Confini

Io di qua, tu di là

Nel bell’articolo di Alocin abbiamo letto di come regionalismi e/o indipendentismi si rapportino con l’UE. In questo contributo mi piacerebbe fare un passo prima, e capire cosa comporta in soldoni la divisione in entità territoriali diverse, in particolare di ciò che succede quando due (o più) di queste condividano un confine, in particolare se terrestre.

Ho sempre invidiato molto coloro che sono nati o abitano nei pressi di un confine. A Trieste per esempio, ma anche a Ventimiglia o Como. E’ bello sapere che puoi fare pochi km e ti trovi in un posto che ha consuetudini, regole, linguaggio diversi dai propri. Poi mi guardo intorno e provo una punta di tristezza nel vedere persone, anche amici, che la pensano in modo diametralmente opposto, esprimendo un provincialismo disarmante. 

Il concetto di confine esisteva ben prima di quello di Stato-Nazione: dove finisce la mia terra comincia la tua, e siccome siamo diversi bisogna verificare chi sei, cosa fai, cosa porti con te e soprattutto dove pensi di andare. Tuttavia la nascita e lo sviluppo di questi confini ha storie molto differenti, nonché modalità di attraversamento diverse (se esistono).

A seguire tratterò un po’ di casistiche di confine, con tanti link sparsi qua e là (soprattutto a wikipedia) escludendone volutamente alcuni tipi (ad esempio i confini marittimi, che aprono tutta un’altra serie di considerazioni, come sappiamo bene per la questione immigrazione e “barconi”).

Confini presidiati

A questa categoria appartengono moltissimi dei confini tra nazioni. Il passaggio è regolato da funzionari di frontiera, che si accertano che le persone e i mezzi in transito abbiano le carte necessarie per essere autorizzati a transitare. Nulla di particolarmente diverso dall'”un Fiorino!” di Non ci resta che piangere. Però c’è una certa variabilità nei tempi di espletamento dei controlli, pare che le ex repubbliche sovietiche siano particolarmente estenuanti in tal senso. E il resto della frontiera? A seconda delle relazioni tra i due paesi confinanti (e soprattutto della differenza di qualità della vita) è possibile trovare una semplice rete come un muro fortificato, fino all’estremo di una zona demilitarizzata (es. Corea, Cipro), con tutte le gradazioni possibili in mezzo. 

Il confine tra Marocco e Algeria non è mai stato uno dei più semplici.

Confini aperti

Sono quelli che permettono liberamente di attraversare la frontiera, senza controllo alcuno, o quasi. Benché noi europei vi siamo abituati, dall’introduzione del Trattato di Schengen, tali confini rappresentano una minoranza, sebbene vi siano accordi simili anche tra altri paesi (ad esempio tra le 4 nazioni centroamericane di El Salvador, Guatemala, Honduras e Nicaragua). Tuttavia la libertà di attraversamento non sempre rende noioso il confine, come vedremo più avanti.

Come si metteranno d’accordo UK e Eire per proseguire con la libera circolazione? Mistero!

Confini naturali e artificiali

Quando si osserva una cartina politica, balzano all’occhio quei confini particolarmente lineari (una riga dritta): questo perché il modo privilegiato che l’uomo ha naturalmente avuto per tracciare dei confini è stato quello di assecondare la morfologia del territorio, che ovviamente è tipicamente irregolare. Un fiume, una catena montuosa, un lago, sono sempre state delle barriere naturali che hanno creato diverse aggregazioni di popoli, con la propria cultura, il proprio linguaggio e via dicendo. Tra Stati Uniti e Messico c’è una barriera sulla parte occidentale del confine, per il resto ci pensa il Rio Grande (Rio Bravo per i messicani), peraltro regolarmente attraversato da immigrati illegali. Altri confini sono disegnati in maniera più regolare, a volte seguendo particolari meridiani o paralleli (ad esempio il 38 parallelo tra le due Coree prima della guerra), o comunque per ragioni di natura politica.

A nuoto verso gli Stati Uniti attraverso il Rio Grande/Rio Bravo

Confini mutevoli

Ciò che rende affascinanti i confini è anche il fatto che, ovviamente, non sono immutabili. Ci sono riunificazioni (Germania) come separazioni (Cecoslovacchia, Sud Sudan). E questi sono gli esempi più noti. Ma ci sono anche microcambiamenti che spesso passano inosservati. In realtà niente è più efficace di un conflitto nel ridisegnare le frontiere. Le vicissitudini Europee in termini di cambiamenti di confine sono bene illustrate dal seguente video.

Confini poco chiari

Conflitti, attriti, rivendicazioni, migrazioni, hanno spesso reso complicato definire il confine tra due (o più) parti in causa, per di più con riconoscimenti non certo unanimi da parte di altre nazioni. Sono quei confini che tipicamente sulle cartine appaiono tratteggiati. Qui gli esempi sono parecchi: da quelli derivanti da richieste di autonomia (Kosovo, Transnistria, …) che tecnicamente introducono una serie di nuovi confini, a quelli di natura prettamente rivendicatoria (es. Sahara Occidentale). Alcuni sono tuttora causa di cruenti conflitti (es. Israele vs Cisgiordania/Striscia di Gaza).

Il confine tra Etiopia e Somaliland: una delle Nazioni non riconosciute universalmente

Confini perduti

Ci sono frontiere che hanno avuto un’attenzione particolare da parte della storia, ma che oggi non sono più tali. Ovviamente siamo tutti in grado di ricordarci il Muro di Berlino, un’inossidabile metafora di divisione dei popoli, e che oggi sopravvive, oltre che per brevi tratti in città, come frammento (più o meno grande) in altre città, musei, e nelle case di diverse persone. I muri si prestano bene alla rivisitazione storica dei confini, si pensi al Vallo di Adriano o alla Muraglia Cinese. Curiosamente si sono sempre dimostrati inutili, ma questa è una delle lezioni della storia che, altrettanto curiosamente, facciamo, di epoca in epoca, fatica a assimilare.

Ciò che resta del Vallo di Adriano

Curiosità assortite

I confini esistono da quando esiste l’uomo, specie animale nota, tra le altre cose, per il raggiungere compromessi con i suoi simili (non sempre, ahimè). Non sorprende quindi che vi siano casi molto particolari relativamente al tracciato di alcune frontiere. 

Prendiamo il caso delle cittadine di Baarle-Nassau e Baarle-Hertog. La prima è un territorio olandese, che però contiene come exclave la seconda, belga. A sua volta però quest’ultima ha diverse piccole exclave dellaprima. Meraviglioso, no? In rete si possono trovare numerose immagini di questa cittadina che, ovviamente, ha fatto di questa inusuale caratteristica una attrazione turistica.

A quale paese pagherà le tasse questo esercizio?
L’exclave dell’exclave dell’exclave….

Le exclave sono più comuni di quello che si pensi. Ad esempio nella nostra prospera Unione Europea, che mette sanzioni alla Russia, abbiamo la nota exclave russa di Kaliningrad (l’antica Königsberg). Chissà se, durante l’ultima visita di Putin il 16 Agosto di quest’anno, qualcuno abbia avuto la presenza di spirito di urlargli “Arrenditi! Sei circondato!”

Il confine tra Polonia e l’Oblast di Kaliningrad sulla spiaggia del Mar Baltico

Ci sono invece solo 3 enclavi (un territorio interamente circondato da un unico altro, senza sbocchi su acque internazionali) che costituiscono stati sovrani: San Marino, Città del Vaticano e Lesotho.

Gli scandinavi, si sa, sono buontemponi, per cui svedesi e finlandesi hanno deciso di dividersi la minuscola isola di Märket (0.03 kmq) in modo bizzarro (il faro, unico manufatto, era stato costruito dai finlandesi nel 19esimo secolo).

Vengo da te che c’è più luce?

Tra Francia e Spagna esiste un’isola fluviale (sul fiume Bidasoa, che funge da confine) che appartiene a entrambe le nazioni chiamata Isola dei Fagiani: viene amministrata da una o dall’altra ogni sei mesi. Non stupisce che sia stata utilizzata per firmare trattati o ospitare teste coronate in diverse occasioni.

All’Isola dei Fagiani hanno un motto: Franza o Spagna purchè se magna

Più che confini, punti

Parlando di confini terrestri, è evidente che vi siano diversi punti che appartengono a 3 nazioni, spesso celebrati con monumenti (laddove possibile). In africa esiste un “quasi quadripunto” tra Botswana, Namibia, Zambia e Zimbabwe.

4 nazioni in pochi metri quadri

Non ci ho capito un Caucaso

E veniamo alle cose difficili. L’area del Caucaso, da un punto di vista politico, etnico e linguistico, è sempre stata un ginepraio, rendendo difficile la vita ai cartografi (e, a dire il vero, loro sono quelli che se la spassano meglio). Giusto per capirci, oggi ne fanno parte:

– 6 stati sovrani: Turchia, Russia, Iran, Georgia, Armenia, Azerbaijan (quest’ultimo dotato anche dell’exclave di Nakhichevan)

– 3 territori non sovrani ma di fatto indipendenti (Nagorno-Karabakh o Artsakh rivendicato dagli Azeri , Abcasia e Ossezia del Sud rivendicate dai Georgiani)

– 8 territori federali in seno alla Russia (Adighezia, Cabardino-Balcaria, Cecenia, Daghestan, Inguscezia, Karačaj-Circassia e i kraj di Stavropol e Krasnodar (quest’ultimo contenente interamente l’Adighezia come enclave).

E’ evidente che spostarsi nel Caucaso rappresenti un’avventura, il più delle volte non propriamente semplice o gradevole, come le cronache degli ultimi conflitti ci hanno insegnato.

DI che paese sei tu? Uh, no, cambio domanda…

Conclusioni

I confini sono interessanti: l’uomo li crea per cercare inesorabilmente poi di superarli. Qualcuno, forse utopista, anche come concetto.

Mi è piaciuto fare questa piccola ricerchina tra i vari modi di intendere un confine, però qualcuno si chiederà se ci siano storie di confini che riguardino l’Italia. Eccome se ce ne sono! Ma le tengo per un nuovo articolo che sarà quindi interamente dedicato al nostro paese.

Avete attraversato confini curiosi? Vi piace quella sensazione di lasciarvi un paese alla spalle per entrare in un altro? Raccontatecelo!