RASPUTIN, IL DIAVOLO SANTO – Parte prima

Si tratta di uno dei più discussi, controversi e misteriosi personaggi del XX secolo. La sua faccia, giunta fino a noi da numerose fotografie, era caratterizzata da un grosso naso gibboso, barba incolta e lunghi capelli neri con la scriminatura al centro. Parlava in modo sconnesso, sibillino, come gli oracoli e le pizie nel delirio mistico. Ma erano soprattutto gli occhi a rimanere impressi nella mente di tutti quelli che lo incontravano e che, in effetti, colpiscono anche attraverso le fotografie. Essi sono descritti in modo abbastanza unanime da diversi testimoni: «sguardo magnetico dotato di una forza ipnotica», «occhi chiari e profondamente incavati», «è impossibile resistere a quello sguardo», e così via. Era anche grazie a quello sguardo ipnotico, oltreché all’alone suggestivo e mistico che lo circondava, che Rasputin plagiava e seduceva sia dame dell’aristocrazia che donne del popolo.

Una data di nascita controversa

Grigorij Efimovic Rasputin nacque a Prokrovskoe, un villaggio nel governatorato di Tobolsk, in Siberia. La data di nascita è controversa: gli storici moderni la collocano tra il 1869 e il 1870, mentre nelle enciclopedie sovietiche veniva indicata nel 1864-1865. Lui stesso contribuiva a creare confusione aumentandosi l’età di qualche anno, perché voleva essere considerato uno starec (monaci anacoreti, guide spirituali con poteri di profetare e guarire), e gli starec erano molto anziani. Di recente è stato ritrovato un censimento della fine del XIX secolo dove, accanto al nome Grigorij Rasputin, è indicata come data di nascita il 10 gennaio 1869. Il 10 gennaio per i russi era il giorno di San Gregorio, e all’epoca era usanza dare ai bambini il nome del santo che si festeggiava il giorno della loro nascita.

Il padre di Rasputin, Efim, era un ubriacone inveterato (l’ubriachezza era quasi la norma tra i contadini), ma era riuscito nel tempo ad acquisire una certa agiatezza. La madre, Anna, anch’ella figlia di contadini, gli generava puntualmente delle femmine che morivano tutte durante l’infanzia. Grigorij fu l’ultimogenito della coppia ed anche l’unico ad essere sopravvissuto fino all’età adulta. Rasputin, a dispetto della leggenda, non era il soprannome dato a Grigorij a causa delle sue dissolutezze, bensì il cognome autentico: derivante da una parola infamante, rasputa, ossia depravato, libertino, ben poco si addiceva ad un sant’uomo, tant’è vero che più tardi la zarina glielo cambiò in Novij (il Nuovo).

Grigorij trascorse la giovinezza tra sbornie, gozzoviglie e risse, prendendosi ogni libertà con le ragazze, attitudine per cui finiva spesso picchiato da padri, fratelli e mariti delle malcapitate. Occasionalmente rubacchiava qua e là, e quando veniva scoperto erano botte da orbi. Del resto, le risse sanguinose erano un fatto comune in Siberia, anche per motivi futili, a causa dell’alcolismo dilagante. Una volta a causa di un furto fu colpito in testa con un bastone e rischiò grosso; secondo alcune fonti, da quella bastonata rimase un po’ strano e come intontito, guadagnandosi l’appellativo di “Griska lo scemo”. Tuttavia, parallelamente alla sua indole dissoluta, aveva una dolce tendenza alla contemplazione e al romanticismo, che stupiva i rozzi coetanei e attirava le ragazzine: come disse lui stesso riferendosi a quel periodo, «in fondo al mio cuore meditavo su come si salva la gente».

Quando fu il momento di prendere moglie, la scelta cadde su Praskovja Feodorovna, una contadina del villaggio vicino, più vecchia di lui. Nelle campagne le mogli non venivano scelte per la gioventù o per la bellezza, ma per la forza fisica che consentiva loro di lavorare sodo nei campi e in casa. Praskovja gli dette tre figli (Dimitri, Maria detta Matrena e Varvara) e si rivelò una moglie esemplare perché era una grande lavoratrice e nella fattoria dei Rasputin due braccia in più erano indispensabili, soprattutto da quando, intorno ai 28 anni, Grigorij cominciò ad assentarsi spesso per visitare luoghi santi. Era l’inizio della sua trasformazione, quel percorso che lo avrebbe accompagnato per tutta la vita alla ricerca di Cristo.

Rasputin con i tre figli in Siberia

 ll pellegrino e la lotta contro il demone carnale

Secondo la leggenda, lavorando come vetturale un giorno trasportò uno studente di teologia che gli parlò di Dio. La conversazione produsse un effetto prodigioso nell’animo di Rasputin, che decise di consacrare la propria vita alla spiritualità. La figlia Matrena espone una tesi ancora più poetica, e cioè che gli sarebbe apparsa la Madonna di Kazan per dettargli la strada da seguire, mentre secondo il padre, molto più prosaicamente, suo figlio si sarebbe avvicinato alla religione soltanto per sfuggire ai pesanti lavori agricoli.

Ad ogni modo, da quel giorno Griska divenne un altro uomo: come prima cosa, smise di bere e di fumare, e di mangiare carne e dolci. Intraprese la vita del pellegrino (strannik), andando a visitare monasteri, chiese e conventi, percorrendo a piedi le sconfinate steppe russe, chiedendo l’elemosina e un rifugio per la notte. Per i contadini russi accogliere gli stranniki era un dovere da cristiani, per cui trovò sempre qualcuno che lo aiutava. Lungo il cammino parlava con Dio e con la natura circostante, con gli alberi, i fiori, gli animali dei boschi. Rasputin era, tutto sommato, un panteista e questo culto pagano della natura, quasi primitivo, sarà sempre presente in lui.

Grigorij aveva sempre più spesso delle visioni e sosteneva di avere il dono della preveggenza, come saper ritrovare oggetti smarriti, ma siccome nessuno è profeta in patria, al villaggio natio continuavano a considerarlo nient’altro che l’ubriacone lussurioso di sempre. Anche a casa ridevano di queste sue stravaganze, ragion per cui vi rimaneva di rado.

Durante i suoi pellegrinaggi, tuttavia, Rasputin non incontrò soltanto Dio, ma anche e soprattutto Satana. A suo dire, la principale astuzia del diavolo è convincerci che Satana non esiste, ma lui al contrario se lo sentiva sempre accanto. Il diavolo lo tentava cercando di convincerlo a rubare per sopravvivere e a soddisfare i propri bisogni carnali; lui lottava strenuamente per resistere, ma purtroppo, diceva, il demone della carne sottopone a maggiori tentazioni proprio chi gli fa resistenza e osa sfidarlo. Avrebbe mantenuto per sempre l’abitudine di parlare con Satana, minacciandolo ad alta voce, gesticolando animatamente e invocando Dio perché lo aiutasse a vincere il demonio.

All’inizio del ‘900 Rasputin cominciò a diventare famoso in tutta la Siberia per i suoi presunti prodigi, e ritornava sempre più spesso dai suoi girovagare con delle pellegrine al seguito. Aveva ormai dei seguaci, o meglio, delle seguaci…

L’isba di Rasputin a Pokrovskoe

I Chlysty e il parossismo sessuale

In quel periodo Rasputin fu accusato di appartenere ai Chlysty (flagellanti) una setta illegale ma molto popolare. Nel XIX secolo vi erano sette per tutti i gusti in Russia; i Chlysty (probabile deformazione di Chrysty) ritenevano che ogni uomo potesse diventare un cristo ed ogni donna una madonna, bastava semplicemente liberarsi del peccato originale tramite un ascetismo estremo. Ma l’astinenza era riservata alla vita di tutti i giorni, mentre nel corso delle cerimonie rituali (radenie) i membri della setta si abbandonavano a orge sfrenate, cercando di concepire quanti più “cristi” e “madonne” possibile, il tutto in uno stato di parossismo mistico-erotico preceduto da una vorticosa danza propiziatoria e da autoflagellazioni. Secondo gli adepti, durante i radenie lo Spirito Santo entrava dentro di loro e se venivano concepiti dei bambini, li si considerava esseri purissimi in quanto non figli della carne, ma dello Spirito Santo. Una vera e propria “ginnastica spirituale” attraverso la quale raggiungere la catarsi. Teoria a dir poco stravagante, ma se non si comprende la concezione dei Chlysty per cui il peccato si redime peccando, non è possibile comprendere il fenomeno Rasputin.

Nonostante la scomunica da parte della Chiesa e la persecuzione dei suoi membri, la setta si diffuse capillarmente in tutta la Russia.  Il primo procedimento penale contro Rasputin fu avviato nel 1903: al Concistoro di Tobolsk arrivò una denuncia per eresia, per lo strano comportamento dello starec con le donne e per il modo con cui le “purificava” dai peccati mentre facevano insieme la sauna. Fu inviato un inquirente a Pokrovskoe, ma quella volta non fu scoperto nulla di disonorevole. Tuttavia, la nomea di essere un flagellante rimase appiccicata addosso a Rasputin per tutta la vita.

Ma com’è che questo contadino analfabeta, rozzo, sconcio e per alcuni perfino pazzo, riuscì ad entrare nell’entourage di uno degli uomini più potenti del mondo, lo zar di tutte le Russie, fino a diventarne il consigliere più fidato?

Pubblicato da Lady Viper

Strega Wicca. Restituisco per tre volte quello che ricevo, nel bene e nel male. Quindi occhio...