Autunno

Gli alberi non danno ancora segnali. Pioggia e alte temperature hanno ritardato il cambio di colore che arriva prima della caduta delle foglie.

Le serate si fanno fredde e malinconiche, le mattine buie e nebbiose, la notte arriva presto.

Eppure, nei pomeriggi di sole, pensi sia ancora fine estate, tante sono le farfalle sugli astri, cosmos e salvie. Insieme a varie specie d’api sembrano danzare o abbeverarsi ignare della stagione del sonno.

E le vespe! Ubriache di frutta, in grandi gruppi o isolate, mangiano, ronzano spensierate, allegre all’abbondanza di pere e mele nel frutteto e gli ultimi afidi nell’orto. In quest’ultimo, nel diserbare o raccogliere varie radici e ortaggi, scopri ghiande e nocciole nascoste da scoiattoli previdenti o carote intelligentemente rosicchiate da topini di campagna.

Ma c’è un altro avvenimento che marca l’arrivo dell’autunno.

Il destino dei gemelli della tarda (e seconda) nidiata di ricci.

Mi hanno rallegrata, preoccupata e intrattenuta per ore. Mi hanno fatto sperare la stupida speranza questa volta fosse diversa dalle altre. Invece non ce l’hanno fatta. Nati troppo tardi per essere pronti al lungo letargo, li ho sepolti sotto un albero, uno accanto all’altro.

Autunno: melanconico, colorato, abbondante, ricco e crudele.