fino allo scioglimento di quest’ultimo a guerra finita. Il Foreign Office guidato da Anthony Eden non perse mai occasione epr attaccare il SOE, accusandolo di mettere a rischio la supremazia e gli interessi britannici nell’Europa del dopoguerra, che già si immaginava, almeno nell’area mediterranea, parte della sfera d’infulenza del Regno Unito. Lo stesso War Office e i comandi militari lo guardavano con un misto di sospetto e sufficienza, poiché era opinione comune che guerriglia e sabotaggio fossero attività marginali e che, effettivamente, il SOE fosse uno spreco di risorse. La RAF in particolare, si risentiva di dover destinare i propri aerei per rifornire formazioni di guerriglieri nell’Europa occupata, paracadutare agenti o sganciare volantini di propaganda. Operazioni pericolose, visto che si doveva volare molto basso su aree spesso impervie, e per di più, di notte. Anche se, proprio per questi motivi, vi fu un impulso a perfezionare alcune tecnologie, come quelle del radar a corto raggio (sistema Rebeca/Eureka) e del telefono senza fili (S-Phone). Infine, anche la BBC ci mise del suo per complicare la vita agli agenti del SOE. La BBC fu, per tutta la durata della guerra, forse l’organo di propaganda più efficace del Regno Unito (la fortuna dei suoi programmi radiofonici, come fu Qui Radio Londra per l’Italia, lo testimoniano ampiamente) e tuttavia agì sempre come un ‘cane sciolto’ all’interno della macchina bellica Britannica. Spesso e volentieri fece promesse mirabolanti alle popolazioni occupate per innalzarne il morale e la volontà di insurrezione, cosa che contribuì al suo successo, ma rese la vita impossibile a chi, come il SOE, doveva tradurre quelle risorse in realtà, spesso generando quindi scorno verso gli incolpevoli agenti paracadutati dietro le linee nemiche per organizzare guerriglia e sabotaggi.

Di riflesso, quindi, Il SOE rimase negletto nella storiografia del dopoguerra. Nelle produzioni ‘ufficiali’ non se ne fa quasi menzione, a riflesso della scarsa considerazione che il SOE ispirava nei comandi militari. Lo stesso Churchill preferisce glissare sulla sua attività quasi interamente. Dove ha potuto fiorire è stato nella produzione memorialistica dei singoli agenti, come può essere quella di William Stanley Moss, agente del SOE incaricato della cattura del generale tedesco Heinrich Kriepe sull’isola di Creta, con l’aiuto dei partigiani greci. Il libro, edito in italiano con il titolo Brutti incontri al chiaro di Luna, vanta anche una trasposizione cinematografica (Colpo di mano a Creta). Tuttavia, queste produzioni sono generalmente venate da un’aria da romanzo di cappa e spada, intessute di manierismi che richiamano le gesta di Lawrence d’Arabia (e, in alcuni casi, quelle del barone di Munchhausen). Lo stesso racconto che fa Moss delle sue gesta, ad esempio, ha questo sapore di romanzo d’avventura e contiene numerose descrizioni della popolazione greca che non sarebbero fuori luogo in un libro di Kipling sulla jungla indiana. E, nella memoria delle popolazioni occupate, gli agenti di collegamento del SOE sono spesso caduti nell’oblio. Ogni movimento resistenziale europeo ha costruito la sua identità, infatti, sulla sua componente nazionale, autoctona e spontanea. In questo racconto, ovviamente, non c’era posto per un manipolo di britannici letteralmente discesi dal cielo.

William Stanley Moss (sinistra), insieme a Patrick Leigh Fermor, posano a Creta.

Il SOE quindi ebbe un’infanzia difficile. Vero, aveva come protettore nientedimeno che Winston Churchill, il quale nutriva una vera e propria passione, quasi una forma di romanticismo, per l’idea della guerriglia e delle operazioni sotto copertura. Tuttavia le risorse della Gran Bretagna erano scarse e destinarne altre ad un non meglio precisato servizio fu praticamente impossibile. I primi piani per organizzare vasti eserciti segreti di guerriglieri, simili a quelli spagnoli che avevano accompagnato la campagna di Lord Wellington contro Napoleone ai primi dell’800, naufragarno ben presto data la scarsità degli aerei disponibili, quasi tutti impiegati nella difesa dei cieli contro la Lutwaffe e la scalcagnata aviazione italiana. Quando finalmente, nella primavera del 1942, queste risorse si resero disponibili, la situazione era mutata radicalmente; tanto da rendere la creazione di questi eserciti clandestini del tutto irrilevante. L’Unione Sovietica era stata infatti trascinata nel conflitto dall’attacco tedesco (Operazione Barbarossa) e gli Stati Uniti anche, a causa dell’attacco giapponese contro la base di Pearl Harbour. Ora la Gran Bretanga non era più sola a fronteggiare l’Asse e, nonostante le spettacolari vittorie tedesche e giapponesi nella prima fase delle ostilità, si era riacceso l’ottimismo tra i comandi militari britannici, che aveva, di riflesso, aumentato ancora di più lo scetticismo verso l’uso della guerriglia come una vera risorsa per vincere la guerra. Il SOE, insomma, vide drasticamente ridimensionata la sua funzione. Da ‘piromane’ d’Europa a ‘fiammiferaio’, incaricato di accendere qualche falò qua e là, in supplemento alle operazioni delle armate regolari. E tuttavia le operazioni furono condotte con rinnovato vigore e, grazie alle risorse finalmente disponibili, il SOE poté dimostrare le sue capacità, ripagando lautamente l’investimento fatto.

Ma cosa faceva esattamente un agente del SOE? E, soprattutto, come lo si diventava?

La risposta a queste domande sarà il filo conduttore di questa serie di articoli, per addentrarci nella storia di quello che fu uno dei servizi segreti più efficaci d’Europa (se non per i metodi, spesso decisamente amatoriali e imprecisi, sicuramente per i risultati).

Pubblicato da Alocin30590

Collezionista di aneddoti, attualmente soldato di ventura in terra scozzese.