Tatuaggi in Giappone, tra legalità e tradizione

Terme, che passione!

Una delle esperienze più interessanti da fare in Giappone è, senza dubbio, quella del bagno all’onsen. L’onsen (温泉, letteralmente “sorgente calda”) è la tipica stazione termale, e si trova solitamente all’aperto, circondata da montagne, alberi o recinti in legno e bambù. Se siete avvezzi ad anime e manga, probabilmente l’avrete presente: è un’usanza talmente tradizionale e radicata nell’immaginario giapponese, da apparire in praticamente qualsiasi prodotto media di questo tipo! Appare spesso anche in film e serie tv, ed è proprio un must durante le vacanze, sia invernali, sia estive.

Solitamente, l’onsen si trova in zone di campagna o montuose, e costituisce un’importante attrazione turistica per i giapponesi di tutte le età. Andare alle terme è un vero e proprio rito rilassante: ci si immerge in sorgenti riscaldate geotermicamente e si passa il tempo facendo il bagno e assaggiando prodotti tipici locali. All’acqua dell’onsen, inoltre, si attribuiscono proprietà curative, grazie all’alto contenuto di minerali.

Onsen
Onsen “Tsuru no Yu”, città di Senboku (prefettura di Akita)

Tatuaggi non ammessi

Quello che non tutti gli stranieri che si recano in Giappone sanno, però, è che non è possibile fare il bagno nell’onsen se si è marchiati da tatuaggi, ed è molto frequente essere rifiutati dalle strutture proprio per questa ragione. Negli ultimi anni, questo divieto si sta ammorbidendo (nei confronti degli stranieri, ma non verso i giapponesi stessi), tuttavia bisogna stare bene attenti e informarsi prima, per evitare spiacevoli inconvenienti.

Le ragioni che si nascondono dietro questo rifiuto sono diverse. Una di queste è legata ad una vera e propria difficoltà di comprensione della scelta di tatuarsi. Gli anziani, per esempio, ritengono che si tratti di un modo per rovinare il corpo donatoci dai nostri genitori. Nella maggior parte dei casi, però, è il collegamento con la mafia giapponese (la yakuza) a sollevare maggiori obiezioni: la tradizionale tecnica di tatuaggio giapponese, infatti, denominata Irezumi (入れ墨, iniettare inchiostro nero) è da diversi anni utilizzata come motivo di vanto e distinzione per queste particolari organizzazioni criminali.

Onsen tattoos
Cartello di divieto

Tatuare è illegale?

La pratica del tatuaggio ha seguito un andamento di legalità altalenante lungo il corso della storia del Giappone. Dapprima permessi e sfoggiati anche in periodo antico, furono vietati alla fine del diciannovesimo secolo, per poi essere nuovamente legalizzati al termine della Seconda Guerra Mondiale. Nel 2001, però, è cominciata una battaglia ad opera del Ministero della Salute, del Lavoro e del Welfare: secondo le nuove direttive, solamente il personale sanitario autorizzato avrebbe il permesso di bucare la pelle per effettuare piercing e tatuaggi.

Questa normativa non è stata immediatamente implementata e i tatuatori nipponici non hanno avuto problemi fino al 2015, quando le autorità hanno iniziato ad applicare seriamente le direttive, e hanno cancellato un’importante convention di tatuaggi a Osaka, nell’aprile dello stesso anno, con meno di una settimana di preavviso. Molti tatuatori sono finiti in manette e gli studi sono stati perquisiti e poi chiusi.

Chiaramente, queste persone non si sono arrese e, con lo slogan Doctor or artist? – Save tattooing in Japan si sono appellate a un giudice, promuovendo anche una petizione per salvare la propria arte e rimettere in discussione la normativa del Ministero. Finalmente, a novembre del 2018, Masuda Taiki, promotore di Save tatooing in Japan ha vinto il ricorso in appello ed è stato dichiarato innocente.

Il problema dell’ambiguità legale dei tatuatori, però, non è ancora stato risolto.

Foto di Save Tatooing in Japan

Tokyo 2020

Le prossime Olimpiadi estive si terranno nel 2020 nella capitale giapponese, Tokyo. Questo solleva alcune domande riguardo il nostro tema: sono molti, infatti, gli atleti che sfoggiano tatuaggi, spesso proprio a tema olimpico! Fino a questo momento, a nessun atleta straniero è mai stato chiesto di coprire un tatuaggio, e si presume che ciò non verrà preteso neanche in occasione delle gare future. Per quanto riguarda gli sportivi locali, invece, nascondere i propri disegni sulla pelle è ancora richiesto.

Il fatto è che le Olimpiadi in Giappone non richiameranno solamente gli atleti, bensì anche un gran numero di turisti da ogni parte del mondo. Come si comporteranno, per esempio, le onsen? In alcuni casi, vengono già offerti degli adesivi da applicare sulla pelle per nascondere i propri tatuaggi, ma in linea di massima si preferisce rifiutare direttamente l’ingresso. Molti proprietari di località termali, infatti, temono principalmente di recare offesa ai propri clienti più anziani e affezionati.

Se, però, si ha una certa tolleranza nei confronti degli stranieri, non si può dire lo stesso per la popolazione locale: i giapponesi che decidono di tatuarsi, infatti, subiscono ancora oggi forti discriminazioni anche in luoghi come le palestre e le spiagge.

Copertura tatuaggi
Adesivi per coprire i tatuaggi

La Yakuza

Veniamo al punto della questione e a quello che sembra essere il principale motivo di discriminazione del tatuaggio in Giappone: il legame con la Yakuza.

Innanzitutto, un breve excursus sulla Yakuza stessa: si tratta di un’organizzazione criminale tradizionale, suddivisa in bande. Viene definita anche mafia giapponese ed è nata attorno al Periodo Tokugawa (detto anche Periodo Edo, 1603-1868) da un mix di categorie legate alla vendita di merci illegali e da rōnin, ossia samurai rimasti senza padrone.

Dopo la Seconda Guerra Mondiale, la Yakuza si è infiltrata all’interno del governo, fornendo guardie del corpo per i politici principali e ottenendo l’incarico di mantenere l’ordine pubblico, in cambio di concessioni di appalti edilizi. Dopo un iniziale tentativo di ostacolare l’organizzazione (chiamata anche onorata società dai suoi membri), in realtà, la polizia ha potuto fare ben poco. Molti cittadini sono convinti di poter far affidamento sugli Yakuza per avere protezione, e non è raro che alcuni membri sfoggino apertamente i loghi dell’associazione criminale sul proprio biglietto da visita.

In ogni caso, alla Yakuza vengono molto facilmente associati i tatuaggi, che rappresentano molto spesso un’iconografia tradizionale ben definita.

Sanja Matasuri
Alcuni Yakuza sfoggiano i propri tatuaggi durante il Sanja Matsuri, festival shinto che si tiene a metà maggio nella zona di Tokyo.

La cultura della Yakuza, a causa del legame ombroso delle sue attività, non è apertamente conosciuta, motivo per cui anche i particolari simboli dei tatuaggi possono risultare oscuri e misteriosi. Le persone appartenenti alla Yakuza si tatuano per rappresentare la propria storia spirituale e il proprio percorso di vita e carriera.

Irezumi

Come anticipavo, l’Irezumi è la tecnica tradizionale giapponese di tatuaggio: prevede l’uso di ampi tatuaggi e colori molto accesi, nonché la rappresentazione di immagini mitologiche e dell’arte tradizionale.

I primi esempi di tatuaggi sono, probabilmente, riscontrabili sui dogū, statuine preistoriche del periodo Jōmon (10.000 – 300 a.C.) simili alle più conosciute veneri preistoriche. I motivi a corda tipici di quest’epoca, infatti, potrebbero ricondurre a una primitiva tecnica di tatuaggio. Indicavano probabilmente uno status sociale e un importante significato spirituale.

Solo successivamente, i tatuaggi hanno assunto una connotazione negativa, in quanto incisi sui criminali come punizione, e per diverso tempo hanno mantenuto una doppia valenza. Alcuni personaggi di alto lignaggio, infatti, continuavano a tatuarsi per distinguersi, ma dall’altra parte la pratica si è sviluppata per marchiare gli emarginati sociali.

Dogu
Dogu Miyagi, circa 1000 a.C., conservato nella prefettura di Miyagi (regione di Tōhoku)

L’associazione con la Yakuza potrebbe nascere proprio da questa pratica di tatuare i criminali. Erano frequenti le marchiature di ampie strisce nere sulle braccia o, addirittura, dell’incisione del kanji di cane (犬, inu) sulla fronte.

Attorno al 1600, l’Irezumi è diventata una vera e propria arte decorativa e ha assunto le caratteristiche più conosciute anche al giorno d’oggi. Si sono diffuse le tipiche figure di animali mitologici, eroi tradizionali e creature fantastiche che venivano riprodotte anche nella stampa xilografica (per intenderci, quella degli artisti Katsushika Hokusai e Utagawa Hiroshige).

Gli Irezumi vengono ancora oggi eseguiti con la tecnica antica, particolarmente dolorosa: si tratta dell’utilizzo di aghi metallici, fissati su bacchette rigide. Questi tatuaggi tradizionali prevedono la copertura completa di braccia, schiena, petto (con una striscia libera al centro), glutei e metà superiore della coscia. Inoltre, è necessario che siano sempre armoniosi e bilanciati, sebbene possano essere composti da soggetti differenti.

Tipico Irezumi, 1890

Simboli principali

Si prediligono bestie e animali mitologici, in special modo i dragoni, che venivano tatuati sulle schiene dei minatori del Kyushu come protezione per il proprio lavoro. Non mancano chiaramente uccelli, carpe koi e tigri. Sempre sulla scia dell’amore per le stampe xilografiche, è possibile ammirare anche Irezumi rappresentanti geisha e samurai, oppure divinità buddhiste e shintoiste.

Alcuni tatuaggi particolarmente elaborati, rappresentano scene di episodi mitologici, lotte tra eroi, demoni o episodi di folklore locale.

File:Koi Tattoo.jpg
Carpa Koi non ancora colorata

I tatuaggi degli Ainu

Forse non molti conoscono gli Ainu (letteralmente, “uomini” nella loro lingua): si tratta della popolazione originaria del Giappone, che vive relegata sull’isola di Hokkaidō e, in parte, anche sull’isola russa di Sachalin. Gli Ainu sono attualmente una minoranza e sono stati a lungo combattuti e perseguitati dalla popolazione “giapponese”, migrata nell’arcipelago ben dopo la colonizzazione degli Ainu.

La loro storia è particolarmente interessante, ma nel contesto di questo articolo voglio citare la particolare forma di tatuaggio praticata da questa popolazione, ossia il tatuaggio muliebre.

Le donne si tatuavano ritualmente gli avambracci ma, soprattutto, le labbra. Cominciavano all’età di circa dieci anni con un singolo punto sopra al labbro superiore, allungandolo, con il passare del tempo, in un disegno che decorava tutta la parte superiore della bocca. Quando compivano sedici anni, questo tatuaggio veniva completato ed erano ritenute adulte e pronte al matrimonio.

Inoltre, tatuarsi le labbra aiutava a proteggere la bocca dall’ingresso di spiriti maligni, e garantiva un eterno riposo sereno presso gli antenati, dopo la morte.

I tatuaggi su mani e avambracci, invece, venivano iniziati all’età di cinque anni ed erano allungati anche ad intervalli di sei-sette anni, per proteggere le ragazze e per simboleggiare la loro forza spirituale crescente.

Ragazza Ainu con il tatuaggio completo

La pratica del tatuaggio era riservata alle sole donne, così come la professione stessa di tatuatrice. Il motivo ha radici mitologiche: sarebbe stata la dea madre ancestrale degli Ainu (Okikurumi Turesh Machi, sorella del dio creatore Okikurumi) a portare questa pratica sulla Terra, dandola in eredità proprio alle donne.

L’Impero di Yamato ha tentato di vietare la pratica del tatuaggio agli Ainu, in modo da estraniarli dalla propria tradizione culturale e giapponesizzarli, ma non ha avuto molto successo. Le donne hanno continuato a ornarsi seguendo i motivi tradizionali, ossia il tatuaggio “sorridente” sulle labbra e linee geometriche sulle mani.

Nel 1998 è morta l’ultima donna Ainu totalmente tatuata, e la pratica si sta lentamente perdendo.

Anche per oggi è tutto. Vi ringrazio per la lettura e spero di aver fornito qualche spunto interessante! Sayounara.

Pubblicato da Kitsune

七転び八起き。