Storie dal grande fiume – Uno

E il grande fiume è il Mekong, il possente corso d’acqua che nasce nel Tibet, passa per la Cina, fa da confine naturale tra la Birmania e il Laos, attraversa la Thailandia e la Cambogia eppoi, arrivato in Vietnam, sfocia in mare.
Il grande fiume è stato una presenza costante del nostro viaggio, ché gran parte della vita del sudest asiatico ruota attorno al Mekong ed è da esso influenzata, vuoi per fornire l’acqua per le coltivazioni (e per lavarsi, e soprattutto una volta per bere), vuoi per la pesca, vuoi per i trasporti fluviali: insomma, il Mekong è importante e vorrei raccontarvi un po’ di storie da uno dei Paesi che attraversa, il Laos.

Arriviamo di domenica nel primo pomeriggio nel Sud del Laos e ci dedichiamo all’esplorazione dei dintorni di Pakse, e attraversando un villaggio incappiamo subito in un tipico esempio di pomeriggio domenicale laotiano, rigorosamente declinato al maschile, a base di combattimento di galli:

bigliardo e pugilato in tivvù (con opportune birre a disposizione):

Ci fermiamo poi a Vat Chomphet, il tempio del Buddha gigante, con una scenografica sfilata di statue tutte uguali che scintillano al sole:

nel cortile del tempio:

e, mentre eravamo lì, due giovini monaci son saliti sulla torretta di fianco al tempio:

ed hanno iniziato a suonare il gong ed il tamburo:

per indicare l’inizio del periodo di festa dedicata al Buddha, mentre due giovini mascalzoncelli si divertivano ad osservarli:

Entriamo nel tempio, dopo esserci ovviamente tolti le scarpe, e veniamo accolti da un’anziana devota che ci fa capire, un po’ a gesti, che le foto non son permesse, allora ci guardiamo attorno e vediamo che l’anziana donna sta mettendo dei braccialettini fatti di lana colorata intrecciata al polso di una devota, recitando nel contempo delle formule augurali, eppoi le dà una pallottolina di riso appiccicoso (che va gettata fuori dal tempio per indurre gli spiriti maligni ad andare a mangiarsela allontanandosi quindi dalla persona che ha offerto il riso) e un ‘talismano’ per favorire la fortuna finanziaria e un pacchettino non ben identificato, e in cambio la devota le fa una piccola offerta in denaro.
Poi la vecchina si rivolge a noi offrendoci i braccialetti di buon auspicio, e allora in cambio di quelli le faccio una piccola offerta (mica tanto, eh, un dollaro per me, uno per l’omo e uno per la nostra guida, e anzi l’omo mi ha detto che era troppo poco), ma a quel punto lei non sa più cosa farci per ringraziarci: ci dà, oltre ai nostri braccialettini che ci aveva allacciato al polso e alla pallottolina di riso che gettiamo scrupolosamente fuori dal tempio, anche qualche braccialetto in più, ci dà un talismano per la fortuna finanziaria a testa e tanti pacchettini di quelli che si riveleranno essere dei cracker dolci:

(da quelle parti l’abbinamento dei sapori non è quello che ci si potrebbe aspettare, mi ricorderò sempre di quella volta in Thailandia che l’omo ha comprato un pacchetto di biscotti frollini ed ha scoperto che erano all’aglio), ci mostra un altro tempio molto meno ‘da turisti’ in cui se si vuole ci si può bagnare la testa con l’acqua benedetta, e anzi vorrebbe darcene una bottiglietta da portare a casa, ma naturalmente questo non è possibile.
Eppoi ci lascia anche fare le foto, dentro al tempio, così posso mostrare anche a voi le grandi statue del Buddha:

i recipienti usati dai monaci per raccogliere le offerte:

e i talismani che portano fortuna finanziaria:

Dopo la visita ci congediamo con mille ringraziamenti reciproci ed andiamo a riprendere l’auto, ci sediamo e a quel punto si sente un sonoro crunch! e l’omo geme “Oddio, i cracker!”
Li aveva messi nella tasca posteriore delle brache, il tapino…

Tornati a Pakse, facciamo una breve visita a Vat Luang, il tempio più grande del distretto, dove i giovani monaci stavano provvedendo a rifare il tetto di uno degli edifici:

mentre un pollastro si pavoneggiava davanti alla terrazza che dà sul lungofiume:

e una coppia che festeggia il fidanzamento si fa fare le foto.
Eppoi via, attraversiamo il ponte sul Mekong:

ed andiamo direttamente coll’auto sulla cima della collina di Phou Salao dove si trova un tempio, evitando la rituale scarpinata sulla scalinata che porta alla cima:

(ecco, ‘sto vizio costante che hanno da ‘ste parti di fare i templi sulla cima dei colmelli non è che sia propriamente comodo, ma stavolta ci è andata di lusso).
Arriviamo in cima alla collina e lì, tra edifici decorati e ornati di bouganville fiorite:

e profusione di piccole statue dorate del Buddha davanti a cui una scolaresca si stava facendo le foto:

c’era un’enorme statua del Buddha:

che sembrava guardare lo spettacoloso panorama del grande fiume sottostante:

E alla fine di tutte queste avventure siamo andati in un delizioso piccolo hotel dove ci han dato una bella stanza sul lungofiume con un graziosissimo terrazzo fiorito, e in questa garbata sala:

abbiamo mangiato una cena eccellente a partire dagli involtini primavera:

poi, a seguire, del buon pollo preparato in chissà che modo:

e della squisita carne di maiale che sembravano salsicce ma non lo erano, con le verdurelle sante e il riso, che da queste parti sostituisce il pane, di accompagnamento.

Eppoi siamo andati a dormire perché eravamo cotti a puntino, dopo tutte le cose che avevamo fatto e visto.

Pubblicato da Bee

Ape per scelta e antigrillista per DNA, ama parlare di sé in terza persona, spargere serenità e buffezza e raccontare le meraviglie del mondo che ci circonda.