La musica di inizio millennio

Dopo avere fatto un bell’escursus degli anni ’80 e degli anni ’90, rieccoci catapultati nei meandri della musica, questa volta tuffandoci nel primo decennio degli anni 2000. E’ stato in questo periodo di transizione alla musica liquida che mi sono pienamente reso conto del distacco presente tra i brani “commerciali” e…beh, il resto della musica. In altri termini, a meno di eccezioni, ciò che veniva trasmesso per radio era (ed è tuttora così, per lo più) qualcosa che doveva fare presa immediata sugli ascoltatori, con testi superficiali (quando va bene) o disgustosi (quando va male). Cosicché quando ho scoperto altri brani, la mia prima reazione è stata “ma perché questi non li trasmettono?”.
Il decennio è peraltro caratterizzato dall’accessibilità della produzione musicale, dovuta alla diffusione delle Digital Audio Workstation, consentendo quindi a chi ha passione di realizzare ottimi brani con spesa modesta, che però, nel mare magnum della spazzatura, bisogna andare a scovare.
Andiamo quindi a vedere cosa ci propone la prima decade del millennio.

2000

Dunque dunque, i brani popolari quest’anno vanno da un misto di pop rock banalotto con i Bon Jovi (It’s My Life) fino alle cose tristi come Britney Spears (Oops!… I Did It Again), o il gruppo irlandese The Corrs (Breathless). In mezzo c’è ancora Madonna con Music. E poi, davvero, c’è veramente roba brutta brutta brutta, specie in Italia (qualcuno si ricorda Move Your Body dei nostranissimi Eiffel 65? Spero per voi di no).
Quindi passiamo alle cose che vale la pena di ascoltare 🙂
Partirei con i Radiohead che realizzano Kid A, un album che si discosta parecchio dalle loro produzioni precedenti, e che ha lasciato spiazzato un po’ anche me, meno male che c’è la bellissima How To Dissappear Completely, che si distingue anche per l’uso delle Onde Martenot come strumento.
Originalissima anche Lovely Head dei Goldfrapp, in cui la progressione di accordi fischiata ti si impianta in testa, così come Gravity Rides Everything dei Modest Mouse.
Tra gli autori più conosciuti segnalerei Minority dei Green Day (un titolo che ci sta bene per un sacco di cose ultimamente) e il debutto dei Coldplay (Yellow).
Nella mia ricerca del mescolio tra sacro e profano (vabbè, non esageriamo), ho trovato una band olandese, i Within Temptation, che si è cimentata nel difficile mix tra Heavy Metal e Musica Sinfonica, realizzando buoni brani come Ice Queen (ecco, sui testi non indugerei troppo).
Uno dei miei brani preferiti in assoluto (e criminosamente sconosciuto ai più, tranne, ancora più criminosamente, al regista che l’ha inclusa in Tre Metri Sopra il Cielo, si quello di Moccia – sigh) è sicuramente He’s Simple, He’s Dumb, He’s The Pilot dei Grandaddy. Invito a osservare come la struttura lineare della prima parte si trasformi, passando in 6/8, nella seconda.
Ma per me l’album dell’anno è Lift Your Skinny Fists Like Antennas to Heaven dei Godspeed You! Black Emperor. Ok, chi cacchio sono, direte voi? Diciamo che sono un gruppo canadese con apparenti tendenze anarcoidi e antigovernative, di cui vi faccio ascoltare Storm, i cui primi 6 minuti sono monumentali, da ascoltarsi in luogo silenzioso, possibilmente in cuffia. Non perdetevi neanche la traccia 3, Sleep.

2001

Ottima annata musicalmente parlando, nonostante i tentativi del mainstream di rovinarla, sia in Italia (Valeria Rossi, Tre Parole) che a livello mondiale (Kylie Minogue, Can’t Get You Out Of My Head).
Per cui devierei direttamente verso il meglio, a partire da Nick Cave And The Bad Seeds, che realizza un bellissimo album (No More Shall We Part) che include tanti bei brani (scegliete voi).
Grande successo ha avuto l’album di Ryan Adams Gold, anche qui con ottimi brani (poi il ragazzo ha un po’ smarrito la strada negli anni successivi).
Il gruppo USA Train realizza quest’anno il suo pezzo più noto, Drops of Jupiter, che tutto sommato ha scalato le classifiche con merito, mentre torno a citare la Dave Matthews Band che raggiunge il grande pubblico con The Space Between.
Di quest’anno è tra l’altro Clint Eastwood dei Gorillaz, che tutti coloro che hanno un conto in ING (e non solo) ne conoscono bene il ritornello (decisamente meno il resto).
Debuttano quest’anno i The Strokes, di cui segnalo Hard To Explain, molto garage rock.
Ed ora spazio alle scoperte vere: ad esempio suggerisco di ascoltarsi questa piccola chicca: New Slang dei The Shins (saccheggiata da varie serie TV, che hanno il pregio di veicolare la musica che in radio non senti).
Segnalo anche questo pezzo slowcore dei Low, Sunflower – interpretato da voci ai limiti del divino (provate anche ad ascoltare la voce di lei in Laser Beam, che trovate nell’album Things We Lost In The Fire). O provate ad ascoltare qualunque cosa dei Low, che ne vale sempre la pena.
Più conosciuti forse sono la formazione inglese dei The Divine Comedy, di cui presento una canzone più allegra: Perfect Lovesong.
Per il “video diretto” di quest’anno vi pubblico la versione lunga di Again degli Archive (incredibile cosa sono riusciti a fare con due accordi o poco più). Un po’ depressiva, ma davvero bella.

2002

Alla voce “tormentone spagnolo estivo di merda” si iscrive naturalmente Asereje delle Las Ketchup, mentre dalla Russia con amore arriva il teen-duo t.A.T.u. (All the Things She Said). Daniele Silvestri fa il botto con Salirò (a Sanremo solo 14mo) e il Liga fa la solita canzone da Liga (Questa è la mia vita).
Veniamo quindi alle cose belle e note. E resto in Italia con i Tiromancino, in cui Zampaglione produce un bel brano che riscuote un giusto successo: Per me è importante.
Il progressive rock/metal del nuovo millenio è incarnato dalla band inglese dei Porcupine Tree, capitanata da Steven Wilson, che quest’anno riscuote successo con l’album In Absentia (Train, Collapse The Light Into Earth).
Non sono esattamente un fan del rap, però devo dire che Lose Yourself di Eminem, peraltro realizzato per la colonna sonora di un film con lui interprete, merita la segnalazione.
Però quest’anno ci sono tante scoperte, a partire dal debutto degli Interpol, di cui vi propongo Obstacle 1, in cui trovo fantastica la batteria sincopata, mentre il gruppo Queens of the Stone Age realizza il loro pezzo più noto, No One Knows.
Un gruppo fuori dagli schemi, poco noto da noi, è quello degli Sparks, nel cui album Lil’ Beethoven si trovano davvero cose egregie, a partire dalla prima traccia (The Rhythm Thief). Successo anche per i Wilco e il loro album Yankee Hotel Fotrot, di cui forse la traccia più nota è Jesus, Etc.
Per finire in bellezza vi propongo i The Flaming Lips con il video di Do You Realize??

2003

Cosa succede quando l’alternative rock finisce nel mainstream più mainstream (es. spot di auto o provider telefonici)? Che non è più alternative rock, come nel caso degli Evanescence (nomen omen) e la loro Bring Me To Life (oh, a molti piace ma a me…boh). Ad ogni modo è anni luce meglio di Chihuahua di DJ BoBo (pensavate di esservela dimenticata, eh?)
Ma veniamo al sodo.
Questo è l’anno di uno dei riff più famosi, forse il più noto del ventunesimo secolo. Naturalmente parlo di Seven Nation Army, dei The White Stripes, immediatamente riconoscibile da chiunque e utilizzatissimo durante la vittoria Italiana ai mondiali di calcio del 2006.
Dopo il rap dell’anno scorso, mettiamoci un goccio dell’hip hop/soul degli OutKast, che producono uno dei loro brani più noti: Hey Ya.
E poi un po’ di scoperte in ordine sparso. Partiamo dal gruppo alt-electro dei The Postal Service che realizzano un bell’album, da cui possiamo estrarre Such Great Heights, seguiti dal gruppo danese dei Mew, di cui propongo Comforting Sounds, dal finale molto epico.
Ancora Yo La Tengo con Season of the Shark (4 accordi, ma con stile) e ancora Train con Calling All Angels.
Video sul vassoio: Transatlanticism dei Death Cab For The Cutie.

2004

Anno ricco, sia di cose, ahem, discutibili, sia di brani di qualità. Tra i “dimenticabili” segnalo gli Yankee Daddy, famosi per il brano Gasolina e anche la canzone per educande Fuck It (I Don’t Want You Back) di Eamon (il brano ha avuto subito una versione italiana scritta da J-Ax – Solo – a riprova che al peggio non c’è mai fine).
E quindi concentriamoci sui brani da ricordare.
Anzitutto i R.E.M. che realizzano un album decisamente più sotto tono dei loro standard, che però hanno un guizzo con Leaving New York.
Tra le band indipendenti che sono riuscite a pizzicare il mainstream vi ricorderete senz’altro dei norvegesi King of Convenience e la loro Misread, che ebbe un airplay notevole anche in Italia.
Quest’anno il botto dell’esordio lo fa il gruppo scozzese dei Franz Ferdinand, che pubblica la notissima Take Me Out (poi faranno fatica a ripetersi).
Simile nelle sonorità un altro bel brano dei Modest Mouse, Float On.
La cantante/pianista venuta dalla Russia Regina Spektor si lascia ascoltare nella malinconica Us, dove si parla di fenomeni post comunismo.
Tra gli “sconosciuti” vi propongo la bellissima Donald Pleasance dei Flotation Toy Warning, un mix di chitarre, archi e trombe che non vi deluderà.
Davvero niente male nemmeno questa The Rat, proposta dalle pressoché meteore The Walkmen (ottima anche per svegliarsi la mattina).
Ma naturalmente c’è un gruppo che quest’anno ha realizzato un album, il loro primo, che ha davvero impressionato per la qualità dei suoi brani. Sto parlando dei canadesi Arcade Fire e del loro splendido Funeral, di cui vi propongo il primo brano, Neighborhood #1 (Tunnels), ma fossi in voi lo ascolterei tutto di un fiato (riconoscereste tra le altre la sigla di 8 1/2 su La7).

2005

Altra bella annata, per cui siamo persino in grado di dimenticare I Bambini Fanno ‘Oh’ di Povia, ma anche Shakira, quantomeno i suoi brani come quello di quest’anno: La Tortura (oh i nomi mica li scelgo io).
Per cui viriamo sulle vibrazioni positive, partendo dai Sigur Rós che realizzano un brano ultrasaccheggiato per sfondi sonori di altri video: Hoppípolla.
Segnalo di nuovo il progressive rock dei Porcupine Tree, stavolta con la lunga e gratificante Arriving Somewhere But Not Here.
Oh, poi a me Rotolando Verso Sud dei Negrita piace (bel ritmo, ottoni, insomma molto bene).
Magnifica questa 16 Military Wives del gruppo indie The Decemberist, così come questa delicata Avenue Of Hope dei sostanzialmente sconosciuti I Am Kloot (il brano è quello dei titoli di coda di Sunshine di Danny Boyle).
Ancora rock casalingo con i The New Pornographers e The Bleeding Heart Show (bello il finale con batteria sugli scudi) e Andrew Bird con Fake Palindromes (che, oltre alla bella musica, ha un testo davvero singolare).
Video dell’anno che, come l’anno precedente bisognerebbe assegnare ad un intero album. Questa volta il protagonista è Sufjian Stevens con l’album Illinois. Oltre al video, che corrisponde al brano più noto, Chicago, vi consiglio anche…beh ascoltatelo tutto, è davvero meraviglioso.

2006

Hips Don’t Lie di Shakira, Wake Up di Hilary Duff, Siamo Una Squadra Fortissimi di Checco Zalone.
Ho finito con gli elementi di accusa, Vostro Onore.
Tra i brani buoni dell’anno a cui è corrisposta una certa visibilità (o meglio airplay) sicuramente c’è il neo soul di Gnarls Barkley con Crazy, nonché i Muse, che arrivano al grande pubblico grazie alla coppia di brani Starlight e Supermassive Black Hole.
Sempre solidi i Red Hot Chili Pepper che tirano fuori un bell’album, Stadium Arcadium, da cui citare Snow ((Hey Oh)) e Dani California (nel video di quest’ultimo brano, un omaggio dei RHCP alla storia del Rock).
Ma voi sapete che io scavo al di fuori del mainstream, per portarvi piccole perle, come Elephant Gun dei Beirut (c’è perfino la fisarmonica) o i Band of Horses che realizzano The Funeral.
L’assortimento prosegue con Wolf Like Me dei TV On The Radio, e, per il folk moderno, la bellissima Roscoe dei semisconosciuti Midlake.
Ottimo album anche quello del video di quest’anno: Let’s Get Out of This Country dei Camera Obscura, di cui vi faccio ascoltare Lloyd I’m Ready To Be Heartbroken (l’album contiene anche l’ottima traccia omonima).

2007-2008-2009

Giunti alla fine del decennio mi tocca accorpare il triennio finale, perché non ho tantissimo da segnalare.
Evito addirittura di pescare nel torbido, perché tanto è ormai tutto un “cantante X ft. cantante Y”, nella gran parte dei casi roba dimenticabile. E poi cominciano ad arrivare le nuove regine del pop, Lady Gaga, Kathy Perry, Giusy Ferreri… e soprattutto io sono sempre più anziano 🙂
Per cui cosa ci rimane da ascoltare?
Anzitutto gli Arcade Fire pubblicano il secondo album, non bello come il primo (era impossibile) ma sicuramente ascoltabile (specie Intervention e No Cars Go).
Nonostante non sia il mio genere do credito anche agli LCD Soundsystem di All My Friends (bello anche il testo).
I Coldplay, già strafamosi, producono Viva La Vida, che si, dai, ha avuto un successo meritato. Altrettanto strafamosi, i Pearl Jam fanno un altro bel brano: Just Breathe, mentre ritornano i Portishead di Beth Gibbons, con il terzo album che contiene The Rip.
Chiudiamo con un paio di video, che estraggo da altrettanti album bellissimi.
Il primo è di una band di Brooklyn, i The National, che nel 2007 fanno uscire l’album Boxer, musica che calza alla perfezione su testi che raccontano della solitudine del nostro tempo. Oltre al brano del video, Fake Empire, segnalo anche Apartment Story.

Il secondo video è estratto da un altro album notevole, questa volta prodotto da una band britannica, gli Elbow. L’album, The Seldom Seen Kid, è stato registrato in studio nel 2008, ed era già bellissimo. L’anno successivo si sono ripresentati con le stesse tracce agli Abbey Road Studios muniti di orchestra sinfonica della BBC, e il risultato andrebbe ascoltato tutto di un fiato. Purtroppo pare che i copyrights abbiano colpito, ma sono riuscito comnque a scovare One Day Like This.

https://www.dailymotion.com/video/xb5u9b

Prossimi Passi

Le prossime puntate necessariamente ci riporteranno indietro nel tempo. Il decennio attuale, che si sta per concludere, ha sicuramente qualcosa di ascoltabile (se si passa bene con il setaccio), ma per il momento è ancora da digerire. A titolo di esempio mi piacciono i Car Seat Headrest (vi linko Drunk Drivers/Killer Whales).
Per cui ci mancano i tre decenni 50-60-70, che probabilmente saranno presentati asimmetricamente (pensavo una cosa di questo tipo: fino al 66, 67-73 e 74-79, ma potrei ancora cambiare idea).

Disclaimer

Come sempre i brani presentati sono dei suggerimenti di ascolto che non hanno la velleità di farli percepire come “top” da tutti. Inoltre tenete presente che molte tracce richiedono un po’ di pazienza per essere apprezzate (molte canzoni di quelle che ho citato, al primo ascolto non mi avevano convinto). Inoltre qualcuno potrebbe fare notare che la mia selezione è un po’ “depressiva” come musiche (potreste avere ragione, ma sono brani meno superficiali di altri).

Sicuramente anche stavolta vi domanderete perché non ho menzionato x o y. La ragione più comune è che probabilmente siamo nel campo del “senza infamia e senza lode”. Ma potete (dovete) provare a farmi cambiare idea suggerendo brani nei vostri commenti 🙂