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Referendum per l’uscita dalla UE: il Messico dice “si”

Città del Messico, 23 Luglio 2069 – Alla fine, per uno stretto margine, il Messico ha deciso di uscire dall’Unione Europea: la consultazione popolare ha visto i “si” prevalere con il 51,3% dei voti. Immensa delusione tra gli avversi alla Mexalida che sono stati costretti ad arrotolare le proprie bandiere blu con stelle dorate, mentre altri gruppi bardati di tricolore con l’aquila sono scesi a festeggiare nelle strade. Il Messico dunque decide di fare un passo indietro dopo che nel 2042, primo tra le nazioni extraeuropee, decise di entrare nella UE a seguito delle ingerenze degli USA nell’economia messicana e della costruzione del muro elettrificato che ha causato una serie di vittime al confine.

La bandiera messicana sarà presto ammainata davanti alla sede del Parlamento Europeo?

Secondo molti i si hanno vinto perché l’Euro ha divaricato il tenore di vita tra le persone abbienti e gli indigenti, ma anche grazie ad una campagna basata sulla paura degli immigrati guatemaltechi e salvadoregni, che hanno fatto pressione ai confini meridionali della nazione e contro le ONG delle ricche Isole Vergini, responsabili, secondo i promotori dell’uscita dalla UE, di favorire l’immigrazione clandestina cubana portando i migranti nel primo porto sicuro, ovvero Cancun.
Il governo messicano, presieduto dal premier Gilberto Morales e favorevole al “si” all’uscita come da campagna nei mesi precedenti, ha già fatto sapere che intende invocare l’articolo 50 entro la fine dell’anno. Inoltre il Messico si preparerà ad abbandonare la valuta europea per il ritorno al peso, nonostante i rischi di svalutazione immediata. L’opposizione, guidata dal socialdemocratico Geremia Araujo, ha espresso la necessità di rispettare il voto del popolo messicano e di cominciare fin da subito a negoziare con la UE i termini dell’uscita, consapevole che lasciare la UE “sin acuerdo” avrà gravi conseguenze economiche per il paese.

Il Presidente Morales mentre arringa la folla dei sostenitori in tenuta tradizionale

Profondo rincrescimento è stato espresso dal presidente della Commissione Europea, lo sloveno Bojan Sépatic, che, benché rispettoso del voto, ha esortato i messicani a “ripensarci”, mentre le fazioni sovraniste in seno alla UE hanno espresso “grande soddisfazione per la vittoria delle nazioni”. In Italia, il presidente del consiglio e segretario della Lega Europea ha commentato la propria delusione per il voto, tuttavia gli avversari politici hanno innescato una campagna social per ricordare come lo slogan “prima gli Europei”, espresso di frequente dai falchi del partito, abbia contribuito alla dipartita dello stato centroamericano. Nessun commento ancora da parte del Presidente degli Stati Uniti, probabilmente ancora alle prese con i postumi della festa per i 100 anni dallo sbarco sulla Luna.
Intanto dalla settimana prossima ripartiranno, dopo l’ultimo rinvio di due anni, i negoziati con il Regno Unito per portare a termine l’uscita dall’Unione, decretata 62 anni fa da un analogo referendum e mai portata a termine. Intervistata, la Regina Elisabetta II, forte della sua esperienza di centoquarantatreenne, ha detto “sarà la volta buona”, mentre il leader dei liberal-laburisti afferma che la strada è ancora in salita.