Massimiliano e Carlotta – 5/6

 

Il ménage imperiale

Carlotta assunse ancora la reggenza alla partenza di Massimiliano verso gli Stati dell’est nell’aprile 1865 e dalle sue lettere si legge un’anormale sicurezza quasi megalomaniaca. Affermava come Napoleone I che “la parola impossibile non esiste nella lingua francese”, tranquillizzò il marito: “se necessario prenderò energiche misure” e in una lettera in Belgio scrisse: “fosse necessario sarei in grado di comandare l’esercito”. Era irritata dalla burocrazia che Massimiliano voleva introdurre in Messico e presiedendo i consigli dei ministri esponeva il suo parere chiedendone conto, ma alla fine decideva sempre lei. Quella reggenza fu difficile perché la maggioranza era diventata ostile o apatica, mentre altrove le posizioni delle truppe venivano passate al nemico e i segreti di Stato pubblicati sui giornali.

 

La vittoria degli Unionisti negli USA li raggiunse entrambi senza che si rendessero conto della gravità, quanto poco dopo, l’assassinio di Lincoln, l’unico che avrebbe trattato in termini moderati. E conclusa la pace, un gran flusso di armi attraversò il Rio Grande.

 

Le continue preoccupazioni, le delusioni e le lamentele avevano intaccato ancor più la precaria salute e il carattere di Massimiliano, rendendolo intollerante, mentre Carlotta a 25 anni pareva già una donna matura e delusa. Ma una botta mortale la colpì come donna e come moglie il 16 settembre 1865, quando Massimiliano, senza consultarla, annunciò che Agustìn, nipote di due anni dell’imperatore Itùrbide, avrebbe ricevuto il titolo di principe posto sotto la sua tutela e della zia nubile, che nominata principessa avrebbe abitato a palazzo, con l’intenzione di farne il proprio erede ufficiale. Affermando con ciò che sua moglie non avrebbe potuto dargli un figlio. Carlotta si rinchiuse in un muto silenzio, abbandonò l’attività politica e non presenziò più ai consigli dei ministri.

 

Nel frattempo entrò nell’entourage di Massimiliano padre Augustin Fisher, uomo intelligente, privo di scrupoli, gesuita con un passato equivoco da avventuriero, che convinse l’imperatore, con le pressioni di Bazaine, a varare il terribile “decreto d’ottobre” nel quale si stabiliva la pena di morte per il possesso di armi o appartenenza ai guerriglieri, senza alcun appello e con esecuzione immediata. Tale decreto incoraggiò le vendette personali, costò la vita a molti onesti repubblicani e causò la futura sentenza di morte per Massimiliano stesso.

 

Le antiche rovine di Uxmal
Le antiche rovine di Uxmal

 

A causa dell’ennesima crisi, Massimiliano dovette rinunciare al viaggio nello Yucatan ed essendo stato organizzato da tempo, nel novembre 1865 ci mandò Carlotta. Il tragitto fu contraddistinto da crescente impopolarità e fredda accoglienza fra le città attraversate e solo nella repubblicana Veracruz, che sotto l’impero aveva triplicato i traffici commerciali, fu accolta con entusiasmo. Qui si imbarcò per la scintillante Mérida, città dei Maya, dove le parve arrivare in un altro mondo (ancor oggi Merida è considerata una delle città più pulite delle Americhe) a pochi chilometri dalle antiche rovine di Uxmal che Carlotta probabilmente fu una delle prime europee a visitare. Ma nella foresta dello Yucatan, terra isolata piuttosto sinistra, si sentì stanca, sola e depressa e per la prima volta, dalle sue lettere, nonostante il successo della missione, si ha l’impressione che avesse paura. Al ritorno a Città del Messico le venne comunicata la morte del padre che la rese ancor più afflitta.

 

Politicamente l’ascesa al trono di Leopoldo II, uomo cinico e intelligente, ebbe l’effetto di arrestare il reclutamento di volontari, assumendo verso il Messico un atteggiamento formale pari agli altri Stati e mantenendo un tono distaccato nei confronti della sorella. Ciò ebbe la conseguenza di allontanare Carlotta dalla sua famiglia aggravando il suo umore e rendendola ancor più chiusa e tormentata.

 

Durante l’assenza di Carlotta, Massimiliano si sentì triste, inquieto e demoralizzato. Gli vennero proibite diverse escursioni a causa della pericolosità, ma in una di queste scoprì Cuernavaca, che rimase sempre legata al suo ricordo. Era il luogo in cui Hernando Cortés aveva il suo palazzo d’estate, nel quale trovò una casa deserta circondata da uno splendido giardino con statue e fontane cadute in rovina, affascinandolo talmente che fece arrivare giardinieri e architetti facendolo diventare nell’inverno 1865/66 il suo ritiro prediletto e dove successivamente ebbe una liaison con una giovane india, causando ulteriore sconforto a Carlotta, quando lo venne a sapere.

 

All’interno del governo i dissensi aumentarono a dismisura e la sua incapacità di giudizio lo espose a diversi errori di valutazione. Il disaccordo con il comandante francese arrivò al culmine mentre la situazione stava degenerando. Ma il romanticismo di Massimiliano rimaneva sempre convinto in un accordo con Juàrez “per il bene del Paese”, non capendo che Juàrez aveva tutta l’opinione pubblica USA dalla sua parte e che Washington non avrebbe mai accettato una monarchia oltre i suoi confini.

 

Cuernavaca
Cuernavaca

 

Il declino

Nel frattempo l’Austria era alla vigilia della guerra contro la Prussia, il Veneto in fermento (III guerra d’indipendenza italiana) e in Ungheria veniva contestato il “Patto di Famiglia”, mentre Massimiliano acquistava tanta popolarità presso il popolo, quanta antipatia e sfiducia nell’entourage di Francesco Giuseppe che ridusse l’arruolamento di soldati diretti in Messico. A questo si aggiunse una lettera di Napoleone III (ormai pressato da tutti a corte, compresa l’opinione pubblica, contraria alla spedizione messicana, e non da meno dagli USA) che giunse come un fulmine a ciel sereno: [..] “Non è senza dolore che ci vediamo costretti a mettere termine all’occupazione francese” [..] [..] “l’evacuazione avverrà per gradi” [..]. Massimiliano inviò a Parigi un rappresentante fidato che trovò solo freddezza sia da Napoleone che negli altri incontri politici.

 

Bazaine iniziò l’evacuazione negli Stati del nord e la situazione si deteriorò immediatamente: vennero persi i porti, le merci inviate venivano saccheggiate, ma il colpo più duro arrivò quando l’Austria, su pressione degli Stati Uniti, sospese definitivamente il reclutamento dei volontari. Dei quattromila previsti nel 1866, duemila erano già a Trieste pronti all’imbarco quando ricevettero l’ordine di rientrare. Francesco Giuseppe non poteva correre il rischio di un conflitto con l’America alla vigilia di una guerra europea. E la diserzione dell’Austria frantumò le ultime speranze di Massimiliano. Abbandonato da tutti e tradito da falsi consiglieri, la sua salute già precaria si aggravò ulteriormente e cominciò a dare ascolto ai pochi amici fidati che lo consigliavano di mollare tutto.

 

La reazione di Carlotta alla lettera di Napoleone fu molto più violenta del marito perché, a differenza di lui, era conscia che l’impero non poteva sopravvivere senza le truppe francesi. Ma si illudeva ancora che Napoleone non potesse permettersi di lasciar cadere la spedizione messicana, al punto da inviare a Parigi una richiesta assurda: il mantenimento delle truppe francesi a tempo indeterminato e la flotta a disposizione per proteggere le coste. A Parigi la missiva fu letta fra stupore, rabbia e ilarità.

 

Fotografia di Massimiliano I
Fotografia di Massimiliano I

 

Imputando a Massimiliano tutti gli errori commessi, fu risposto che la Francia avrebbe accettato una nuova convenzione solo con garanzie, ovvero il totale controllo delle dogane e la metà dei proventi. In caso contrario la Francia si sarebbe considerata libera da ogni obbligo e tutte le truppe sarebbero state imbarcate. Una condizione durissima che avrebbe privato l’impero di tre quarti dei suoi introiti, dato che il 24% delle entrate doganali erano già stanziate per pagare il debito inglese.

 

Finalmente Massimiliano si rese conto che a Napoleone non interessava né lui, né il Messico, ma solo recuperare più denaro possibile prima di andarsene. E nella totale delusione, l’abdicazione cominciava a porsi come unica soluzione. Ma non aveva fatto i conti con Carlotta.

 

L’ultimatum di Napoleone arrivò nel maggio 1886 trovando l’imperatore già in uno stato di estrema desolazione, ma al solo sussurrarsi della parola “abdicazione”, Carlotta, che aveva trascorso mesi in completa solitudine in preda a un’ennesima crisi nervosa dovuta alla morte della nonna, la regina Maria Amelia, si risvegliò dall’apatia e intervenne. Uscì dal suo grave stato depressivo per compiere uno sforzo sovrumano che fu destinato a costarle definitivamente la salute mentale. Decise che sarebbe andata a Parigi per affrontare Napoleone, poi a Roma gettandosi ai piedi del papa. Voleva aprire gli occhi agli statisti europei sulla minaccia degli Stati Uniti.

 

E mentre Massimiliano lottava fra il buon senso e l’orgoglio, temendo il ridicolo del fallimento, Carlotta, per convincerlo, ricorse alla parola scritta nella quale, in un lungo memorandum, fra sconclusionate citazioni, frasi vuote e richiami storici, con la sua strana logica alla fine sostenne: “fintanto che vi è un imperatore, continua a esserci un impero, perché l’impero non è nulla senza l’imperatore”. E inconsapevolmente scriveva il vero perché l’impero del Messico esisteva solo in quanto esisteva Massimiliano, creato dalle sue illusioni e ambizioni. Lo convinse facendogli sentire che il ridicolo era peggiore del pericolo: [..] “cosa potrebbe essere più ridicolo che dichiararsi apostolo per salvare un Paese e ritornare in Europa con la scusa che non c’è nulla da salvare?” [..] Dopo queste parole, pur con cuor greve, Massimiliano diede disposizioni, attingendo alle ultime riserve finanziarie, di preparare il viaggio della moglie in Europa.

 

Veracruz - 1867
Veracruz
Antigua calle de la Playa al fondo se ve la aduana (1867)
Paul Emile Miot – Getty Museum

 

Partirono varie lettere da entrambi, dettate dall’orgoglio del dovere di sovrani e fu difficile a Massimiliano scrivere alla madre che Carlotta non sarebbe andata a Vienna a causa del comportamento dell’Austria, quanto a Carlotta rinunciare alla visita sulla tomba del padre per l’atteggiamento del governo belga. E per facilitare la missione Massimiliano accettò le condizioni capestro dell’ultimatum francese. Poco prima della partenza di Carlotta arrivò notizia che l’Austria era entrata in guerra contro la Prussia con la successiva disfatta di Sadowa.

 

“Sarò di ritorno fra tre mesi” disse Carlotta alle sue dame quel 9 luglio 1866, ignorando che non sarebbe mai più tornata in Messico. Durante il viaggio cominciarono a dimostrarsi i primi crolli nervosi dell’imperatrice. A Cordoba, in seguito alla rottura di una ruota, dovette alloggiare in una locanda. Durante la notte udì canti canzonatori contro l’impero che le spezzarono i nervi e improvvisamente ebbe l’impressione di essere circondata da nemici, che era tutto un complotto e la ruota era stata spezzata appositamente. Rifiutò di aspettare un’altra carrozza e facendosi sellare un cavallo, cavalcò tutta la notte fino alla ferrovia per Veracruz. Qui stavolta l’accoglienza fu fredda, salì a bordo della nave, si rinchiuse in cabina e ci rimase per la maggior parte del viaggio, soffrendo di nausee ed emicranie, che successivamente vennero interpretate come fosse stata incinta, creando vasta letteratura a proposito.