Tutti pazzi per KonMari – L’arte del riordino e i funerali degli oggetti

Copertina: immagine promozionale della serie Netflix di KonMari.

Mi auguro che l’articolo non risulti troppo frivolo o fuori posto, in un momento un po’ concitato come questo. Questa volta sono stata incuriosita da alcuni riti che si tengono, ancora oggi, in Giappone: i funerali degli oggetti.

Per capire come sono arrivata a maturare quest’argomento, però, dobbiamo partire un po’ alla lontana, da un personaggio che all’apparenza è distante da questo genere di rituali.

Dobbiamo partire da Marie Kondō.

Senza troppi giri di parole, io neppure sapevo chi fosse Marie Kondō, fino a qualche mese fa. Improvvisamente, ho iniziato a sentirla nominare ovunque: la gente non faceva che discutere del suo libro e del metodo che cambia la vita alle persone. Marie è stata persino invitata alla cerimonia degli Oscar come spettatrice, e su Instagram mi sono ritrovata le sue fotografie composte e sorridenti sul red carpet pubblicate un po’ ovunque.

Sentila nominare una volta, sentila nominare due… Lentamente, in un recondito angolino della mia mente, la curiosità ha cominciato a farsi strada, finché non mi sono arresa: sono andata in biblioteca.

Risultati immagini per il magico potere del riordino
Copertina del saggio di KonMari

Il magico potere del riordino e le 96 lezioni di felicità

Il magico potere del riordino (Jinsei ga tokimeku katazuke no maho, 2014) è molto semplicemente un saggio sul riordino. Kondō-san ci racconta la propria storia, illustrando come sia giunta a maturare il metodo che ora insegna: alle scuole medie era ossessionata dal riordino, ma non riusciva in alcun modo a tenere la propria cameretta a posto. Buttava, buttava di tutto, continuamente… Eppure le sembrava sempre di avere troppa roba. Dopo qualche tempo, ha scoperto l’arcano: non si trattava tanto di ciò che buttava, bensì degli oggetti che sceglieva di conservare e di come li conservava. A quel punto, ha cominciato a maturare il proprio metodo per riordinare e sistemare gli oggetti.

Dopo aver raccontato brevemente la propria esperienza, Marie si lancia in una serie di lezioni per portare il lettore a cambiare letteralmente la propria vita attraverso il nuovo metodo di riordino. Si parte dai vestiti, per poi procedere verso altre categorie di oggetti, una dopo l’altra. Quello che Kondō-san vanta di spiegare in modo diverso dagli altri “riordinatori”, è la scelta di procedere per categoria e non per stanza.

Risultati immagini per 96 lezioni di felicità
Copertina della raccolta di lezioni di KonMari

Oltre ad impartire consigli su come sistemare materialmente i propri averi (con tanto di illustrazioni sulla metodologia per piegare ogni genere di abito), Marie spiega anche come decidere cosa buttare e cosa no.

Il tutto si basa sulla capacità effettiva dell’oggetto di donare gioia al suo proprietario. Se si possiede qualcosa che non fa scaturire più alcun sentimento di felicità, la migliore decisione da prendere è quella di liberarsene. Se non si è davvero certi circa i propri sentimenti verso qualcosa, Marie consiglia di abbracciare il vestito, libro o soprammobile che sia, e imparare a capire l’entità del sentimento provato.

Nelle 96 lezioni di felicità (2016) si ripete semplicemente, in modo più sistematico, tutto ciò che viene illustrato dal metodo KonMari.

Risultati immagini per marie kondo manga
Il manga La magia del riordino: Una storia d’amore illustrata (Manga de yomu jinsei ga tokimeku katazuke no maho), 2017

Manga, Netflix e presunta cialtronaggine

In breve tempo, Marie Kondō e il suo magico potere del riordino, sono diventati celeberrimi… Così tanto da ispirare addirittura un manga (piuttosto bruttino e dalla storia banale) pubblicato per puri scopi di marketing.

Oltre a continuare a tenere numerosi corsi in madrepatria, Marie è finita persino a condurre una serie su NetflixFacciamo ordine con Marie Kondō. In otto puntate, KonMari visita otto famiglie diverse, ognuna sommersa da una quantità variabile di oggetti, e le aiuta ad apprendere il proprio metodo con una serie di visite a domicilio nel corso di più settimane.

Nonostante l’amore e il successo, non mancano i detrattori (giustamente). Mi è capitato di incappare in articoli o notizie in cui si accusa la motivatrice giapponese di essere un po’ una cialtrona: alla donna viene contestato di ergersi a guru e comportarsi un po’ come una santona del riordino, scesa sulla terra per salvarci.

Per quanto non mi sia sentita entusiasmata particolarmente dal metodo KonMari, a quanto pare funziona davvero, e alcuni suoi consigli sono realmente utili. Non credo che Marie Kondō si presenti come liberatrice dal flagello del disordine. Più che altro, è un personaggio abilissimo a vendersi e a far marketing di sé (non a caso il metodo si chiama KonMari, contrazione di Kondō Marie). Ritengo più che altro che alcuni sentano la “necessità” di una figura da seguire, e che idealizzino Marie come una magica fata che cambia le vite altrui attraverso il riordino.

Risultati immagini per marie kondo serie
KonMari in una puntata della serie, accompagnata dalla sua interprete Marie Iida

Prima di buttare un oggetto, ringrazialo: i ku

Ma la nostra digressione è durata anche troppo: è arrivato il momento di spiegare il nesso tra il metodo KonMari e i funerali degli oggetti che vengono eseguiti in Giappone. Durante la visione della serie, sono rimasta colpita da due gesti di Marie in particolare.

Per prima cosa, Marie si prende qualche minuto per esaminare la casa. Sceglie un punto in cui inginocchiarsi a meditare e ringraziarla per il lavoro che sta per eseguire. In secondo luogo, quando spinge i suoi studenti a buttare via gli oggetti che non trasmettono gioia, KonMari li invita a ringraziarli.

Esatto. Prima di gettare via qualcosa a cui hai tenuto molto e che magari ti ha accompagnato a lungo durante la tua vita, devi ringraziarlo, in modo da lasciarlo andare via più serenamente. Ed è stato proprio questo a risvegliare un ricordo sopito di una vecchia lezione di filosofia giapponese: i kuyō (供養), ossia i funerali.

Di tipi particolari di kuyō ne esistono parecchi, e non solo per gli oggetti:

  • Mizuko kuyō, una celebrazione per placare gli spiriti dei bambini morti prima della nascita;
  • Petto kuyō, il funerale per gli animali domestici;
  • Hari kuyō, il funerale per gli aghi.

Il funerale per gli aghi è, di fatto, uno dei più celebrati. Vengono però tenuti rituali funebri anche per le bacchette, i pettini, le bambole, gli orologi, i sigilli con la propria firma, i coltelli, le scarpe, le forbici, i ventagli dei performer teatrali

L’obiettivo di questi riti funerari è quello di dimostrare gratitudine verso l’oggetto che ha accompagnato il proprietario durante il lavoro o l’uso quotidiano. Nel caso dell’hari kuyō, infatti, a partecipare non sono solamente i sarti che vogliono disporre dei propri aghi rotti o consumati. Chiunque abbia fatto uso di aghi per il cucito può partecipare e rendere grazie all’oggetto.

File:針供養.jpg
Cerimonia degli aghi al tempio di Awashima

Origini ed esempi di rituali

Le origini di questo genere di kuyō non sono del tutto chiare. Buona parte delle testimonianze viene dal periodo Edo (o periodo Tokugawa, 1603-1868), ma nulla ci vieta di pensare che tali rituali venissero osservati anche negli anni precedenti. Dopotutto, le pratiche sono un mix tra credenze shintoiste e buddhiste: da un lato, incontriamo una chiara tendenza animista, ma dall’altro sono i sacerdoti buddhisti a officiare i kuyō.

Normalmente, tali riti si tengono all’interno di templi, ma di recente i sacerdoti buddhisti hanno cominciato a visitare di persona alcune scuole di cucito nelle grandi città. Invece di spostare una grande massa di lavoratori e apprendisti, è meno dispendioso far muovere un gruppetto di officianti e celebrare i funerali all’interno delle aziende.

Nella fotografia qualche paragrafo sopra, potete vedere alcune donne intente a celebrare l’hari kuyō, in questo caso al tempio di Awashima. L’8 febbraio e l’8 dicembre, nelle regioni di Kyoto e del Kansai, si tiene proprio il festival degli aghi rotti. È l’occasione perfetta per visitare il tempio con i propri aghi e dare loro un addio degno: i proprietari indossano abiti tradizionali e si dispongono in fila davanti all’altare, sul quale sono posti diversi panetti di tofu o di gelatina konyaku. Gli aghi vengono infilzati proprio in questi morbidi panetti, affinché l’ultimo lavoro dell’oggetto sia anche il più soffice e semplice possibile.

architecture high ancient residence toy japanese dolls 5d style hires markii hi res resolution ibaraki canonef14mmf28liiusm joso sakano
Tipica esposizione di bambole tradizionali per l’Hinamatsuri

Ma nel tempio di Awashima si tiene anche un altro tipo di funerale: il ningyō kuyō, il funerale delle bambole. Che si tratti di bambole dell’Hinamatsuri (la festa delle bambine in cui vengono esposte bambole tradizionali abbigliate come la corte imperiale), di Barbie moderne o di kokeshi, le bambole accompagnano la vita dei bambini e della famiglia per diversi anni. Risulta semplicemente impossibile buttarle via come se nulla fosse, con tutti i ricordi a loro legati.

Nel caso delle bambole, però, c’è da fare un piccolo appunto: il rituale prevede che vengano bruciate. Questo è possibile nel caso di oggetti tradizionali come le kokeshi, che sono in legno, ed era la pratica più adottata fino a qualche anno fa. Adesso, però, adesso abbiamo anche giocattoli in plastica, impossibili da smaltire allo stesso modo senza intossicare l’aria. Nel caso di Barbie e simili, infatti, dopo il kuyō si procede al riciclaggio, oppure le bambole ancora utilizzabili vengono purificate e poi donate in beneficenza. In questo modo, il proprietario sente comunque di aver ringraziato a dovere il proprio oggetto.

Risultati immagini per awashima shrine
Torii nel santuario di Awashima

Perché ringraziare un oggetto

Si è valutato a lungo per quale motivo vengano tenuti questi kuyō. Oltre alla cerimonia degli aghi nel tofu e al rogo delle bambole, alcuni oggetti vengono seppelliti e segnalati da grosse pietre incise a mo’ di lapidi, mentre anticamente altri venivano abbandonati sul pelo dell’acqua di un fiume.

Specialmente nel periodo Edo, comunque, alcuni riti funebri per gli oggetti si tenevano per motivi scaramantici, per timore che lo spirito che abitava all’interno tornasse a tormentare il vecchio proprietario. La celebrazione di un oggetto rotto o non più utile, dimostra come esso sia più un prodotto di cultura, che di natura. Con l’uso quotidiano, è come se assorbisse energia dal proprietario. Si forma un legame, un rapporto di gratitudine.

Le persone ritengono alcuni di questi oggetti come parte di sé, motivo per cui sentono il bisogno di un funerale prima di gettarli via: ritengono una crudeltà trattare alcuni manufatti, sfruttati così a lungo, come se fossero mera spazzatura. Bruciarli imita la cremazione umana e li purifica. E, nel caso siano ancora utilizzabili da qualcun altro, ben venga… Vengono lasciati andare serenamente!

Ed è per questo che, nel suo piccolo, il ringraziamento di Marie Kondō alla casa in cui lavora e agli oggetti da buttare, mi ha ricordato questa pratica nipponica ancora oggi in uso.

 

Bibliografia

Per la stesura di questo articolo, mi sono avvalsa dello studio di:

  • Mortuary rites for Inanimate Objects di Angelika Krestchmer, da Japanese Journal of Religious Studies, 2000
  • Il magico potere del riordino, Vallardi, 2012
  • 96 lezioni di felicità, Vallardi, 2012
  • La magia del riordino. Una storia d’amore illustrata, Vallardi, 2017
  • Tidying up with Marie Kondo, Netflix, 2018
  • Ricordi e appunti delle lezioni di Storia delle filosofie e delle religioni del Giappone 1, professor Raveri Massimo

Pubblicato da Kitsune

七転び八起き。