Un tetto

Non serve troppa immaginazione per capire l’importanza di un tetto sopra la testa. Sopratutto d’inverno.

Se è quasi sempre possibile trovare un tozzo di pane e un sorso d’acqua alla Caritas, in una chiesa, una sinagoga, una moschea o associazioni sempre più diffuse come le Banche del Cibo, non è sempre possibile trovare ospitalità se la disgrazia vuole ti ritrovi senza tetto.

E senza tetto tutto il resto crolla velocemente: non hai dove scaldarti, ripararti da intemperie e possibile violenza, dove lavarti, dove cambiarti d’abito, dove mettergli quegli abiti se li hai ancora con te! Crolla dunque la possibilità di recarti al lavoro se ne hai uno. Di dare un indirizzo a amici, parenti, possibili datori di lavoro se uno ne cerchi. Inizia a crollare il tuo mondo…

Questa, purtroppo, è una condizione in cui sempre più persone si trovano nelle nostre città, borghi e nazioni.

Il mio articolo non vuole essere un analisi del fenomeno o dare una risposta al problema, anche se sicuramente è un invito alla discussione sul tema. È, con dovute statistiche e nozioni sulla situazione contemporanea, un piccolo viaggio nel passato, su come in vari luoghi si sia a volte cercato di risolvere il problema “ tetto “ e se sia il caso, oggi, di ritrovare alcune di quelle soluzioni.

Oggi: Numeri.

Alcune cifre sulla situazione attuale.

Secondo i recenti dat ISTAT le persone senza tetto o senza fissa dimora in Italia sono quasi 100.000 (1)

In UK, dove durante la pandemia i numeri ( 203.400 nel 2020 ) erano in discesa grazie a particolari interventi, le previsioni per il 2024 sono devastanti: se la situazione continua come nel presente la cifra sarà  270.000. La drammatica situazione economica e politica ha visto l’aumento di affitti, bollette e generale costo della vita. Tra Ottobre e Dicembre 2022 sono stati registrati 14.000 sfratti. Recenti sondaggi hanno riscontrato che tra le fasce più povere della popolazione il costo di affitto-bollette è il 54% del salario. Tra le famiglie di salario medio e con mutuo è il 6%. (2)

Il costo medio di affittare una casa da un privato in UK nel 2022 andava da £1174 al mese a Londra a £820 al mese nel resto del paese. L’affitto medio di una casa popolare è £550 al mese.

Il salario medio in UK nel 2022 era tra £27.000-£33.000 all’anno per quelli impiegati a tempo pieno e £12.247 per i part-time.

Percentuale del salario pagato per affitto nelle diverse zone del U.K.

Se la ricostruzione del post guerra, con 1.2milioni di case popolari costruite tra il 1945-51 può essere considerato un meraviglioso esempio di investimento nella ricchezza abitativa della nazione, gli anni ‘80 marcano l’inizio della fine. Il governo Thatcher con il programma “ Right to buy “ che obbliga le amministrazioni comunali a vendere le case popolari ai residenti, mette le basi a un declino di cui vediamo i risultati nelle statistiche di sopra. L’obbligo ai comuni a disfarsi delle case popolari, spesso a prezzi bassissimi, non prevede il costruirne di nuove usando i fondi ricavati. In più, lo stesso governo, nonostante l’agguerrita battaglia dei contrari nella Camera dei Lords, liberalizza il costo degli affitti eliminando il “ Fair Rent “ fino a allora in vigore ( una specie di ‘equo canone ‘, con un prezzo fissato a seconda di metri quadri, condizioni e situazioni della casa o appartamento ). Nello stesso momento chi affitta ( tenant ) perde i diritti che aveva precedentemente e al padrone di casa ( landlord ) basteranno 21 giorni di avviso per sfrattare gli inquilini. Il costo degli affitti impenna di anno in anno e deteriorano le condizioni delle case/appartamenti affittati.

Nasce negli ultimi anni un altro profittevole fenomeno, grazie a incentivi fiscali governativi e bassi costi d’interesse per chi acquista proprietà da affittare: il “ Buy to Let “( Compra per affittare ).

Concludo, per il momento, la descrizione del problema “ tetto “ attuale, con una statistica finale: un quarto dei parlamentari Tory nel presente Parlamento sono “ landlords “. (3)

Ieri: Ty Unnos  

La storia delle chiudende dal 17mo al 19mo secolo è ben documentata e lo sono pure gli effetti sulle popolazioni rurali sfrattate e disperse per lasciare spazio alle grandi proprietà private a cui avranno accesso come servi o lavoratori in affitto. Tema comune in molte parti del mondo dove pastori prima liberi e piccoli agricoltori si trovano improvvisamente ai margini della società, senza terra e senza tetto. Comune è pure, secondo alcuni studi, che in diverse parti del mondo queste popolazioni abbiano ‘trovato’ un ricorso alla legge per costruirsi un tetto e appropriarsi di un pezzetto di terra con cui sfamarsi.

In Galles, quella “ legge” si chiama Ty Unnos: una notte. Non sembra avere le basi nel “ Common Law “ inglese ( il Galles ne è soggetto dal 1536 ), né leggi medievali gallesi o quelle istituite dal principe gallese Yywel Dda. Eppure…

L’espansione della popolazione del Galles tra il 16mo e 17mo secolo, insieme all’introduzione di nuove tasse e in seguito la chiusura delle terre, vede una migrazione di persone che dalle campagne si riversa nelle aree definite come “ Common lands “ ( dove è libero a tutti l’accesso, il temporaneo bivacco e il pascolo di bestie ). Sotto la convinzione di agire secondo la “ legge “ del Ty Unnos, qui reclamano un’abitazione e un piccolo pezzo di terra da coltivare. Se in una notte, dal tramonto all’alba, riusciranno a costruire un abitato da cui il fumo del comignolo sia evidente al mattino, ne acquisiranno il diritto di proprietà. Un‘ascia lanciata dai quattro angoli dell’abitazione deciderà il perimetro finale della terra attorno: dalla casa all’esatto punto in cui è  caduta.

Ty Hill, The ugly house. Pont Cyfyng. Conwy

Come potete immaginare erano umili stanzette di legno costruite in fretta e furia con particolare concentrazione sull’ essenziale comignolo. Nel tempo venivano ‘ sofisticate ‘ e avevano questo aspetto, fatte di pietra e ardesia locale.   L’artista gallese Antonia Derwust ispirata dai Ty Unnos, ha fotografato le centinaia di capanne di zinco che hanno fatto parte del panorama rurale  della sua terra per un secolo e ne ha minuziosamente ricostruito le copie in miniatura, preservandoli alla memoria prima che spariscano completamente come i Ty Unnos del passato ( alcuni diventati porcilaie o vere case, altri abbandonati o abbattuti ):

Colin Ward, scrittore, anarchico, ricercatore e educatore, nel suo prezioso libro “ Cotters and Squatters “, rimarca la mancanza di prove riguardo a una legge Ty Unnos. Riconosce però la possibilità che queste abitazioni siano state in qualche modo “ legalizzate “ da atti parlamentari quali i “ Squatters Rights “ ( aboliti dal governo conservatore solo in questi ultimi anni ), o con la richiesta di affitto dalle amministrazioni locali o con leggi che prevedevano il diventare ‘ proprietà’ il luogo dove si era vissuto per un certo numero di anni. Ward rimarca come in altre parti del mondo esistano simili situazioni, dove una spuria convinzione di “ è legge “ abbia visto nascere case o interi quartieri, barrios, favelas ecc.

Il fenomeno Ty Unnos, la costruzione in una notte, è presente in  testimonianze dalla Turchia, in Francia, in Irlanda, in Italia.

Sì, in Italia. De Sica ne fece un film: Il Tetto.(4)

Mi fermo qui. Sono noiosi gli articolo troppo lunghi e già mi sono dilungata! Ma vorrei, nella prossima puntata, dedicarmi al “ il tetto “ in America e le straordinarie costruzioni di coloro ai margini del boom economico passato e presente.

1)https://www.ilpost.it/2023/01/18/senzatetto-in-italia/

2)https://www.theguardian.com/society/2022/feb/22/homelessness-set-to-soar-in-england-amid-cost-of-living-crisis

3)https://www.opendemocracy.net/en/dark-money-investigations/quarter-tory-mps-are-private-landlords/

4)https://it.wikipedia.org/wiki/Il_tetto

5)https://threeacresandacow.co.uk/tag/ty-unnos/