Tina 12 – La morte

Riguardo la trama dell’assassinio di Trockij, fu così complessa che ci vollero anni di indagini per ricostruirla. Anche il vero nome del sicario venne scoperto solo dopo diversi mesi dalla sua cattura. Il piano fu messo a punto a New York anni prima: il dirigente comunista Earl Browder incaricò l’agente Gpu Jack Stachel di far entrare Mercader nel piccolo gruppo che frequentava Trockij. Il primo anello della catena fu la giornalista Ruby Weil, che godeva di una certa fiducia fra i trockisti, ma in realtà lavorava per un funzionario del Comintern. Tramite lei Mercader conobbe Silvia Agelov, sorella di una segretaria di Trockij. L’incontro avenne a Parigi, nel 1938. Silvia Agelov si trovava nella capitale francese per seguire un congresso. La Agelov militava nel Partito laburista e già nel 1937 si era recata in Messico per visitare la sorella.

Ramòn Mercader, che si faceva chiamare Frank Jackson, era un uomo attraente, dai modi gentili, vestiva con eleganza e si comportava con estrema discrezione. Il suo scopo era instaurare un rapporto con Silvia, ma senza agire precipitosamente. Fece il possibile perché gli incontri sembrassero casuali, finché fu lei a contattarlo. Si rividero negli Stati Uniti e in Messico. La sua copertura di commerciante import-export giustificò i continui viaggi. Silvia Agelov se ne innamorò, e lui la invitò a seguirlo in alcuni viaggi di “lavoro” (appositamente architettati per non insospettirla).

A Città del Messico, Silvia era ormai diventata una presenza costante nella casa-fortino di Calle Viena, mentre Mercader si limitava ad accompagnarla attendendone l’uscita passeggiando in strada, diventando una figura familiare ai sorveglianti. Con il passare dei mesi non fece nulla per forzare la situazione, finché un giorno il gruppo decise di fare una gita in un villaggio vicino. Frank Jackson fu fra gli invitati e da lì in poi non ci fu motivo di farlo aspettare in strada. Quando andava a prendere Silvia lo facevano entrare ed aspettare in giardino. Non attese molto per l’invito a pranzo.

 

Il dirigente comunista americano Earl Browder

 

In due anni di paziente lavoro, Ramòn Mercader aveva raggiunto il fine prefissato. Con Trockij si dichiarò apolitico, dimostrando un certo fascino per le sue teorie. Non rischiò di apparire falso esibendo ammirazione per lui, ma al contrario lo provocò sostenendo i pregi del capitalismo e fu abbastanza umile da riconoscere i propri limiti ogni qualvolta gli veniva dimostrata l’inesattezza delle sue teorie. Un perfetto qualunquista. E quando mesi più tardi accennò a una vaga passione verso la scrittura e il giornalismo, per Trockij fu naturale offrirsi per correggere qualche pezzo.

Fu questa la scusa che gli permise di presentarsi solo nella casa fortino, rimanendo chiuso nello studio con Trockij, catturandone l’attenzione con la lettura di un articolo, spostarsi alle sue spalle e colpirlo alla testa con un’arma silenziosa (una picozza) pur avendo in tasca una 45 mm in caso di necessità. Ma il piano per ucciderlo senza alcun rumore per poter uscire tranquillamente dalla casa fallì. Trockij non morì, si avventò su di lui e gli morse la mano che l’aveva colpito. Il frastuono attirò tutti i sorveglianti armati che lo bloccarono. Trockij era ancora lucido, arrivò anche la moglie e la rassicurò, raccontò i fatti raccomandando di non ucciderlo per farlo parlare e sapere chi era. Poi in inglese (lingua che la moglie non conosceva) disse al segretario: “Lo sento, è davvero la fine. Questa volta ce l’hanno fatta…” Venne trasportato all’ospedale sempre cosciente, ma la paralisi lo uccise il giorno dopo.

 

L’arresto di Ramòn Mercader, alias Frank Jackson

 

Quando Tina venne bloccata sulla Queen Mary e costretta a proseguire per Veracruz, Vidali si trattenne a New York per incontrarsi con Earl Browder e Jacob Stachel (sicario del Gpu). Stachel si trasferì a Città del Messico proprio quando i preparativi dell’attentato erano agli stadi finali. Nel 1939 Tina tornò a New York senza sapere quale fosse la sua vera missione e tornò a Città del Messico senza sapere qual’erano i motivi per mantenere i contatti con gli Stati Uniti. In pratica fu usata per evitare di bruciare il giornalista Carlos Contreras. A quest’ultimo venne affidata soprattutto la campagna denigratoria di linciaggio. L’assassinio di Trockij doveva avvenire dopo aver suscitato il disprezzo di tutti i comunisti messicani, così che l’opinione locale avrebbe dovuto definirlo come un logico epilogo. Vidali frequentava assiduamente Siqueiros, che ne proteggeva l’attività sfruttando le sue conoscenze nel governo. Fu a questo punto che Tina si allontanò dalla “militanza” non rinnovando la tessera del partito.

La sua casa, al 137 di Doctor Balmis, divenne un rifugio per la sua solitudine. La prima vera casa, dopo anni di vagabondaggio, inseguendo un ideale ormai morto. Trascorreva le giornate leggendo sulla terrazza, con la compagnìa di una gatta e di una cagnetta. Abbandonò l’attività politica per tradurre libri, in solitudine, con cui si procurava da vivere. Ma continuò a redarre articoli per il bollettino dell’Associazione Antifascista Garibaldi. Un modo per avere un esile legame con l’Italia, per la quale sentiva nostalgia. Non frequentò nessuna delle persone che aveva conosciuto dieci anni prima. I rari amici che andavano a trovarla sull’azotea, la videro invecchiare rapidamente, anche conservando la dolcezza del viso e la profondità dello sguardo. Ma i suoi occhi esprimevano solo una disperata tristezza. Le ristrettezze economiche, inoltre, la costrinsero a reprimere la passione, mai cancellata, per la fotografia. Ci fu solo un caso che risvegliò la passione di un tempo, quando con la scrittrice spagnola Constancia della Mora (conosciuta durante la guerra di Spagna) si trasferì nello Stato di Oxaca, scattando numerose fotografie di donne indie e del loro artigianato di antica tradizione, vivendo varie settimane nelle sperdute comunità della Sierra Madre. Ma il libro non fu mai realizzato per la morte della scrittrice a causa di un incidente, dove le fotografie andarono perdute.

 

Lev Trockij con famiglia e amici (Mexico City)

 

Nelle prime indagini, Ramòn Mercader del Rio alias Frank Jackson, diede un altro nome di nazionalità canadese. Poi risultò essere belga, infine sovietico. Alla fine la scoperta di una madre spagnola Caridad Mercader del Rio, mise in chiaro le origini del sicario stalinista. La madre si era trsferita prima in Belgio, poi in Francia, così si spiegava il perfetto francese di Mercader. A Parigi, la madre, entrò nelle file della Gpu tramite una cellula che operava alle dipendenze dell’ambasciata sovietica. Caridad rientrò in Spagna durante la guerra civile, dando prova del suo cieco fanatismo, mentre Ramòn si arruolò nelle milizie comuniste in Catalogna. Nel 1940 Caridad si trasferì a Mosca, con l’ordine assoluto di dimenticare il figlio Ramòn: di lui se ne doveva perdere ogni traccia, al fine di consolidarne la nuova identità. Ma la sua personalità non fu così rigida, testimonianze riferirono che veniva prelevato da persone “dall’accento straniero” dando l’impressione che volessero sostenerlo o spronarlo.

Quando non poté più sostenere la tesi del simpatizzante di Stalin, Mercader ammise di aver agito per conto della Gpu, ma solo per salvare sua madre tenuta in ostaggio a Mosca. Ma quale fu la relazione fra i due attentati? In apparenza sembra assurdo che Siqueiros abbia assaltato la casa di Trockij, mentre era in corso la realizzazione di un piano durato due anni. La spiegazione più plausibile potrebbe trovarsi nelle crisi di Mercader, che si stava dimostrando poco affidabile.

Nel marzo 1941 Vidali venne arrestato dall’Intelligence messicana. Si trovò di fronte anche un agente dei servizi USA che voleva nomi e spiegazioni riguardo il complotto pianificato sul territorio statunitense per uccidere Trockij. Il colloquio finì nel nulla, dato l’appoggio a Vidali dell’agente messicano. Vidali venne recluso per una settimana “pro forma“. Nel frattempo Tina rimase chiusa in casa, quando un militante la informò dell’accaduto. Il presidente Avila Camacho ordinò la scarcerazione di Vidali e trovò una soluzione per Siqueiros: non potendo liberarlo, concordò con il console cileno Pablo Neruda un esilio temporaneo. Mentre il ministro degli Interni si occupò di regolarizzare la posizione di Carlos Contrera: gli fece distruggere tutti i suoi passaporti, così da certificare l’unica sua vera identità: Vittorio Vidali, nato a Muggia (TS) giornalista. Vidali non potè rifiutare, ma capì che fu un modo discreto per “neutralizzarlo“.

 

Pablo Neruda

 

Dopo lunghi mesi di isolamento, Tina ricomparve la notte del capodanno 1942, accettando l’invito di Pablo Neruda, fra centinaia di persone. Il 5 gennaio andò a trovare Hannes Mayer, l’architetto del Bauhaus conosciuto a Berlino. Fu considerata una cena di addio fra lei e Vidali, che aveva una relazione con Isabel Carbajal. Verso mezzanotte Tina si sentì male. Il pittore Nacho Aguirre le chiamò un taxi, Hannes Meyer ricordò quell’ultimo saluto mentre usciva dalla sua casa. “Arrivederci” disse in italiano. Dieci minuti dopo giaceva nel taxi, immobile, fredda e sola. Aveva 45 anni. Il suo cadavere venne ritrovato in un taxi abbandonato in centro. Il tassista rintracciato dichiarò di essersi fatto prendere dal panico nello scoprire la donna morta. Secondo una seconda versione della polizia sarebbe stato il tassista a portarla davanti all’Hospital General, poiché la donna gli aveva dato proprio quell’indicazione. Tina fu identificata dai pochi amici. Vidali scomparve, non figurò fra le persone che le resero omaggio nella camera mortuaria e non partecipò ai funerali. Si giustificò di averlo fatto per sottrarsi ai giornali, che titolarono senza mezzi termini: “Tipica eliminazione stalinista“.

Nei primi giorni i giornali parlarono del suo ex amante “Carlos Contreras”, spietato agente della Gpu, indicato come il presunto responsabile dell’assassinio di Tina Modotti perché sapeva troppo. La sua morte venne messa in riferimento a quella del non risolto assassinio di Julio Antonio Mella e a quello di Lev Trockij. Le personalità comuniste si mobilitarono in difesa di Vidali. Lo stesso Pablo Neruda, come console cileno, con una sua poesia si schierò contro l’ipotesi di omicidio. Poi tutto scomparve dai giornali, dato che il Messico, durante la II Guerra Mondiale, si trovava vicino all’Unione Sovietica e indicare suoi agenti come assassini lo avrebbe messo in serio imbarazzo.

Quindi nessun “caso Modotti“, l’autopsia non venne eseguita, solamente un attacco cardiaco. Solo recentemente venne ritrovato negli archivi dell’Hospital General e reso pubblico il referto: “congestione viscerale generalizzata“. Nessun riferimento a problemi cardiaci. Qualcuno fra i conoscenti non escluse l’ipotesi di un suicidio. Tina era diventata l’ombra di quella immortalata da Weston. Spenta, sfinita, triste e silenziosa, spezzata dalla delusione di un ideale che il potere aveva trasformato in follia paranoide. La gatta Kitty scomparve sui tetti, la cagnetta Suzi venne adottata da un amico spagnolo, mentre Vidali si sposò con Isabel Cabajal, da cui nacque il figlio Carlos.

 

The Hands of Assunta Modotti, San Francisco, 1923

 

Gli anni seguenti videro Vidali sempre al centro di episodi di violenza contro l’antistalinismo. L’11 gennaio 1943 venne ucciso a New York il sindacalista anarchico Carlo Tresca che aveva denunciato la presenza di Vidali e la campagna diffamatoria contro di lui da parte del Partito comunista. Il 1° aprile nella capitale messicana si riunirono numerosi rifugiati di varie nazionalità per commemorare la morte di Tresca. Furono assaliti da un gruppo di stalinisti armati che pestarono a sangue i presenti. Vidali fu indicato da molti a capo del commando. Ma il vero obiettivo sembrò essere lo scrittore Victor Serge, che aveva condotto un profondo studio, reperendo dati scientifici e testimonianze dirette, sul laboratorio segreto allestito da Genrich Grigor’evič Jagoda, in cui venivano messe a punto sostanze letali in grado di provocare la morte per “cause naturali“. Victor Serge morì nel 1947 per un attacco cardiaco, anche lui a bordo di un taxi. Gli assertori di un omicidio politico di Victor Serge, sostennero che il sindacato dei tassisti era controllato dal Partito comunista, il quale li impegnava spesso come picchiatori nelle squadre punitive.

Tina Modotti fu censurata per trent’anni in Italia, mentre nel mondo si apprezzavano e si raccoglievano le sue fotografie, soprattutto in USA. Fu solo negli anni 1970, grazie al lavoro del “Comitato Tina Modotti” che venne rivelata la sua opera, soprattutto con la collaborazione di Vittorio Vidali. Vidali fu prima deputato e poi senatore PCI in parlamento. Definito uno dei personaggi più ambigui del PCI del dopoguerra, sempre fedele a Stalin. A Trieste, dichiaratamente anti-Tito, sembra volesse portare l’URSS fino ai confini italiani. Non si conosce il fallimento del piano, ma pare che la flotta russa fosse già pronta nel Mediterraneo. Vidali fu anche sospettato di essere il “grande vecchio” delle Brigate Rosse. In una intercettazione all’Asinara fra brigatisti, si parlò di un parlamentare triestino, uomo di mille battaglie internazionali in contatto con la Polizia politica sovietica. Vittorio Vidali morì nel 1983 all’età di 83 anni.

 

La tomba di Tina Modotti nel Panteòn de Dolores di Città del Messico

 

La tomba di Tina Modotti, “messicana ad honorem”, come disse Ramìrez y Ramìrez, direttore di “El Popular, è un rettangolo di pietra grigia consumata dal tempo, nell’immenso Panteòn de Dolores di Città del Messico. I compagni non avevano soldi neppure per un funerale di quarta classe, per cui venne inumata nella Quinta classe, quella dei più poveri. Amici anonimi hanno comprato la tomba nel gennaio 1942, ma per decenni nessuno se n’è preso cura. Solo recentemente è stata pulita e restaurata (come si vede in foto). Per individuarla bisogna ricorrere al registro delle sepolture nell’archivio del cimitero, che è fra i più grandi al mondo. Il bassorilievo col profilo di Tina, di Leopoldo Méndez, è una parvenza intuibile, ripreso dalla corrosione della pioggia e del vento. E’ stata riparata anche una spaccatura trasversale. Le parole a lei dedicate di Pablo Neruda, sono riapparse dopo la corrosione e dal muschio: Tina, Hermana, no duermes, no, no duermes… Tal vez, tu corazòn oye crecer la rosa de ayer, la ùltima rosa… Descansa dulcemente, hermana… Puro es tu dulce nombre, pura es tu dulce vida… de sombra, fuego nieve, silencio…

Dopo la sua morte, gli operai tessili di Puebla diedero il suo nome a una nuova fabbrica; i tipografi di Città del Messico lo diedero a una nuova lynotipe; gruppi di militanti lo diedero a sezioni del partito e della Lega antimperialista.

 

Roses (Mexico City 1924, Tina Modotti)

 

La “Library of Congress”, la biblioteca nazionale degli Stati Uniti a Washington in una scheda di Beverly W. Brannan della Prints & Photographs Division definisce Tina Modotti come una “riconosciuta maestra della prima fotografia del XX secolo”

Le opere della sua produzione fotografica sono custodite presso:

International Museum of Photography and Film at George Eastman House di Rochester (New York).
Art Institute of Chicago
The Museum of Modern Art, New York
San Francisco Museum of Modern Art
Metropolitan Museum of Art, New York
Philadelphia Museum of Art
Galerie Bilderwelt, Berlino

Fonti:

Panorama: Il «vecio», la «zia» e il vertice BR
Il Piccolo: Sospetti su Vittorio Vidali: era il Grande vecchio delle Br?
Pino Cacucci: Tina
Elena Poniatowska: Tinissima

Le fotografie di Tina Modotti sono tratte da meisterdrucke.it