Tina 3 – Messico, la militanza

Nel dicembre 1924 Weston tornò negli Stati Uniti con il figlio Chandler. Senza di lui, Tina non si sentì più trattenuta dal suo interesse politico, dato che Weston rifiutava ogni tipo di ideologia. Poté dedicarsi completamente alla fotografia, senza subire, a volte, la sua possessività, e allo stesso tempo fu attratta dai grandi cambiamenti che stavano sconvolgendo il Messico e il mondo intero. Le conquiste della rivoluzione si stavano sgretolando e sentiva la necessità di opporvisi.

Il Messico, più di ogni altro Paese latino-americano, subiva il colonialismo della “dottrina Monroe”, quella che riduceva il Centroamerica al “cortile di casa” degli Stati Uniti. “L’America agli americani” in Messico si traduceva nel controllo delle risorse (petrolio in primis) e il pilotare la politica, favorendo l’ascesa di governi assogettati a Washington. L’utopia sovietica alimentava le speranze, ma Mosca era lontana, avvolta da una leggenda che arrivava da un altro continente, mentre poco distante, oltre il Rio Bravo, si lavorava per cancellare ogni eredità di Francisco Villa ed Emiliano Zapata.

 

March of the Workers (Mexico City 1926, Tina Modotti)

 

Tina continuò a frequentare Diego Rivera, che militava nel Partito comunista messicano, e la moglie Guadalupe Marín. Conobbe Vladimir Majakovskij, giunto nella capitale attratto dai suoi fermenti artistico-politici, ritraendolo in varie fotografie, pubblicate su “El Universal Ilustrado”, lo accompagnò a vedere la città e nei ricevimenti dell’ambascata sovietica. Nel frattempo si rafforzò l’amicizia con Xavier Guerrero, che stava vivendo una simile disaffezione da muralista verso la totale militanza politica. Xavier Guerrero temeva che il tempo dedicato alla pittura gli venisse tolto alla costruzione del Mondo Nuovo ed essendo messicano doveva difendere ciò che rimaneva di una rivoluzione riassorbita dal burocratismo e smembrata dalle finanziarie straniere. Tina rimase affascinata dalla fede granitica di Xavier, dal suo volto di indio che incarnava millenni di soprusi e umiliazioni. L’influenza di Xavier fu determinante nelle sue scelte future.

Weston tornò in Messico nell’agosto 1925, con il figlio Brett quattordicenne, per una mostra di fotografie sue e di Tina a Guadalajara. L’incontro sembrò rinnovare la relazione, tanto che tornati a Città del Messico, ripresero il ritmo sfrenato di feste e balli, con la casa che si ripopolò dei vecchi amici, come l’anno precedente, anche se le relazioni occasionali, pare fossero divenute ormai un norma per entrambi. Infatti Weston non fece nulla per nascondere l’interesse verso la sorella di Xavier, Elisa Guerrero, corteggiandola apertamente senza preoccuparsi di Tina. Tutto si fermò quando Tina ricevette notizie sull’aggravarsi della salute di sua madre e partì subito per gli Stati Uniti. Il ritorno a San Francisco fu una dimostrazione di quanto era cambiata la sua vita. Erano passati pochi anni, ma non c’era nulla che le apparteneva. L’oasi ovattata di San Francisco le apparve estranea di fronte al ribollio di Città del Messico. Le condizioni della madre migliorarono e Tina approfittò del soggiorno per cambiare la macchina fotografica: vendette la piccola Korona per comperarsi una Graflex.

 

Worker reading El Machete (Mexico City 1925, Tina Modotti)

 

Rientrò in Messico nel febbraio del 1926, decisa a conoscere e fotografare altre realtà del Messico con la nuova macchina. Con Weston cominciarono a girare gli Stati vicini alla capitale, attraverso paesi e villaggi dove volti e persone acquisirono una nuova dimensione nelle immagini di Tina. Cambiò anche il suo modo di vivere: la casa, da polo attrattivo per gli amici più disparati, divenne, con i viaggi, solo una base di partenza e ritorno. Le feste si diradarono e la coppia fu sempre meno incline a dar spazio alla spensierata frenesia del vivere. Le loro strade erano ormai divergenti e il legame fra Tina e Xavier Guerrero si stava trasformando in un rapporto profondo.

Ma non fu questo ad escludere Weston dalla vita di Tina. Pur continuando ad amarla lui si chiuse ancor più nel suo individualismo scettico, diffidente verso ogni forma di lotta per un ideale. Sentiva di aver chiuso una stagione, il Messico non gli trasmetteva più le sensazioni di un tempo. La nostalgia degli altri figli e Brett che voleva tornare, lo convinsero a partire. Non si illuse di poter convincere Tina a seguirlo, forse lei non avrebbe mai trovato una soluzione per la sua inquietudine. Era l’unico a conoscerla così bene da capirlo, ma sapeva che lì in Messico avrebbe potuta trovarla. Nel Novembre 1926 Weston salì su un treno che lo riportò definitivamente in California. Non si rividerò più, ma mantennero un rapporto nelle lettere che per anni si scrissero con intensità. Tina sapeva che Weston era l’unico a cui poteva trasmettere le sue inquietudini e le sue sensazioni contradditorie. Anche la fotografia contribui a tenerli uniti, scambiandosi stampe, comunicandosi impressioni e sensibilità.

 

Hands of a Construction Worker (Mexico 1926, Tina Modotti)

 

Dopo la partenza di Weston, Tina si trasferì in un piccolo appartamento a pochi passi dalla piazza dello Zocalo. Trasformò una piccola stanza in camera oscura e riprese a lavorare con dedizione e disciplina. La Graflex diventò un occhio spietato sulla miseria, sulla sofferenza, catturava la desolazione ed esaltava la rabbia nella protesta organizzata. Molte foto di mani, per Tina le mani erano l’origine del mondo, creavano ogni cosa, trasmettevano alla materia lo spirito che proveniva dal cuore. Sombreri che irrompevano in una manifestazione o che si stringevanono per leggere una copia de El Machete. Corpi inconsistenti, consunti con vestiti laceri, resi larghi dalla fame. Bambini con lo sguardo spento di un’infanzia mai vissuta. La miseria è un crimine e le fotografie che Tina ci ha lasciato lo urlano, lo affermano senza pietismo e falsa compassione. Ma c’è sempre una dignità in quelle immagini, una fierezza che la storia scritta dai vincitori col sangue dei vinti, non ha mai domato.

 

Mexican Revolution, Guitar, Corn, and Ammunition Belt (Mexico City 1927, Tina Modotti)

 

Il suo lavoro cominciò a varcare le frontiere geografiche e le barriere politiche. Le foto di Tina vennero pubblicate da “Creative Art” negli Stati Uniti, dalla prestigiosa “Agfa Paper” di Praga, da “Varietés” di Bruxelles, dal “British Journal of Photography”. Tina Modotti aprì il cammino al reportage sociale, quello che Robert Capa, David Seymour, Gerda Taro avrebbero reso immortale. Ma mentre loro fecero della fotografia la missione di un’intera vita, per Tina rimase solo un mezzo, una transizione. E quando raggiunse il punto più espressivo della sua arte, l’abbandonò in nome di una rivoluzione che non avrebbe mai visto.

 

An Aztec Mother (Conchita with her mother Luz Jimenez, maid of the Salas family and model for Jean Charlot and Diego Rivera), Mexico City, 1926, Tina Modotti

 

Il Partito comunista messicano nacque nel 1918. Nel 1923 Xavier Guerrero, David Alfaro Siqueiros e Diego Rivera diventarono membri del comitato esecutivo. Inizialmente fu l’arte che irruppe nella politica, con la sua irruenza creativa, sgretolando vecchi schemi, imponendo un cambiamento dei valori. Ma già nel 1924 ci fu l’urto fra Trockij e Stalin che si risolse a favore di quest’ultimo, il quale in poco tempo prese il controllo sui partiti “fratelli”. La ragion di stato, ovvero il Comintern, doveva prevalere sulle emozioni rivoluzionarie. Per cui certi comportamenti nell’ambito rivoluzionario messicano vennero ritenuti pericolosi, “deviazionisti” dalla rigida morale sovietica…

 

Campesinos (State of Veracruz Mexico 1927, Tina Modotti)

 

Xavier Guerrero era il più incline ad accettare le direttive di Mosca. Anche Sigueiros era pronto a serrare i ranghi. Diego Rivera, invece, era un animo inquieto, attratto dagli eccessi e irriducibile alla disciplina di partito. Era sinceramente comunista, ma nell’immediatezza della realtà che sentiva e afferrava, non nella logica degli equilibri e delle manovre per la gestione del potere. Nel 1927 accettò con entusiasmo la proposta del governo sovietico di dipingere un affresco in un edificio dell’Armata Rossa. Fu Lunačarskij in persona a invitarlo. A Mosca venne nominato docente della Scuola di Belle Arti iniziando subito i lavori per un grande murale, ma bastarono pochi mesi per entrare in conflitto con il realismo socialista. I depositari della morale staliniana non apprezzarono la sua arte d’avanguardia considerata lontana dalle “capacità ricettive del popolo”. E soprattutto non tollerarono i suoi atteggiamenti stravaganti e imprevedibili. (Qualche anno dopo la sua imprevedibilità si ripeté in una situazione contraria: dipinse un murale nel Rockefeller Center di New York, emblema del capitalismo, inserendoci un operaio con il viso di Lenin…)

Nel maggio del 1928 Diego Rivera lasciò deluso l’Unione Sovietica e si allontanò progressivamente dai suoi compagni. In realtà l’allontanamento fu dovuto alle sue profonde radici di messicanità. Ogni suo gesto rispondeva all’istinto che lo legava alla sua terra, dove la vita si manifestava nel contrasto violento e nel paradosso, nell’indecifrabile armonia di un disordine apparente. La linea ottusamente imposta dal Comintern a un Paese che è quanto di più lontano e diverso rispetto al rigore sovietico, lo spinsero in seguito a esasperare inconsciamente la sua essenza messicana.

 

Xavier Guerrero (Edward Weston, 1922)

 

Xavier Guerrero, al contrario, si trasformò in un granitico funzionario di partito, venendo soprannominato “la statua di pietra”, per il silenzio e l’espressione immutabile. Rancore professionale e divergenze politiche con Rivera, si trasformarono in avversione. Abbandonata la pittura, dedicò tutto sé stesso alla militanza. Tina vide in lui la sicurezza che le era sempre mancata, la disciplina invulnerabile ai dubbi e alle indecisioni. Con Xavier si anestetizzava dal dolore di un’esistenza inquieta, scegliendo una fede che assorbiva tutto, anche i sentimenti. Nel 1927 Tina si iscrisse al Partito comunista messicano, dedicandosi instancabilmente al lavoro presso El Machete, che con Guerrero aveva abbandonato le espressioni di artisti e scrittori, assumendo contenuti emanati direttamente dal Comintern. Continuò la fotografia con un impegno costante, essendo anche la sua unica fonte di sostentamento, ma la subordinò sempre più alla militanza. Il rapporto con Xavier era indefinibile. Xavier non pretendeva di essere capito, non spiegava cosa pensava, non voleva convincere nessuno; per amarlo Tina poteva solo rispettare il suo carattere impenetrabile.Lo ammirava per la sua forza e la sua sua risolutezza, accettandolo senza chiedere e senza tentare di cambiarlo. Ma tutto ciò non bastava a trasformare un’unione in passione. Accanto a lui provò finalmente un senso di liberazione dall’immagine di donna fatale che molti ancora esaltavano, e avevano contribuito a costruirle una fama dai contorni spesso inquietanti:

il poeta americano Kenneth Rexroth, che stava trascorrendo un periodo a Città del Messico, senza conoscerla la descrisse attraverso le voci che aveva sentito: “C’è un caffé dove si mescolano politici pistoleri, criminali comuni, toreri, puttane e attrici di terz’ordine. Il personaggio più sensazionale di tutti è una fotografa e modella, nonché prostituta d’alto bordo e Mata Hari del Comintern, Tina Modotti…”

 

Campesinos reading El Machete (Mexico City 1929, Tina Modotti)

 

Con Xavier non aveva bisogno di giustificare il perché di tutto questo, non doveva difendersi da simili assurdità, perché Xavier arrivava all’essenza del modo di essere senza badare alle apparenze. Quando il Comintern lo chiamò a Mosca, non ebbe esitazioni. Tina non si oppose, condividendo la necessità per un militante di anteporre il dovere ai sentimenti. Ma rimase ferita dalla sua mancanza di rimpianti con cui glielo comunicò. Per lui non si trattava di porre fine al loro rapporto, lei sarebbe sempre stata la sua donna e mesi o anni di lontananza non avrebbero cambiato nulla. Se non fosse tornato, lei poteva raggiungerlo. La parola addio per Xavier non aveva alcuna importanza.

 

Fonti:

Pino Cacucci: Tina
Elena Poniatowska: Tinissima