Furtwaengler 2: Eroica in tempore belli

Abbiamo visto e sentito come la Patetica di Ciajkovskji si chiuda nel buio di un tunnel senza via di uscita. Probabilmente Furtwaengler si sente preso senza scampo nell’ingranaggio oppressivo della propaganda del regime. E tuttavia a poco a poco si afferma in lui un meccanismo psicologico, che credo sia stato condiviso da molti tedeschi suoi contemporanei. Di fronte alla presenza ossessiva e opprimente del regime e ad una guerra, che da trionfale, si sta sempre più rivelando una immane tragedia, si cerca un rifugio estraniandosi dalla realtà e poter tirare avanti.. In un artista questo straniamento può portare a visioni di pura bellezza e trascendenza. I biografi e i critici parlano a proposito di Furtwaengler di esilio dell’anima per caratterizzare le escuzioni del periodo bellico.
Il primo ad usare questo termine era stato proprio Goebbels in un’annotazione del suo diario dell’aprile 1944: Furtwaengler non è mai stato nazionalsocialista. E non ne ha mai fatto mistero….E per gli Ebrei e gli emigrati questo è stato sufficiente per considerarlo uno dei loro, perché lui si trovava in una sorta di emigrazione interiore…. lui non ha mai cambiato opinione su di noi.

Sempre nel 1944, durante una conversazione con Albert Speer, il maestro gli chiese di dirgli la verità sulla reale situazione della Germania. Speer scosse la testa e gli consigliò di andarsene prima possibile. Per giunta il 20 luglio ci fu il fallito attentato ad Hitler. La Gestapo, indagando sull’ambiente di Claus von Stauffenberg, l’attentatore, scoprì che questi aveva delle relazioni in comune con Furtwaengler e cominciò ad indagare su di lui, naturalmente a sua insaputa.

Per la fine dell’anno e i primi giorni del 1945 il maestro aveva in programma una serie di concerti a Vienna. Erano previste la sinfonia Eroica di Beethoven, l’Ouverture Leonore n.3 e la VI sinfonia sempre di Beethoven, la sinfonia n.8 di Bruckner, la sinfonia n.9 sempre di Bruckner (questa esecuzione viene considerata una delle più grandi di tutti i tempi), la sinfonia in re minore di César Franck e, nell’ultimo concerto, la sinfonia n.2 di Brahms.

Occorre tener presente l’atmosfera un po’ surreale in cui venivano tenuti questi concerti in diretta. I bombardamenti alleati erano pressochè quotidiani e per ragioni di sicurezza la sala era vuota: i concerti venivano eseguiti in diretta e ripresi dalla radio perchè potessero venir ascoltati da casa o dai rifugi.

L’ultimo concerto con la seconda sinfonia di Brahms era previsto per il 27 gennaio 1945. Terminato il ciclo, Furtwaengler trovò il modo di espatriare in Svizzera, dove trascorsi gli ultimi mesi di guerra.

Due parole sullo stile di Furtwaengler come direttore. Egli è erede della tradizione esecutiva romantica che si rifa a Wagner. Per  Wagner ogni esecuzione era una nuova creazione e non si peritava di modificare, togliere o anche aggiungere. Per Furtwaengler le opere d’arte sono esseri viventi, dotate di una propria anima che l’esecutore deve saper individuare ed esprimere. Per questo va colto lo spirito di un’opera, soprattutto di grandi artisti come Beethoven, Wagner, Bruckner o Brahms che egli considerava vere e proprie forze della natura. In questa ottica diventano marginali il seguire le battute alla lettera così come sono state scritte e l’attenzione minuziosa ai particolari (Furtwaengler ha sempre fatto pochissime prove prima di una esecuzione); l’importante è seguire l’andamento della frase musicale e coglierne il significato. Di qui la leggendaria lunghezza delle sue esecuzioni, che in realtà poi non sono tanto più lente di quelle di Toscanini, considerato un bersagliere; fa eccezione questa Eroica che dura più di 50 minuti, mentre di solito con altri direttori la sua durata si aggira sui 35/40 minuti. Un eretico per l’interpretazione letterale e filologica che si è affermata dopo di lui, ma un eretico di genio. Almeno per me nessuno come lui è riuscito a rendere lo spirito di certe sinfonie di Beethoven o di quel grande ciclo mitologico che è il Ring di Wagner (o almeno l’idea che mi sono fatto io di Beethoven o di Wagner). Come nel caso di questa sinfonia Eroica o della Nona del 1951, che secondo me sarebbero piaciute a Beethoven. In questa Eroica, in particolare nel famoso secondo tempo, la meditazione sulla morte si fa solenne e composta come in un grande e plastico bassorilievo greco-romano, purissimo ed autentico neoclassicismo alla luce di quella trascendenza di cui parlavo prima a proposito di esilio dell’anima. Ciascuno di noi é poi libero di interpretare secondo i propri gusti estetici e le proprie inclinazioni.

La sinfonia Eroica fu eseguita il 17 e il 19 dicembre 1944 a Vienna coi Wiener Filarmoniker. Probabilmente il disco è nato da una combinazione tra i due concerti. Aggiungo che secondo alcuni critici portati a ragionare in termini di best of the best ever, questa è la più grande esecuzione di tutti i tempi della più grande sinfonia di tutti i tempi.

Quando i Russi occuparono Berlino, si impadronirono di tutti i nastri delle registrazioni delle esecuzioni di Furtwaengler e li trasferirono a Mosca. Furono restituiti alla Germania solo nel 1989.