Come salendo di corsa in cima ad un campanile si possa diventare cardinale e primo ministro.

Giulio Alberoni (1664 – 1752), era un giovane molto sveglio e di bell’aspetto del popolo di Piacenza. Suo padre era un bracciante giardiniere e la madre una cucitrice, ed avevano altri cinque figli. Il ragazzo attirò l’attenzione di Monsignor Vescovo, perchè nelle feste patronali era sempre il primo a salire in cima al campanile.
Oltre a consegnargli il premio per la gara di arrampicata, lo invitò ad un colloquio privato e più intimo in separata sede in Curia. Il ragazzo era sveglio e non si fece ripetere l’invito due volte e il Monsignore lo avviò ad una tranquilla carriera ecclesiastica all’interno della Curia piacentina.
Sennonché scoppia la Guerra di Successione Spagnola e un’armata francese scende in Italia a contrastare agli Asburgo lo spagnolo Ducato di Milano.
Nel 1702 l’esercito francese, in quel momento comandato dal duca di Vendome, si trova ad operare ai confini del ducato di Parma e Piacenza.
Il duca (1654 – 1712) è figlio di Laura Mancini, una delle belle nipoti del cardinal Mazzarino, e di un discendente di un figlio naturale legittimato di Re Enrico IV e Gabrielle d’Estrée. In quanto legittimato, fa parte della famiglia reale dei Borbone. Arruolatosi da giovanissmo nell’esercito, ha fatto carriera sotto i più famosi generali francesi come il maresciallo Turenna e il maresciallo di Lussemburgo. Nell’esercito ha dato libero sfogo alle sue tendenze omosessuali, che non nasconde affatto, e ama frequentare la soldataglia quando è in campagna di guerra, e i peggiori ambienti malfamati di Parigi nei periodo di pace. Ha modi e comportamenti estremamente volgari e grossolani, che fanno inorridire le preziose dame di corte, con sua grande soddisfazione.
Il Duca di Saint-Simon lo descrive come per nulla di bell’aspetto, per giunta è scampato miracolosamente ad un attacco di vaiolo, che gli ha rovinato il viso. Più tardi negli anni, l’uso di sali di mercurio, con cui si curava la sifilide, gli corroderà le narici fino a fargli avere due buchi al posto del naso.

Il Duca di Vendome

La vicinanza al confine delle truppe francesi preoccupa il Duca di Parma e Piacenza: c’è il rischio che i soldati sconfinino per compiere foraggiamenti e razzie; inoltre il Ducato si é dichiarato neutrale e vuole evitare scontri ad ogni costo. Il Duca Farnese dà quindi incarico al vescovo di Piacenza di andare a parlamentare col Duca di Vendome e ottenere garanzie che i confini del suo stato non saranno violati.
Monsignore arriva al campo francese e viene introdotto alla presemza del Vendome. Questi è seduto alla seggetta e, quando vede entrare il prelato, si alza, si gira verso di lui e si tira su le brache. Monsignore, non profferisce motto, gira i tacchi e se ne va, umiliato e offeso nella sua dignità.
Da notare che in Francia era normale per il Re stesso ricevere stando alla seggetta, anzi, per gli ammessi, era un grande onore perchè era segno di intimità. Naturalmente non si mostrava il sedere sistemandosi le brache.
Ma il Farnese preme, ha urgenza, e allora il Vescovo si fa furbo, sia pure a malincuore: stavolta manda il suo vicario.
Quando al Vendome viene annunciato l’arrivo di un altro prete, pensa:”Questi se la cercano”, e ripete la scena. Si alza dalla seggetta, si gira verso l’Alberoni per tirarsi su le brache e a quel punto Alberoni si butta in ginocchio, spalanca le braccia ed esclama:”Oh qual maravilia di culo! Giammai io vidi al mondo culo sì bello!”
E’ fatta. Il Ducato di Parma e Piacenza è salvo e il Duca di Vendome ha acquisito un consigliere spirituale, che non fa mai male in guerra.
Alberoni seguirà il Duca di Vendome durante il resto della campagna d’Italia, poi sul fronte tedesco e infine su quello del Brabante belga. Qui, nel 1708 le armate francesi subiscono una durissima sconfitta ad Oudenaarde ad opera degli eserciti anglo-imperiali del duca di Marborough e del Principe Eugenio. In parte la sconfitta è dovuta ai disaccordi tra il Vendome e il giovane nipote di Luigi XIV, il Duca di Borgogna, che vuol far di testa sua. Il re, irritato, naturalmente se la prende col Vendome e gli ritira ogni comando. I due amici passano due anni di bisboccia a Parigi. Ma nel 1710 la situazione in Spagna si fa pesante, l’esercito anglo-carlista si sta facendo pericoloso, e allora ancora una volta si ricorre al Vendome. Egli arriva a corte, presenta l’Alberoni e lo lascia a corte come suo fiduciario e parte a sconfiggere i carlisti a Villaviciosa e ad inseguire i superstiti fino a Barcellona.
A corte, con metà dei cortigiani che sono carlisti, con un’etichetta che è il trionfo dell’assurdo, Filippo V e sua moglie Maria Luisa di Savoia fanno a gara a chi è più imbranato. Per fortuna la Camarera mayor della Regina, madame de la Tremoille, riesce a tenere sotto controllo tutta la baracca. Non solo, ma fa da mamma, da tutrice, da governante e da nutrice ai due regnanti.

Filippo V di Spagna

E’ una mezza avventuriera pure lei: rimasta vedova giovanissima perchè il marito ha fatto un duello a quattro e c’è scappato il morto, per cui è dovuto fuggire via dalla Francia, morendo poco dopo. Allora lei scende a Roma e intorta Flavio Orsini, che il popolo dice che gli escono i baiocchi dalle orecchie. Non è vero, si è fatto mangiare tutto dagli Odescalchi. Morto Orsini lei intenta un processo contro gli Odescalchi, ma lo perde e allora se ne torna in Francia e si crea un titolo di sua invenzione che nessuno le contesta, Princesse des Ursins, quando avrebbe potuto chiamarsi Duchessa di Bracciano. A Parigi entra nelle grazie della Maitenon e ottiene di accompagnare nel 1701 Maria Luisa di Savoia diretta in Spagna a sposare Filippo V.

Maria Luisa di Savoia

Se non aveva ancora avuto agio di gustare le gioie dell’altro sesso, Alberoni trova l’occasione con la bella Camarera Mayor. Insieme fanno il bello e cattivo tempo a corte e lui ottiene vari titoli ecclesiastici e la carica di ambasciatore del Ducato di Parma. Ma ai primi del 1714 Maria Luisa muore. Filippo V è religiosissimo, non vuol cadere nel peccato di lussuria, e vuole risposarsi subito. I due si mettono d’accordo e lo convincono a sposare Elisabetta ultima dei Farnese. Per Alberoni è una bazza e non dice all’amica che peperina sia la nuova sposa. La princesse des Ursins va incontro al confine dei Pirenei alla sposina novella in abito di gala. Inizia l’incontro e poco dopo le urla corrono per le gole dei Pirenei. La camarera mayor è licenziata su due piedi e deve lasciare il territorio spagnolo

Anne Marie de La Trémoille Princesse des Ursins

immediatamente. Lei attraversa i Pirenei solo con l’abito di gala addosso e il cocchiere che guida il semplice calesse si ritrova con una mano congelata. Alberoni, con una Regina che è anche sua sovrana per nascita, vola alto. Nel 1717 ottiene il cappello cardinalizio e diventa primo ministro.

Sappiamo come andò a finire: spinto dalla ambiziosa Elisabetta Farnese, intraprende una politica volta a far recuperare alla Spagna il ruolo di grande potenza e a rioccupare almeno una parte dei domini europei perduti. Sarà un fallimento totale, perché si metterà contro tutte le potenze europee. La Spagna sconfitta lo deve cacciare via proprio in base ad una clausola dei trattati di pace. Arrivato a Roma, sarà guardato con sospetto per i suoi trascorsi e i suoi gusti per un certo tempo. Poi sarà fatto governatore delle Legazioni di Romagna. Qui con grandi lavori di risistemazione idrogeologica si renderà benefattore di Ravenna, che lo ricorda ancora con il nome di una strada. Passerà poi a Bologna e infina tornerà nella sua natale Piacenza.

Il Cardinale Giulio Alberoni