Quando l’aria che tira non è delle migliori, e le sceneggiate sul nuovo governo di questi giorni sono un fattore che contribuisce, mi piace distrarmi (quando posso) ammirando dipinti. E siccome uno dei temi che va per la maggiore è quello di costruire muri, io rispondo facendovi ammirare qualche opera che include un elemento architettonico assai simbolico: il ponte, metafora di collegamento tra due punti, tra due culture, tra due mondi. E forse proprio per questo un soggetto privilegiato in diversi dipinti.
Credo, senza tema di smentita, che il ponte più celebre tra quelli dipinti sia il ponte giapponese che Claude Monet ha ritratto un numero impressionante (ah ah) di volte nella sua tenuta di Giverny (dove come noto ha dipinto ancora più vedute del laghetto con le ninfee).
Prima ancora lo stesso Monet si era cimentato in altre serie rappresentante ponti ( il concetto di “impressione” era sinonimo di dipinti multipli dello stesso soggetto – d’altronde è stato lo stesso Monet che ha dato il via alla corrente). Ad esempio, del suo periodo londinese sono famose le opere che ritraggono i ponti di Charing Cross (oggi Hungenford) e di Waterloo.
Analogamente dipinse anche i ponti di uno dei sobborghi parigini sulla Senna più famosi, Argenteuil, località frequentata anche da Manet, Renoir e Sisley.
A volte lo stesso ponte è stato perfino rappresentato da autori diversi. Monet (poi basta eh, Claude!) dipinse il Pont de l’Europe (inaugurato da poco nei pressi della Gare Saint-Lazare) ma poco prima lo dipinse, in maniera alquanto differente Gustave Caillebotte.
L’impressionismo ha visto senza dubbio diversi autori per i quali i ponti sono sembrati un soggetto di sicuro interesse. Tra questi si possono annoverare anche Camille Pissarro, che eseguì diversi dipinti ritraenti il vibrante contesto urbano di fine ‘800, Alfred Sisley, che annovera splendide scene bucoliche con diversi ponti e naturalmente Vincent Van Gogh, Il cui ponte più famoso (anche in questo caso ritratto in diverse versioni) è il Pont de Langlois ad Arles.
Naturalmente, in quanto nella maggior parte dei casi i ponti passano sull’acqua, vi sono luoghi privilegiati dove è possibile immortalarli. E qual è il principale luogo sul pianeta a cui non mancano canali da attraversare camminando su un ponte? Vabbè, è troppo facile.
Il ponte di Rialto, dei Sospiri e i tanti ponticelli sui canali di Venezia hanno visto generazioni di pittori cimentarsi nella loro illustrazione, diventando a volte famosi proprio per avere scelto Venezia come sorgente di ispirazione, e il Canaletto ne è un esempio solare (sebbene poi abbia avuto anche lui il suo periodo londinese, con diversi dipinti di ponti sul Tamigi). Altri autori famosi hanno avuto il loro “periodo veneziano”, come il noto paesaggista J.M.W. Turner. Ma perfino pittori affermatisi come ritrattasti non sono potuti sfuggire alla tentazione di immortalare la città lagunare, come ad esempio l’americano (nato a Firenze) John Singer Sargent. Ecco lo stesso Ponte dei Sospiri in due versioni.
Quello che vale per Venezia naturalmente vale anche per le lande di Olanda e Belgio, molto spesso costellate di canali. Diversi paesaggisti del secolo d’oro olandese hanno rappresentato ponti (piccoli, eravamo nel 17mo secolo, eh), tra cui ad esempio Jacob Van Ruisdael, Jan van Goyen o lo stesso Rembrandt.
Siamo partiti con il ponte giapponese di Monet, mi pare giusto terminare con un paio di opere giapponesi, una di Hokusai, l’altra di Hiroshige, che ho avuto modo di vedere di persona durante una recente rassegna. Sono un perfetto esempio di arte ukiyo-e, la quale ha fatto dei ponti un soggetto rappresentato molteplici volte.
E a voi quale è piaciuto di più? 🙂
NOTE:
1 – Tutti i dipinti sono olio su tela, tranne quello di Rembrandt (olio su tavola) e le ultime due opere giapponesi che sono ukiyo-e, ovvero una tecnica di xilografia realizzata tramite matrici di legno su carta. Come tale, esistono più copie dello stesso soggetto, spesso con colorazioni anche abbastanza differenti.
2 – Immagine di copertina: Vincent Van Gogh, The Trinquetaille Bridge in Arles, 1888 – Collezione Privata, 73.5 × 92.5 cm