Mysore Pak

Mentre in Europa l’autunno vede attualmente la sua principale festa in Halloween e nella Festa di Ognissanti (ognuna di esse con il suo corteo di dolcetti torte torroni e biscotti piu’ o meno allegramente macabri), nel subcontinente indiano l’autunno è il periodo della festa di Dussehra, cioè quella sentitissima celebrazione che ricorda la leggendaria vittoria di Rama sul demone Ràvana, re  di Sri Lanka, dotato di ben dieci teste e reo di aver rapito Sita, moglie di Rama e simbolo indiano della Perfetta Moglie e della bellezza femminile.

La festa di Dussehra è una gioia per tutti, ma (così come Halloween) soprattutto per i bambini, ed è (ancora come Halloween) una festa che ha al suo centro il travestimento e la recita.

Ogni strada di città e paesi è decorata con grandi festoni di fiori e con tabelloni che narrano le storie del Ramayana; sono allestiti nelle piazze e nei crocicchi palcoscenici in cui tutti gli abitanti del quartiere (così come un tempo per le nostre recite natalizie o pasquali), della comunità di villaggio o della associazione religiosa rivestono i panni di un personaggio del ciclo narrativo, ma i bambini in particolare vanno tutti ad interpretare, vociando e correndo per le vie ed i cortili in gruppi numerosi, l’esercito che aiutò Rama a sconfiggere ed uccidere il demone Ràvana (un parente simbolico di Plutone, con tanto di ratto della giovane fanciulla solare) ; questo esercito era costituito di scimmie, ed al comando aveva il dio indiano che rappresenta l’ardimento, la saggezza e la capacità di inventare: il dio scimmia Hanuman.

Potete dunque immaginare quanto sia divertente per i bambini poter scorazzare liberamente senza essere richiamati all’ordine e, sotto le spoglie di guerrieri-babuino armati di spada giocattolo, poter fare qualsiasi scherzo agli adulti senza essere puniti.

La festa di Dussehra rappresente un concetto caro al mondo hindu; senza la buia notte, senza la periodica crisi  e caduta del mondo nell’oscurità, neanche la Luce della Saggezza può nascere e soprattutto trasformarsi, in modo da essere davvero fonte di evoluzione e non solo rigida norma etica. Allo stesso modo quindi il singolo deve sperimentare in sè il potere della crisi, della messa in dubbio dei valori e del mondo, per poter ritrovare di nuovo la sua ‘Via’ e per far trionfare dentro di sè la luce della Vera Consapevolezza.

In molti stati indiani non si festeggiano affatto Rama e Sita, ma altre divinità con la stessa valenza simbolica; nel Mysore si festeggia la vittoria di Chamundi  (parente stretta di Khali La Nera, La Misericordiosa, che tutti avrete sentito nominare), una delle tante che rappresentano la Dea per Eccellenza, la Shakti (Intelligenza femminile dell’Universo, Potenza Creatice, Energia Cosmica) sul demone bufalo Mahishasura, che rappresenta le forze distruttive indistinte del Caos; si celebra quindi la Luce della Ragione e della Compassione, che a tali forze impone un ritmo costante dominandole ed illuminandole con la sua azione maieutica.

Quello che però rimane uguale è che gli indiani, tra una processione e l’altra, tra una recita e l’altra, tra un pasto rituale, un lavacro, una risata ed un canto corale, fanno luculliane scorpacciate di dolci.

Uno di questi, quello appunto del Mysore, è diventato famoso nel mondo per la sua bontà; è il “Mysore Pak”, dolce forse piuttosto antico ( risalente al ‘700), ma che una delle mille narrazioni vuole sia stato inventato nei primi anni del’900 dal cuoco di palazzo del raja del Mysore, una volta in cui il suo signore era particolarmente desideroso di spizzicare dolcetti, ma la cucina era quasi vuota.

Se non avete paure del burro e dello zucchero questo dolce non vi deluderà, credetemi, nonostante la sua assoluta semplicità.

Ottimo anche da preparare per le feste natalizie (o per una cena tra amici); alla stregua di un torrone o di un pane di Natale si può preparare con anticipo, si conserva bene per moltissimi giorni fuori dal frigo e non ne soffre affatto, anzi!

Ecco cosa occorre:

200 gr. di ghee ( burro chiarificato, potete trovarlo nei negozi etnici, nei supermercati, o anche prepararlo da voi)

200 gr. di farina di ceci

400 gr di zucchero

100 ml di acqua.

Prendete un paio di noci di ghee (anche tre) e mescolatele alla farina di ceci, cercando di impregnarla un poco.

In una padella larga dal fondo spesso preparate lo sciroppo con lo zucchero e l’acqua ; in questo momento potete inserire, se li gradite, i semi di una decina di bacche di cardamomo, o un cucchiaino di polvere di cardamomo macinata; ma vi assicuro che anche senza è buonissimo.

Quando lo sciroppo sarà viscoso e trasparente aggiungete la farina di ceci e mescolate tutto amalgamando bene, si formerà una pasta ( attenti ai grumi) ; a questo punto aìggiungete il ghee precedentemente liquefatto al calore ( o al microonde), sempre continuando a mescolare; quando il ghee, precedentemente amalgamato, comincerà a tornare sulla superficie del composto, spegnete il fuoco.

Il Mysore Pak è pronto; versatelo in un contenitore (una vaschetta di alluminio va benissimo; dovrà risultare alto circa due/tre centimetri al massimo)  unto di olio di semi (di sesamo, tostato se volete un po’ di sapore ulteriore, ma va benissimo qualsiasi olio) , livellatelo bene con la spatola, e lasciatelo raffreddare.

Prima di servire tagliatelo a  piccole losanghe o a quadrettini; piccoli perchè è un dolce molto sostanzioso e saporito, che vagamente ricorda il mou, quindi va assaporato a piccoli morsi, e ne basta poco a persona.

Se volete potete decorare la superficie con sesamo tostato, o meglio ancora mandorle o pistacchi.

Che la Potente Shakti vi sia al fianco :).