Qualche divagazione sulla Pasqua 1 ; Rinnovamento, Passione e Sacrificio

E’ piuttosto difficile parlare della Pasqua, o meglio dei riti che nel mondo intorno al Mediterraneo ( ed in Europa) sono associati alla primavera -da prima che fossero connessi con il messaggio cristiano insomma- perché questa celebrazioni sono le più dense, misteriose e ricche di sfumature che l’immaginario di queste aree annoveri.

A pensarci su un momento, è intuitivo che la primavera -la rinascita annuale della natura- sia, in ogni cultura storicamente basata sulla agricoltura, la circostanza più ricca di significati, quella più evidente, maggiormente colma di aspettative e dunque anche di paure; dovunque c’è una speranza ci sono paure…quindi la gioiosa festa della dolce primavera è quella associata con il massimo della azione magica e anche della violenza rituale ( e anche non),  perché ogni volta che gli umani desiderano qualcosa, sembra credano atavicamente che, senza un ‘sacrificio’, non possano ottenerla.

Anche la rinascita della vegetazione non sfugge a questa bizzarra convinzione.

Per tenere dunque un filo conduttore di questa chiacchierata pasquale scegliamo qualche parola chiave, ed andiamo a vedere dove e come abbia preso significato nella abitudini rituali, nelle convinzioni, nell’agire cultuale che ha plasmato le nostre abitudini festive in questa occasione; ma prima ricordiamo che la Pasqua cristiana è una festa stabilita ‘a tavolino’ durante il Concilio di Nicea, quindi con la augusta supervisione dell’Imperatore Costantino, e fu sistemata strategicamente alla prima domenica dopo il primo plenilunio successivo all’equinozio di primavera.

Non fu una scelta solamente determinata dalla adesione alla tradizione ebraica del ‘Pesach’ ( che guidava la scelta celebrativa dei cristiani ‘ante-Costantino’) ma fu invece una scelta politica perfettamente aderente allo spirito dell’Editto di Milano, cioè una scelta universalistica e sincretica, perché situava quella celebrazione al centro -dal punto di vista del calendario- di tutte le feste della primavera che nell’impero venivano celebrate sotto l’egida di altre divinità…e, non dimentichiamolo, i stretta prossimità con una grande festa ‘civile’, i Natali di Roma, che si celebrano il 21 aprile.

A Roma questa festa non era ovviamente la sola che si celebrava ( i romani non si facevano mancare le feste, anzi il loro calendario era parco semmai di giorni non festivi 🙂 ), ma i Natali di Roma erano importanti anche per la Nuova Roma, quella che Costantino stava fondando alla porta orientale, e che nasceva ( anche con i suoi auspici, benché pare cristiano non fosse almeno sino alla fine della sua vita) come simbolo in terra della Gerusalemme dei Cieli; tale la fece diventare Teodosio più di un secolo dopo.

C’è quindi una operazione di propaganda e di sincretismo culturale, dietro questa nostra pasqua mediterranea.

A Roma, o meglio nel suo vasto impero -ed anche fuori dai suoi confini, nelle zone limitrofe- il mondo pullulava di feste legate a dèi primaverili; le tradizioni ed i riti ad essi connessi confluirono tutti, davvero tutti, nella pasqua cristiana, e portarono con sé i significati simbolici e le emozioni che le popolazioni che li celebravano sentivano come importanti; accade quindi che, ancora adesso, la festa abbia connotati e simboli disparatissimi e svolgimenti diversi a seconda delle aree, ben di più della sua maggiormente omologata ‘parente’ natalizia.

Per districarci isoliamo , come dicevo, alcuni aspetti.

Passione

Quasi tulle le divinità connesse con la primavera sono dei che compiono ‘passaggi’, cioè muoiono e rinascono ciclicamente esattamente come la natura sembra fare durante l’anno, e sono generalmente i figli, i compagni o in qualche caso le figlie, di una divinità che possiamo definire una ‘Grande Madre’ e che personifica la Terra , mentre la sua paredra che muore e rinasce personifica la vegetazione, e la vita che germoglia.

Semplificando molto, possiamo dire che la divinità che ‘morendo dona la Vita/ vince la Morte’  il mondo mediterraneo già la conosceva, anzi ne conosceva diverse; Osiride, Tammuz, Dioniso-Bacco, Adone per citarne solo alcuni ( hanno tutti dei loro derivati e delle evoluzioni nei secoli, e tutti sono imparentati tra loro nel tempo, subendo sovrapposizioni di miti e di culti…se li elenchiamo tutti con la loro mitologia, io l’articolo lo termino a Pasqua del 2020).

In questo senso potremmo quindi vedere con occhi differenti tutta la diatriba sulle nature del Cristo, ed in specifico se fosse ‘Dio, Uomo o Uomo-Dio’, che ha attraversato molti secoli del cristianesimo antico; a seconda della tradizione culturale di provenienza, un abitante delle terre che la nuova religione avvicinava era maggiormente propenso a vedervi una figura divina con aspetto umano e disposto a pensare che potesse morire e rinascere, oppure trovava questa evenienza non possibile o non interessante e maggiormente significativo il fatto che un dio facesse rinascere dai morti un suo inviato umano -per testimoniare un dono di vita eterna che darà tramite un nuovo ‘patto’- o infine invece un dio eterno, immateriale ed inattingibile, senza alcuna ‘forma umana’,  che ‘faceva finta di morire’, mettendo una sua semplice ‘imago’ sulla terra ed anche sulla croce, per trasmettere il suo messaggio da un mondo ‘vero ed originario’ di cui questo è soltanto l’ombra degenerata.

Tutte queste figure divine passano attraverso una ‘passione’, cioè vengono uccise, sventrate, sbranate o variamente massacrate, e spesso i loro resti sono accolti ‘dalla Terra’, su di essa cosparsi  o in essa sotterrati ( o nascosti in una caverna) , e sono queste spoglie a dar luogo alla rinascita della vegetazione ed alla fertilità delle messi e degli animali , uomo compreso.

Venivano celebrati e messi in scena, nel mondo mediterraneo, processioni in cui i fedeli, al seguito delle immagini del dio e dei personaggi che appaiono nella narrazione dell’evento, recitavano questa ‘passio’ ( così si chiamava) , ne ‘pativano’ il dolore e ne mettevano successivamente in scena sia la morte, che il compianto per la morte, che la successiva rinascita .

Ecco come poi queste processioni, spesso ricche di pathos e di drammaticità ( ed a volte atti di flagellazione, pianto e grida, prima del momento della gioia della rinascita) sono poi state immaginate dal mondo intellettuale di molti secoli dopo 🙂

 

Era l’occasione nella quale i famosi sacerdoti della Grande Madre Cibele ( quella che gira su un carro di leoni e rappresenta la Natura Selvaggia ed il suo Potere) si eviravano ritualmente offrendo una parte di sé, insieme al corpo simbolicamente morto e rinato della paredra maschile ‘vegetazione’, il figlio-amante Attis.

 

Il culto era fiorente in molte zone dell’impero romano, specie quella anatoliche, ma era anche presente a Roma, da sempre mal visto dai sacerdoti della ‘religio’ romana ( non piaceva affatto l’evirazione spettacolare, al ‘virile’ mondo romano) ; ma anche senza andare a cercare nel ‘misterioso oriente’ e le sue tradizioni, i romani avevano la loro ‘passio’; quella del dio parte della triade divina maschile Giove Marte e Quirino , che George Dumezil considerava originaria, simbolo della tripartizione indoeuropea delle funzioni ( ove rappresentava quella ‘produttiva’)  ”; Quirino era probabilmente un dio della vegetazione della famiglia di quelli che muoiono e rinascono, ed un’altra faccia del leggendario Romolo.

Ecco la ricostruzione del suo tempio a Roma:

 

Un altro diffusissimo rito della passione era quello legato al culto di Demetra e Kore, Cerere e Proserpina per i romani; veniva messo in scena il dolore di Demetra per il rapimento della figlia, la sua simbolica ‘morta al mondo dei vivi’ per entrare in quello dell’Ade, e la sua rinascita alla luce; il culto aveva una porzione esoterica ( per pochi iniziati) in autunno, ma la sua parte pubblica e ‘scenica’ avveniva in primavera, periodo in cui la figlia-vita-vegetazione tornava a dar forza alla madre terra-messi-ricchezza-abbondanza.

Anche il culto diffusissimo di Dioniso aveva una passione, una messa in scena della morte-compianto-lutto-rinascita del dio; le sacerdotesse compivano processioni pubbliche e recite che avevano questo plot, ed erano seguite dai fedeli cui era concesso piangere e giubilare in sequenza con il rito.

 

Beh, adesso credo sia chiaro come mai in tutto il mondo della  ex Magna Grecia ancora adesso i Venerdì Santi siano così sentiti, le processioni così seguite, e i rituali ad esse connessi così partecipati e vissuti come abituali e fondanti per il sentire comune; sapete anche perché spesso siano  donne ad orchestrare i canti e sapete da dove sia uscita tutta la tradizione popolare delle lamentazioni, dei ‘Pianti di Maria’.

Dove i culti del dio che abbiamo descritto finora erano meno diffusi non troviamo una adesione così collettiva al rituale della ‘passio’, ed invece abbiamo una maggiore attenzione all’aspetto gioioso della celebrazione, al suo coté ‘vita nuova che si genera’ , anche se non vuol dire affatto che la circostanza sia meno carica, almeno in antichità, di un aspetto cruento.

Vale ad esempio per le abitudini rituali legate a Ostara ( dal cui nome deriva Easter) del mondo anglosassone e celta, i cui riti si svolgevano a cavallo dell’equinozio primaverile, e che ci ha lasciato in eredità alcuni dei simboli che accompagnano la pasqua, in specie il coniglio e l’uovo.

Ma per complicarci la vita, l’uovo è ovunque, presente anche nei riti della Grandi Madri di tutta l’area del Mediterraneo, Anatolia, Balcani ( ecco qui da che humus saranno nutrite le uova Fabergé, ed ecco che la famiglia imperiale ne coltiva la passione, anche quanto ‘genitori’ della Russia, incaricati dalla Grande Madre Russia, insomma).

Generalmente al simbolo dell’uovo si associa quello del serpente, in questi culti; ne nascerà successivamente una serie di simbolismo alchemici…ma questa è un’altra storia.

L’uovo -va da sé- rappresenta perfettamente il ‘Cosmo’ ( quello messo in ordine generalmente da un dio solare, nel solstizio), ma lo rappresenta nel suo essere ‘vitale’, e nel suo essere sempre in trasformazione, embrione che cresce, germoglio che sboccia, vita potenziale che diventa vita in atto; ovvio che sia quasi sempre legato a divinità femminili ( o evocante un simbolismo femminile di generazione, nei miti prettamente maschili ma figli ed eredi di quello stesso immaginario, come quello di Mitra) anche da prima che si conoscesse la ovulazione della donna, ed ovvio anche che rappresenti il momento in cui un principio maschile di ‘fecondazione’ si unisce al femminile ‘generatore’ producendo la Vita.

Ovvio quindi infine che l’ erede di tutte queste creature divine femmine in età cristiana, che è la Madonna, non potesse farsi mancare le uova.

 

Un lato meno conosciuto di questa tradizione delle uova in ambito cristiano la troviamo nei vangeli apocrifi e nelle leggende connesse alla vita dei personaggi del vangelo; vi troviamo una Maria Maddalena ( potremmo definirla ‘l’altra faccia della Madonna’) che si presenta ad un personaggio simbolo del potere -sono diversi a seconda della tradizione, spesso è ‘Traiano’, e questo personaggio le dice che le crederà unicamente se ‘questo uovo può diventare rosso’ ; inutile dire che magicamente l’uovo Maria Maddalena lo tinge di rosso per miracolo…e sarà intuitivo immaginare che il rosso è il colore delle uova tinte -nella tradizione balcanica- in onore della Grande Madre, come è inutile dire che il rosso è ‘la porpora del potere’, quindi nella leggenda una rivendicazione del potere del dio cristiano a fronte di quello costituito ‘romano, terreno’, mentre nella tradizione non cristiana, il rosso è il potere generativo del sangue ( quello mestruale), ed anche quello del sacrificio che è necessario per ottenere la Nuova Vita.

Il coniglio invece è simbolo della fertilità tout court, e nella leggenda legata ad Ostara anche la sua paredra-amante ( tanto per cambiare).

Il Sacrificio

Abbiamo già visto che della gioiosa occasione della festa di primavera fa parte fortemente l’idea che un qualcosa debba morire per agevolare un rinnovamento, e che questo non sia un concetto solo cristiano ma invece opinione comune, sentire condiviso di tutte le popolazioni la cui vita, storia e cultura si è evoluta intorno al mare Mediterraneo ed in genere alle propaggini occidentali del vasto continente che si chiama Eurasia.

Ovunque si uccidevano animali quando era importante saldare un legame con una divinità in occasione di un ‘passaggio’ importante, sia spaziale – esempio una casa o una porta cittadina- ( ma nei secoli non sono stati soltanto animali, e non erano solo animali anche in epoca già ampiamente storica), che temporale ( un periodo, una nascita, un matrimonio, un patto tra nazioni, eccetera),  e non lo si faceva soltanto in primavera; ma gli animali sacrificati in primavera erano le ‘primizie’, i ‘primogeniti’ della nuova vita che doveva crescere rigogliosa…erano quindi sacrifici più densi di significato magico degli altri.

Cosa differenzia il mondo cristiano quindi, da quello precedente variamente ‘pagano’?

Ecco, riguardo al sacrificio come modo per avvicinare una divinità, una ‘potenza’, Gesù di Nazareth dice una cosa che sembra particolarmente gli importi , durante quella Ultima Cena che la tradizione ci riporta; dice che il suo, quello che si appresta a compiere di sè , sarà l’ultimo sacrificio mai necessario per gli esseri umani, allo scopo di ingraziarsi un dio.

Il celeberrimo ‘Fate questo in memoria di me’, e le successive abitudini cultuali dei primi cristiani accertate, fanno interpretare quelle parole anche così, come ‘fate questo, solo questo e non altro’; dopo di lui nessun ‘agnello sacrificale’ occorrerà più, nessun ‘patto’ mai più rinsaldato facendo scorrere del sangue, di qualsiasi creatura questo sangue sia.

Se consideriamo che in antichità ogni rito religioso, ogni celebrazione, ogni festa, richiamo e invocazione ad un dio, erano accompagnati da una offerta rituale, e che queste offerte erano spesso animali uccisi, cibo dato alla divinità ( e nel mondo germanico e celtico a volte erano ancora umani…e lo furono in tempi non lontanissimi storicamente da Gesù anche a Roma, visto che Carandini sotto la prima porta romana -e sotto la ‘Casa di Romolo’ ha trovato due cadaveri di bambino , sacrificati ad ogni evidenza) , allora sappiamo quanto fu rivoluzionaria la concezione che il cristianesimo portò con sé…e sappiamo anche perché ci si dovette inventare tutta quella cosa macchinosa e magica della ‘Transustanziazione’, per far digerire la novità allaggente  :).

A domani , con il Lunedì dell’Angelo, i Natali di Roma e la Festa dei Parilia,  i cibi pasquali e i loro simbolismi, sui riti delle maschere come propiziazione della fecondità dei campi in primavera e qualche altra divagazione festiva.

E a domani anche per i link se volete approfondire.

A tutti , Buona Pasqua!