Se questo è un uovo: il mistero dei Fabergé perduti

Tra il 1885 e il 1917, Peter Carl Fabergé produsse un totale di 52 uova di Pasqua gioiello per gli zar. Conosciute come uova Fabergé, delle 52 uova imperiali originali ne sono rimaste solo 45. Che fine hanno fatto le altre sette? Si tratta di un mistero che fa discutere il mondo dell’arte da anni.

Fabergé al lavoro nel suo laboratorio

Poco prima della Pasqua del 1885 lo Zar Alessandro III (padre dell’ultimo Zar Nicola II) commissionò a Fabergé un uovo di Pasqua ingioiellato come dono per sua moglie Maria Feodorovna.  L’uovo misurava solo 64x35mm, ma era magnifico: un guscio in smalto bianco si apriva rivelando al suo interno un tuorlo d’oro, che a sua volta conteneva la miniatura di una gallina d’oro con occhi di rubino. L’oggetto fu riconosciuto da subito come un’opera d’arte della gioielleria mondiale e la zarina rimase incantata dal prezioso regalo, che divenne il primo di una lunga serie: Alessandro III decise infatti di farla diventare una tradizione e Fabergé fu nominato gioielliere ufficiale della Corte Imperiale. Anche dopo la sua morte il figlio Nicola continuò a commissionare al grande gioielliere le uova, piccoli scrigni di miniature realizzate a mano, ognuno contenente una sorpresa unica e stupefacente.

A condizione che ci fosse una sorpresa all’interno di ogni uovo, l’orafo poteva sbizzarrirsi a piacimento, dando prova di incredibile creatività e maestria e realizzandone di sempre più elaborate. Il segreto di Fabergé per ottenere la loro straordinaria lucentezza era l’applicazione fino a sette strati di smalto, che cuocevano diverse volte fino ad 800 gradi. Una volta definito il progetto, per la realizzazione di un uovo occorreva un intero anno di lavoro di un’equipe di artigiani.

L’esemplare del Museo Fersman di Mosca ritrovato nel 2002.
Uovo della Costellazione, progetto grafico originale del 1917, non terminato.

Nel corso degli anni, si stima che 52 uova furono donate come regali di Pasqua a Maria e a sua nuora, la zarina Alessandra. Nel biennio 1904-1905 nessun uovo venne fabbricato  per via delle restrizioni  imposte dalla guerra Russo-Giapponese. I numeri 43, “Constellation Tsarevich”, e 44, “Birch Karelia”, non furono mai interamente completati a causa dello scoppio della Rivoluzione e dell’esecuzione sommaria della famiglia Romanov. Nel 2002 è stato ritrovato per caso nel museo mineralogico Fersman di Mosca un polveroso blocco di cristallo di rocca che regge un uovo scolpito in un minerale blu tempestato di brillanti: gli esperti ritengono che si tratti proprio dell’uovo incompleto dedicato al piccolo zarevic Alessio.

The Birch Karelia, incompleto, 1917

L’Uovo di betulla della Carelia è tra i meno preziosi perché manca  la sorpresa, un elefante con 8 diamanti di grandi dimensioni, 61 piccoli e una chiave con inciso le iniziali “MF” (Maria Feodorovna). Ma ha un grande valore storico in quanto la fattura, datata 25 aprile 1917, non è intestata allo Zar di tutte le Russie, ma semplicemente “al Signor Romanov” e nella lettera di accompagnamento Fabergé si lamenta di non essere stato pagato! L’uovo riapparve nel 2001, quando un collezionista del Regno Unito, discendente di emigrati russi, lo vendette al Museo Fabergé di Baden-Baden per alcuni milioni di dollari.

Dopo la Rivoluzione le uova imperiali furono saccheggiate dai Bolscevichi e vendute per fare cassa: si stima che tra il 1930 e il 1933 quattordici lasciarono la Russia e si dispersero in tutto il mondo; alcune oggi fanno parte di collezioni private, tre sono di proprietà della Regina Elisabetta, altre si trovano nei musei e altre ancora sono sparite dalla faccia della Terra. Le sette uova Fabergé non ancora individuate sono: Uovo con gallina e pendente di zaffiro (1886), Uovo sul cocchio con cherubino (1888), Uovo Necessaire (1889), Uovo Malva (1897), Uovo di Nefrite (1902), Uovo reale danese (1903), Uovo in memoria di Alessandro III (1907). Cinque delle uova mancanti sappiamo che esistono grazie alle fotografie scattate dalla famiglia dello Zar. Per le altre, invece, possiamo affidarci solo ai nomi che appaiono sui contratti della Maison Fabergé. Nessuno ha idea del loro aspetto o di dove possano essere. E’ un mistero che ossessiona gli storici dell’arte da decenni.

Due delle uova imperiali perdute: l’Uovo in memoria di Alessandro III (a sinistra), e l’Uovo reale danese. Si tratta delle uniche immagini conosciute.
L’Uovo Nécessaire (riproduzione). Fonte immagine: Andre J. Koymasky

L’Uovo Nécessaire sopravvisse alla Rivoluzione e  si trova nell’inventario dei beni trasferiti al Sovnarkom nel 1922. L’uovo partecipò alla prima esposizione di Fabergé in Inghilterra del 1949 e pare che sia stato venduto nel 1952  da un antiquario ad un acquirente rimasto anonimo, contrassegnato soltanto come  “uno straniero”.  Dopodiché, di questo uovo tempestato di diamanti, rubini e smeraldi contenente 13 oggetti necessari per la toeletta non se n’è saputo più nulla. Quello che si vede a destra è una riproduzione.

Non si conoscono i dettagli dell’Uovo sul cocchio con cherubino; esiste una sola fotografia sfocata del 1902 in cui lo si intravede, seminascosto da un altro uovo. Nell’Archivio Storico di Stato Russo a Mosca è conservato un elenco manoscritto nel quale è brevemente descritto come “Angelo che tira un carro con uovo – 1.500 rubli; angelo con un orologio in un uovo d’oro 600 rubli.” La sorpresa, quindi, sarebbe un orologio dentro l’uovo. Nell’immagine sottostante, da sinistra la foto del 1902, la posizione dell’oggetto nella vetrina della zarina Maria e un disegno del 2011 che riproduce, in base alle scarne informazioni, l’uovo sul carro trainato da un cherubino.

Il portaritratti all’interno del perduto Uovo malva, raffigurante la coppia imperiale e la piccola Olga.

L’Uovo Malva del 1897 purtroppo è andato perduto e si è conservato solo il portaritratti a forma di cuore contenuto al suo interno.  Un sofisticato meccanismo permette al cuore di aprirsi e rivelare un trifoglio smaltato verde; ogni foglia racchiude le miniature dello zar Nicola, della zarina Alessandra e della loro prima figlia Olga. Dato che in entrambi gli inventari di confisca del tesoro imperiale (1917 e 1922) non è menzionato l’Uovo Malva, si ipotizza che possa essere stato rimosso prima della Rivoluzione, forse dalla stessa Maria Feodorovna.

L’Uovo di Nefrite (chiuso, a sinistra, e aperto, a destra), noto anche come “Alexander III Medallion Egg”, disperso dopo la Rivoluzione. Probabilmente fu esposto a Londra nel 1935. Una pubblicazione del 2004 a cura di Alexander von Solodkoff da cui sono tratte le due immagini suggerisce che questo uovo sia stato ritrovato, ma la maggior parte degli studiosi di Fabergé non è d’accordo. La scoperta rivelata a maggio del 2015 dalla ricercatrice russa Tatiana Muntian di una sua descrizione in una lista  degli oggetti presenti nel Palazzo di Gatchina nel luglio 1917 ha acceso di nuovo la discussione: “Uovo in montatura in oro su due colonne di nefrite, all’interno ritratti della granduchessa Olga Alexandrovna e del principe PA di Oldenburg”. Stando alla descrizione, dunque, potrebbe trattarsi proprio dell’Uovo di Nefrite considerato perduto per sempre.

L’uovo disperso nel 1902 in una vecchia fotografia e dopo il suo ritrovamento.

Fino al 2015 le uova  imperiali mancanti  all’appello erano otto: un uovo  che era stato visto l’ultima volta in pubblico nel 1902 e di cui si erano perse le tracce giaceva indisturbato in un mercatino delle pulci nel Midwest degli Stati Uniti. Qualche anno fa venne acquistato per poche migliaia di dollari  da un commerciante di metalli. Ignorando di quale tesoro fosse venuto in possesso, l’uomo progettava di fondere l’uovo per recuperarne l’oro, fino a quando nel 2012 scoprì su Google che si trattava di un uovo Fabergé del valore di 33 milioni di dollari! Per fortuna, l’uovo non venne fuso e oggi fa parte di una collezione privata.

The Winter Egg, 1913.

The Winter Egg, realizzato con diamanti e platino per sembrare di ghiaccio, era l’uovo più costoso della collezione degli zar; scomparso nel 1975, si ignorava dove fosse. Un eccentrico miliardario aveva tenuto l’uovo e centinaia di altri pezzi d’antiquariato e gioielli nella sua camera da letto, ma non aveva mai permesso ad anima viva di entrarvi, quindi fino alla sua morte nessuno  ha mai saputo che possedesse quell’uovo.

Una riproduzione di quello che si suppone fosse l’aspetto dell’Uovo con gallina e pendente di zaffiro

Il design esatto dell’Uovo con gallina e pendente di zaffiro non è noto, in quanto non ci sono fotografie o illustrazioni,  e anche  le descrizioni sono discordanti tra di loro. L’uovo è descritto nell’archivio imperiale russo del febbraio 1886 come “una gallina in oro e diamanti rosa che prende un uovo di zaffiro da un nido” all’interno di un tuorlo in oro giallo opaco. L’archivio del Governo Provvisorio descrive la gallina come d’argento, anche se questa descrizione è probabilmente errata poiché gli ordini per l’uovo del 1886 stabilivano espressamente che dovesse essere in oro. Sembra che originariamente all’interno del tuorlo ci fosse anche la riproduzione della Corona Imperiale. Allo stato attuale, non si sa se l’uovo in questione sia andato perduto oppure se si trovi in mano a privati.

Dopo il crollo dell’Urss, si è tentato di stabilire il numero preciso delle preziose uova imperiali e attraverso studi e ritrovamenti, di risalire al loro riconoscimento. A partire dalla fine degli anni Novanta la fondazione “The link of times”, presieduta dall’oligarca Victor Vekselberg, ha promosso l’acquisto e il ritorno in patria di alcuni dei capolavori di Fabergé, custoditi oggi nel Museo dell’Armeria del Cremlino a Mosca.

Uovo della “Memoria di Azov”, 1891. E’ una delle poche uova Fabergé a non aver mai lasciato la Russia e si trova oggi esposto nell’Armeria del Cremlino

Ed ora vi presento uno dei miei preferiti, l’Uovo della Memoria di Azov del 1891: la sorpresa contenuta all’interno è una fedele miniatura dell’incrociatore della Marina Imperiale Russa Pamiat Azova e fu commissionato in occasione del viaggio per mare compiuto dall’allora zarevic Nicola fino in Giappone. Scolpito in un pezzo di diaspro eliotropio e decorato in stile Luigi XV con un motivo a fiori d’oro cesellati, la nave è eseguita nei minimi dettagli, tra cui piccole scialuppe di platino, minuscoli diamanti per i finestrini, ancore, catene e corde dorate sottilissime sugli alberi. Il nome “Azov” è inciso sulla poppa. La nave poggia su una lastra di acquamarina, che rappresenta il mare. Al contrario della sottoscritta, pare che la zarina Maria non lo apprezzasse particolarmente.

Per finire, una veloce carrellata delle uova imperiali, che in fotografia sembrano grandi ma in realtà, è bene ricordarlo,  misurano solo pochi centimetri:

Le uova destinate agli Zar diedero fama internazionale all’azienda, che crebbe in maniera vertiginosa aprendo filiali a Mosca, Odessa, Kiev e Londra con oltre 500 dipendenti. Dopo il 1917 la Maison Fabergè fu nazionalizzata dal nuovo regime, i suoi artisti si sparsero per il mondo e i suoi beni furono confiscati dal governo bolscevico. Peter Carl Fabergé lasciò la Russia nel settembre del 1918 e si stabilì in Svizzera, ma non si adattò mai alla vita in esilio e morì a Losanna nel settembre del 1920 all’età di 74 anni.

Pubblicato da Lady Viper

Strega Wicca. Restituisco per tre volte quello che ricevo, nel bene e nel male. Quindi occhio...