RASPUTIN, IL DIAVOLO SANTO – Parte seconda

Rasputin giunse a Pietroburgo nell’inverno del 1904, durante la guerra russo-giapponese, preceduto dalla fama delle sue doti di chiaroveggenza e taumaturgia. All’epoca era molto in voga lo spiritismo e Rasputin fu subito invitato a partecipare alle sedute medianiche. I pietroburghesi volevano da lui delle profezie e lui li accontentava: quando, ad esempio, gli fu chiesto se la flotta russa avrebbe vinto contro il Giappone, lo starec rispose: «Il cuore mi dice che colerà a picco». Questa sua predizione in effetti si avverò di lì a poco con la battaglia di Tsushima. Un’altra celebre profezia fu quando, al passaggio del Primo Ministro Stolypin, pronunciò la sinistra frase: «La morte cammina accanto a lui». Il giorno dopo Stolypin fu ucciso in un attentato durante una rappresentazione teatrale.

Ben presto il contadino siberiano fu introdotto in uno dei salotti più influenti della città, quello del granduca Petr Nikolajevic, cugino dello zar. Qui dominavano le sorelle Milica e Stana, rispettivamente moglie e cognata del granduca. Figlie del re del Montenegro, erano dette “le principesse nere” perché si interessavano di occultismo e di fenomeni paranormali. Le due montenegrine condividevano questa passione con la zarina Alessandra e le raccomandarono caldamente Rasputin. Superstiziosa e facile preda di ciarlatani, tuttavia Alessandra non fu l’unica a nutrire ammirazione per il contadino, dato che a quel tempo tutta Pietroburgo pendeva dalle sue labbra. Non è facile comprendere tutto ciò per chi è lontano dai tempi e dalla cultura della Russia del 1905: la venerazione che veniva riservata ai santoni, il clima di credulità religiosa, l’interesse diffuso per il paranormale, possono risultare incomprensibili nel mondo moderno in cui viviamo.

Il 1 novembre 1905 lo zar Nicola II scriveva nel suo diario: «Oggi abbiamo conosciuto l’uomo di Dio Grigorij». Quel giorno si sarebbe rivelato fatale, non solo per le vite dei protagonisti, ma anche per l’intero impero zarista.

Alessandra Feodorovna era una donna nevrotica che viveva in uno stato di ansia costante, poiché ogni crisi del suo bambino emofiliaco poteva essere l’ultima: all’epoca infatti l’emofilia era una malattia incurabile e difficilmente chi ne era affetto riusciva a superare l’infanzia. Nel periodo in cui Rasputin giunse a Pietroburgo la situazione nella famiglia imperiale era drammatica perché l’erede era spesso in punto di morte. La prima volta che lo starec, in gran segreto, fu chiamato a Palazzo, il piccolo Alessio era a letto per un grave attacco. Rasputin si chinò come in trance sul lettino e il bambino si agitò molto, ma dopo pochi minuti si calmò addormentandosi serenamente, per svegliarsi guarito il mattino dopo. E queste guarigioni miracolose continuarono per anni: laddove la scienza medica falliva, riusciva lo starec con le sue preghiere e i suoi poteri taumaturgici. Possiamo quindi immaginare quanto la fanatica zarina idolatrasse quest’uomo, l’unico secondo lei in grado di tenere in vita suo figlio.

La questione sul modo in cui Rasputin riuscisse a fermare le emorragie di Alessio è stata dibattuta per cento anni, con spreco di supposizioni e spiegazioni pseudo-scientifiche. Si sono tirate in ballo, tra le altre cose, l’ipnosi e strane medicine tibetane; altri hanno sostenuto che una forte emozione in un individuo emofiliaco potesse portare ad una temporanea guarigione. Molto più banalmente, pare fosse la sospensione nella somministrazione di aspirina, noto anticoagulante (ma all’epoca lo si ignorava) a far cessare le perdite di sangue.

Rasputin nel 1913 con la zarina Alessandra e i piccoli Anastasia, Alessio e Maria.

La coppia imperiale arrivò a dipendere in tutto da “l’uomo di Dio”: si rivolgevano a lui per avere consigli su come affrontare le avversità della vita, per curare le frequenti ricadute dell’erede, ma anche per i numerosi acciacchi della zarina, tutti di natura psicosomatica, che solo Rasputin sapeva lenire. Era dunque divenuto indispensabile tanto al figlio quanto alla madre. Fin da subito si creerà infatti tra Alessandra e Rasputin un legame molto stretto che non pochi all’epoca ritennero scandaloso. Tuttavia, a dispetto di quanto viene comunemente creduto, nessuno tra i biografi più autorevoli ha mai accreditato la tesi che tra i due esistessero rapporti di natura sessuale: si trattava di una leggenda creata ad arte dai rivoluzionari, che avevano tutto l’interesse a far passare lo zar come un uomo debole e cornuto e la zarina come una depravata ninfomane che si concedeva ad un contadino sporcaccione.

Rasputin e le donne

Si è scritto di tutto sul rapporto tra lo starec e le donne. In quegli anni la stampa scandalistica ci andava a nozze, poiché i lettori divoravano gli articoli scabrosi su di lui, anche se molte volte si trattava di storie inventate per far salire le tirature dei giornali. Nacque così il mito di un personaggio da film porno, assetato di sesso e insaziabile. Si favoleggiava che fosse superdotato, e persino ai giorni nostri la leggenda persiste, tanto che in un museo di San Pietroburgo è esposto nella formalina un disgustoso membro maschile spacciato per quello di Rasputin, al quale sarebbe stato estirpato post mortem dai rivoluzionari in segno di disprezzo.

Per la sua condotta licenziosa fu messo sotto sorveglianza dalla polizia segreta (l’Ochrana) e ben presto il Presidente della Duma, Rodzianko, dichiarò che esisteva un corposo dossier con prove certe che il sant’uomo avesse corrotto decine di ragazze. E’ indubbio che per due decenni migliaia di donne, a cominciare dalle contadine per finire con la zarina, abbiano cercato aiuto spirituale e miracoli da Rasputin. Altre lo avvicinavano per mera curiosità e numerose furono quelle che, quando diventò potente, lo cercarono per ottenere vantaggi, disposte a tutto. Ma molto fu anche volutamente esagerato e strumentalizzato per screditarlo.

La famigerata Anna Vyrubova, accusata di ogni nefandezza da parte dei rivoluzionari, compresa quella di essere l’amante del mistico, fu arrestata all’indomani della Rivoluzione di Febbraio e interrogata dalla Commissione d’Inchiesta istituita dal Governo Provvisorio; alla domanda se avesse mai avuto rapporti intimi con Rasputin rispose, inorridita: «E quale donna normale avrebbe mai voluto avere rapporti intimi con lui? Era un vecchio!» Non creduta, per scampare ad una condanna a morte quasi certa chiese di essere sottoposta ad una visita ginecologica, all’esito della quale risultò che era vergine.

Stando al suo segretario Aaron Simanovic, Rasputin era infastidito dall’adorazione fanatica delle seguaci e rifiutava quelle che gli si offrivano. Per contro, inseguiva assiduamente tutte quelle che non cedevano alle sue avances. Sembra che lo starec sbaciucchiasse di continuo le donne poiché considerava i suoi baci come un antidoto contro le seduzioni. Una sorta di “omeopatia sessuale”, insomma, cioè la cura con dosi minime di ciò che è dannoso in dosi maggiori! Togliendo alle donne i pensieri peccaminosi li prendeva su di sé, dopodiché andavano nella sauna per verificare se la purificazione aveva avuto successo o meno. Si può concludere che senza dubbio Rasputin avesse qualcosa che attirava le donne, e per quanto combattesse da tutta la vita il demone della carne, la difficoltà di superare le tentazioni era accresciuta dal fatto di averne sempre intorno un gran numero.

Una celebre foto di Rasputin circondato da dame dell’alta società pietroburghese .

L’arrampicata politica

Se l’influenza di Rasputin fosse rimasta limitata ai problemi domestici della famiglia imperiale forse non avrebbe avuto effetti così disastrosi sul destino della Russia, ma purtroppo ben presto dilagò in ogni campo, compresa l’alta politica. Nel suo appartamento pietroburghese si recava la gente del popolo, nobili e politici, religiosi e banchieri, tutti a chiedere guarigioni, profezie e favori di ogni tipo. A volte la fila dei postulanti era così lunga che molti dovevano aspettare per le scale. Nelle sue mani passavano mazzette per ottenere un po’ di tutto: un buon impiego, un avanzamento di carriera, persino titoli nobiliari. In casa sua si decidevano i ministri, scelti tra i suoi seguaci, tutta gente che gli doveva qualche favore e che poteva facilmente manovrare; oggi lo definiremmo un “cerchio magico”.

Con l’avvento della Prima guerra mondiale, che avrebbe dovuto essere breve e si rivelò invece una lunga carneficina, soprattutto per migliaia di mugik (contadini) come lui, Rasputin cadde in depressione. Del resto le sue idee religiose, pur discutibili, erano improntate al pacifismo e alla fratellanza tra gli uomini. Ben presto decise di influire sullo zar per riportare la pace in Russia e questa mossa lo rese ancor più inviso ai “poteri forti”: la casta militare, la camarilla di corte, l’aristocrazia nazionalista, la destra ma anche l’opposizione liberale.

Si diffusero teorie di complotti ebraici e di “forze oscure” che tramavano nell’ombra contro la Russia in guerra: così venivano definiti lo starec e la sovrana (chiamata in maniera dispregiativa la niemka1 per le sue origini assiane), accusati di essere spie che passavano segreti militari alla Germania, demoralizzando gli uomini al fronte. La popolazione inoltre era indignata dal sospetto che i Romanov stessero progettando una pace separata con i tedeschi; in realtà, la Commissione d’Inchiesta nel 1917 non trovò prove di queste accuse e concluse che i sovrani erano innocenti. Appena un anno dopo, chi cercò ed ottenne una pace con la Germania a condizioni vergognose fu Lenin, ma questa è un’altra storia…

Anche la presunta collaborazione di Rasputin con il nemico non ha mai trovato conferme. Ma ormai aveva attecchito la teoria che la niemka e il suo santone fossero spie, come pure amanti: i due comparivano in disegni osceni sui muri della città ed erano il bersaglio di centinaia di barzellette sporche. La corona veniva ridicolizzata per colpa di un contadino e questo non era più tollerabile per il Partito Monarchico.

Una delle tante caricature sconce di Rasputin e Alessandra

Ma nonostante i pettegolezzi, Alessandra non cambiò mai la sua opinione su Rasputin, anzi continuò a considerarlo l’unico di cui potersi fidare. L’esaltata donna sosteneva che  le voci su Padre Grigorij erano solo calunnie e che tutto ciò che lui faceva era santo. Lo starec era ben consapevole del suo ascendente sulla zarina, alla quale ripeteva in continuazione: «Tu non puoi fare a meno di me e nemmeno lo zar. Se io non fossi qui a proteggervi, perdereste vostro figlio e la corona entro sei mesi.» E lei non voleva certo correre un simile rischio.

Con lo zar al fronte, era Rasputin a detenere il potere e ad esercitarlo tramite la zarina, la quale assecondava ogni sua richiesta, tanto da meritarsi l’appellativo di “Zar senza corona”. Dietro suo consiglio tra il 1915 e il 1916 ci fu una lunga serie di rimpasti di governo e la macchina statale in pratica cessò di funzionare, proprio in un momento in cui il Paese avrebbe avuto bisogno di un esecutivo forte e stabile. Alessandra aveva sempre dimostrato scarso interesse per la politica, ma ora, sotto l’influsso dell'”uomo di Dio”, si era messa in testa di aiutare il marito nelle questioni di stato e riuscì a convincerlo a perseverare nel suo ruolo di monarca autocratico sordo alle richieste del suo popolo, che da anni gli chiedeva invano delle riforme. In tal modo la Russia precipitò verso la sanguinosa rivoluzione che portò al potere i bolscevichi.

Nel 1916 era chiaro a tutti che i sovrani erano marionette nelle mani dell’astuto mugik e che la sua influenza avrebbe portato la dinastia alla rovina. L’ultimo tentativo incruento per allontanare Rasputin dalla capitale fu fatto dal Primo Ministro Trepov, che gli offrì una somma spropositata per tornarsene in Siberia, ma lui non cedette al tentativo di corruzione, anzi ne informò la zarina, che lo ammirò ancora di più per questa dimostrazione di fedeltà. Ormai per liberare lo zar e la sua famiglia dalla nefasta influenza dello starec non restava che la soluzione estrema: l’omicidio.

 

1) La tedesca.

 

Pubblicato da Lady Viper

Strega Wicca. Restituisco per tre volte quello che ricevo, nel bene e nel male. Quindi occhio...