Massimiliano e Carlotta – 4/6

 

L’avvio dell’impero

Nonostante la guerra, in un anno i francesi avevano portato notevoli opere di ammodernamento: una tratta ferroviaria lungo la costa, il servizio postale, linee telegrafiche. Anche i nemici ne furono ammirati e soprattutto riconoscevano il valore militare e l’efficenza dei francesi, tanto che ogni giorno c’erano defezioni per la causa imperiale. Ma Benito Juàrez, molto lontano al nord, attendeva pazientemente l’evolversi degli eventi. Aspettava con stoicismo che oltreconfine gli ultimi colpi di cannone cessassero, puntando sull’aiuto di Washington. Nel momento in cui i Confederati sarebbero stati sconfitti, un enorme numero di armi avrebbe attraversato il Rio Grande.

 

L’efficienza francese fu opera del maresciallo Achille Bazaine, sostituito al generale Forey come comandante in capo. Parlava un ottimo spagnolo, dalla personalità gioviale e simpatica aveva rapporti amichevoli con i messicani. Ma con l’arrivo di Massimiliano l’amministrazione civile passò nelle mani dell’imperatore mentre, pur restando sempre Bazaine al comando dei francesi, la Convenzione di Miramare non aveva stabilito chi avrebbe dovuto essere il capo delle forze armate messicane, che oltre ai francesi comprendevano truppe locali, volontari austriaci e belgi, da qui le frizioni che si protrassero per sempre, alimentate dall’antipatia reciproca.

 

Bazaine si trovò nel ruolo di consigliere di un principe d’Absburgo messo al trono da Napoleone III, evidentemente tenuto a fare gli interessi della Francia, ma il giovane imperatore aveva un’idea donchisciottesca di liberalismo che lo induceva a regnare con clemenza, mentre il Messico poteva essere governato solo con la forza.

 

E i sostenitori di Massimiliano furono scelti fra le classi più abbienti: grandi proprietari terrieri e possessori di miniere. Tutta gente per la quale l’ultima cosa auspicabile era un imperatore liberale, che viaggiava in abiti borghesi, trattava gli indios come suoi pari, parlava di monarchia costituzionale e diritti dell’uomo.

 

 

Messico
Mappa degli Stati Uniti Messicani

 

 

Imperatori del Messico

In quel primo anno Massimiliano lavorò molto per il Paese, nonostante non si fosse allontanato dalle idee preconcette, raffigurandosi un Messico sul modello dell’Austria, il Paese burocraticamente più efficiente d’Europa. I suoi decreti furono “ottimi” ma diventavano carta straccia nelle mani dei prefetti che li interpretavano in funzione del loro guadagno. La truffa a tutti i livelli permeava su ogni strato della burocrazia e i politici pensavano esclusivamente ai propri tornaconti. Carlotta scriveva:” Non vediamo nulla in questo Paese che si possa rispettare e dovremo agire in modo da cambiare ogni cosa.

 

Massimiliano intraprese un viaggio fra gli Stati principali, lasciando la reggenza a Carlotta. La sua fiducia non fu mal riposta, dopo che i politici messicani si abituarono all’idea che una donna europea di 24 anni era in grado di presiedere le assemblee esprimendo opinioni chiare sui vari argomenti, mentre i francesi amavano trattare con l’imperatrice, intelligente e dotata di senso pratico con una mente agile, piuttosto che con il marito, incurabile sognatore, indeciso e influenzabile. Carlotta fu all’origine di gran parte delle decisioni del marito, delle quali alcune sciagurate.

 

Dalle loro lettere appare che nel primo periodo furono, se non innamorati, molto vicini. Lo stesso dalle missive durante il viaggio di Massimiliano, che si prorogò per due mesi a causa di una grave bronchite e continuando il viaggio, si aggravò al punto che non si riprese mai del tutto. Esplorò il nord e il nordovest, trovando segni di accoglienza ovunque, non immaginando fosse frutto dell’organizzazione francese che manteneva il controllo tramite la legge marziale. Giudicando sempre secondo gli standard europei dava il benvenuto ai più recalcitranti repubblicani, quando per la maggior parte si trattava dell’uso messicano di mettersi dalla parte del vincitore. Esprimeva le proprie idee liberali, offendendo i leali conservatori che offrivano appoggio all’impero.

 

Chihuahuan Desert
Chihuahuan Desert

 

Durante il viaggio visitò l’antica città di Querétaro dove c’era una chiesa in ogni strada e quando Massimiliano chiese del vescovo, scoprì che da mesi si godeva la vita brillante nella capitale, perché la sua casa era inagibile. Pochi chilometri distante c’era un villaggio indio dove nessun prete era mai stato. Se da un lato il clero trascurava la sua funzione, in troppe occasioni era molto occupato a difendere i propri interessi. Ma non solo i preti estorcevano denaro al popolo, un gran numero di esattori tratteneva per sé gran parte delle imposte. I fondi pubblici erano oggetto di truffe continue mentre ospizi e ospedali cadevano in rovina. E la giustizia era in gran parte corrotta. Massimiliano fu così indignato da purgare una gran quantità di funzionari governativi, ma dato che la maggior parte di loro erano conservatori e votati alla causa imperiale, la mossa non migliorò la sua posizione.

 

Ciò nonostante, dalle lettere di Massimiliano alla moglie e al fratello minore, è difficile confutare le accuse di frivolezza che i critici gli hanno rivolto. Era un uomo sensibile che apprezzava ogni forma di bellezza, dai paesaggi alla natura e le forme architettoniche e non si era reso conto dell’enormità dell’impresa, né dei problemi che doveva affrontare. Al contrario Carlotta, che proprio durante la sua assenza aveva cercato di mettere ordine nel caos, si era persuasa delle difficoltà e tanto più le capiva, tanto si sentiva depressa. Al posto dell’ottimismo giovanile, era subentrata una cupa determinazione di riuscire a ogni costo, al punto di affermare: “I messicani dovranno essere aiutati anche se non lo vogliono.

 

Nel frattempo i francesi avevano coronato diversi successi conquistando vaste aree a nord, costringendo Juàrez a rifugiarsi nei deserti di Chihuahua, e a sud, mentre Napoleone III, senza consultare Massimiliano, fece rimpatriare una parte dell’esercito insistendo presso Bazaine che “voleva sistemato l’affare messicano nel modo più rapido”, inviando nel frattempo un funzionario per studiare la situazione economica, al fine di rientrare con il credito.

 

Carlotta imperatrice del Messico

 

Rottura con il clero

A fine 1864 arrivarono in Messico i primi diplomatici accreditati dalle corti europee, fra i quali il nunzio con una lettera del papa. Pio IX chiedeva l’annullamento di tutte le leggi di riforma, il reinsediamento dei vescovi nelle precedenti sedi a pari privilegi, il diritto a esercitare il controllo sull’istruzione pubblica e privata e il riconoscimento della Chiesa Cattolica sopra ogni altro credo. Massimiliano aveva già preparato (assieme ai ministri e a Carlotta) una proposta di concordato su una base cattolica, ma concettualmente liberale, che presentò al nunzio. Giorni dopo, in assenza di riscontri, gli inviò un messaggero, il quale tornò con la risposta: “che confermava le sue richieste e poiché le richieste non erano state accolte, non aveva altro da dire”.

 

Massimiliano si infuriò al punto che prese una decisione drastica e precipitosa dove annunciò nel consiglio dei ministri che al rifiuto di un concordato da parte di Roma, avrebbe ratificato le precedenti leggi di riforma.

 

Per Massimiliano sarebbe stato più saggio allontanare Carlotta da questa diatriba, impulsiva e irritata di fronte a un prelato romano durissimo e gelido, ma l’imperatrice si offrì di andare dal nunzio a presentare l’ultimatum. Il colloquio durò due ore e dagli scritti di Carlotta fu simile all’inferno, mentre il nunzio si infuriò protestando contro “chi voleva ridurre i ministri di Dio a schiavi di un potere temporale”.

 

Papa Pio IX
Papa Pio IX

 

La frattura era completa. Il 7 gennaio 1865 l’imperatore non solo ratificò la nazionalizzazione delle proprietà della Chiesa, ma emise un ulteriore decreto nel quale nessuna lettera o bolla papale poteva avere effetto senza l’approvazione imperiale.

 

Fu l’inizio della guerra di nervi, di diffamazioni e di propaganda da parte della Chiesa Cattolica. Tempo dopo venne arrestato un abate per aver fatto circolare fogli sediziosi e fra le sue carte fu trovato un dossier sulla vita privata di Massimiliano, nel quale si asseriva che Carlotta era nevrotica perché non poteva avere un figlio, che l’imperatore accettava le sue interferenze perché conscio di non poterla soddisfare a causa di una malattia giovanile presa da una prostituta. Fu la prima di una serie di calunnie nel corso di una lunga campagna infamante istigata dalla Chiesa e appoggiata dai juaristi.

 

Le più grossolane maldicenze per contrastare ogni iniziativa dell’imperatore portarono i due giovani sovrani a un’esasperazione tale e in una situazione così disperata, che in quel 1865 presero in seria considerazione l’idea di mollare tutto. Scrisse Carlotta: “Abbiamo dei vescovi che abbandonerebbero la croce, ma non le loro rendite”: E dietro il nunzio vedeva la mano di Labastida “di cui conosco il cattivo italiano da riconoscerlo in ogni riga delle lettere del nunzio”.

 

Rottura con il passato

Durante il viaggio in Messico a bordo del Novara, Massimiliano e Carlotta, l’uno sentendosi umiliato, l’altra irritata contro Francesco Giuseppe, redassero e firmarono un documento in cui sconfessavano il “Patto di Famiglia”, nel quale Massimiliano dichiarava di averlo firmato sotto coercizione. Scritto e ispirato da Carlotta, giuravano entrambi di “non aver mai udito o letto il testo dell’atto di rinuncia fino all’ultimo istante”, quando l’arciduca era stato costretto a firmare sotto gravissime pressioni morali. Oltre a non corrispondere alla verità, l’atto equivaleva a un vero e proprio tradimento. Avrebbe potuto essere accettato fosse stato sigillato e rinchiuso in qualche archivio in caso di crisi dinastica, purtroppo fu controfirmato da due testimoni, di cui uno scaltro e disonesto, nonché pericoloso consigliere.

 

E fu proprio durante le tensioni con il nunzio che Massimiliano andò su tutte le furie leggendo su un giornale francese che l’imperatore Francesco Giuseppe aveva informato il Reichsrat austriaco delle condizioni in base alle quali era stato firmato il Patto di Famiglia. La sua reazione immediata fu sciocca e sconsiderata: venne inviato presso le corti europee e contemporaneamente pubblicato su un quotidiano messicano di lingua francese, un atto di accusa dove i coniugi dichiaravano il “Patto” illegale e privo di validità e che fu l’imperatore d’Austria a costringere il fratello, dopo avergli offerto il trono del Messico, a defraudarlo della propria eredità. Un messaggio dettato dalla vanità e dall’orgoglio ricevuto con imbarazzo dalle corti europee.

 

Non passò molto tempo durante il quale Massimiliano si rese conto del grave errore fatto nel rendere pubbliche le sue rimostranze, scoprendo che Francesco Giuseppe era stato costretto a informare il Reichsrat in seguito al fatto che la stampa internazionale aveva pubblicato il documento redatto e firmato precedentemente da entrambi sul Novara. Una fuga di notizie che dimostrava la presenza di una spia nel suo entourage. La cacciata del traditore fu minima di fronte alle conseguenze: il legame fra i due fratelli si ruppe, compreso ogni suo rapporto con l’Austria e il suo rimpatrio sarebbe potuto avvenire solo come esiliato.

 

Fu grazie a re Leopoldo I che la faccenda non degenerò, ma ormai Massimiliano aveva bruciato le navi del ritorno, dovette accettare che gli era precluso ogni avvenire in Europa, dovendosi adattare a una vita nel Nuovo Mondo.