Ma è vero che gli anni ’80 non sono stati un granchè, musicalmente parlando?

Si.
Decisamente.
MA…ci sono le eccezioni. Dietro delle hit parade imbarazzanti, emblema della più becera musica commerciale che appunto negli anni ’80 è esplosa, sono state pubblicate canzoni che hanno avuto (e spesso hanno ancora) il loro perché, a volte nemmeno pubblicate come singoli. Nei paragrafi successivi farò un resoconto anno per anno segnalando brani buoni (con link o video inclusi) e quelli…meno buoni (senza). Alcuni sono famosi, altri meno. Li andiamo a scoprire assieme?

1980

Gli anni ’80 iniziano con la chiusura di una fase, quella della seconda metà degli anni ’70, caratterizzata dal Punk Rock e dalla Disco Music, facendo invece emergere la New Wave britannica. Ecco quindi che il 1979 si chiude con i Clash che in dicembre pubblicano un punk in trasformazione, con l’iconica London Calling, mentre il 1980 sarà caratterizzato dalla morte autoinflitta di Ian Curtis dei Joy Division (non prima di averci regalato Love Will Tear Us Apart), preludio al più noto assassinio di John Lennon. A dire il vero, c’è una traccia simbolica che, sebbene anch’essa pubblicata nel settembre dell’anno precedente, dà inizio al tema musicale degli anni ’80: Video Killed the Radio Stars dei The Buggles, il cui significato è insito nel titolo stesso (il video della canzone, al tempo già di per sé un concetto innovativo, fu il primo trasmesso da MTV) e nello stile synth pop che avrebbe caratterizzato gli anni successivi (ma con risultati in molti casi…dimenticabili). Tra i successi dell’anno segnalo Call Me dei Blondie ed i Dire Straits che si affermano con la splendida Tunnel of Love. Ma il degrado comincia a farsi largo nella musica (ricordiamo ad esempio Funky Town dei Lipps Inc, sicuramente la meteora più famosa dell’anno, ma anche Diana Ross con Upside Down). Ma come detto è la New Wave che apre il decennio, e mi piace qui mettere il primo video di un gruppo emblema del genere:

Talking Heads – Once in a Lifetime da Remain in Light, 8 Ottobre 1980

1981

L’anno successivo, è ancora un anno del “ma dove stiamo andando a parare”, in un turbinio di generi musicali diversi. Il suono del synth del successo planetario di Kim Carnes Bette Davis Eyes si incrocia con il vecchio ma sempre solido rock and roll di Start me up dei Rolling Stones. Ma è un po’ un anno di meteore, da Harden My Heart dei Quarterflash alla famosissima Tainted Love dei Soft Cell (che poi si sono dematerializzati).
Difficile per me scegliere un brano da ricordare per quest’anno. Per cui vado sul sicuro:

The Police – Every Little Thing She Does Is Magic da Ghost in The Machine, 2 Ottobre 1981

1982

L’anno del Mundial è quello dove si capisce che le classifiche saranno dominate da brani cheap, sia in termini di produzione che di puro gusto musicale. Sono certo di provocare brividi tra persone che vanno per i 50, menzionando perle come Words di F.R.David (chi?) e soprattutto Reality di Richard Sanderson (mio dio, l’ho scritto davvero). A salvarci ecco che tornano i Dire Straits che sperimentano il progressive fuori tempo massimo con l’album Love over Gold (in particolare Telegraph Road, inavvicinabile per le radio in quanto traccia da oltre 14 minuti). Ma avrà anche un certo successo Africa dei Toto mentre a fine anno irromperà sulle scene l’iconico video di Thriller di un tale Michael Jackson. Ma, memore dei miei ascolti delle medie, la mia scelta dell’anno è questa:

The Alan Parsons Project – Eye In The Sky da Eye In The Sky, Giugno 1982

1983

I synth cominciano ad andare a manetta (viene introdotto lo Yamaha DX7 in sintesi FM, che sbaraglia tutti grazie ad un ottimo rapporto prezzo-prestazioni). Ne sono buoni esempi (buoni davvero però) gli Eurythmics con Sweet Dreams e perfino il virtuosismo chitarristico di Eddie Van Halen deve attendere un po’ nella celebre intro di Jump. I Police invece sono una certezza e Every Breath You Take riscuote un meritato successo globale. L’anno vede anche debuttare band che diventeranno famose un po’ più in là, per tramite di brani come Sunday Bloody Sunday degli U2. Tra queste, ed è il brano che scelgo per l’anno, c’è un oscuro gruppo di Athens, Georgia, che portano un sound nuovo, che qualcuno chiamerà più avanti “alternative rock”.

R.E.M. – Radio Free Europe da Murmur, 12 Aprile 1983 (il singolo fu pubblicato in diversa versione due anni prima)

1984

Qui si fa dura. Molto. Del resto come non si può essere atterriti da brani come Owner Of A Lonely Heart degli Yes (che nei primi anni ’70 hanno creato capolavori come Close to the Edge) o Against All Odds dell’ex Genesis Phil Collins (e anche qui si ripete lo stesso declino). In più le solite meteore (chi si ricorda di Dance Hall Days dei Wang Chung? O, peggio, Footloose di Kenny Loggins?). C’è anche una tizia italoamericana che asserisce di essere come una vergine…no, qui si salva poco, tra cui i Queen che sfruttano le nuove sonorità con l’estro che ci è ben noto grazie a I Want to Break Free (che ci ricordiamo anche per il video…anticonformista). Inoltre il post punk ci riserva sorprese, ad esempio con The Killing Moon di Echo and the Bunnymen. E niente, per fortuna che quell’anno c’era questo signore qui che salva la baracca.

Prince – Purple Rain da Purple Rain, 25 Giugno 1984

Intermezzo (o piccola galleria degli orrori)

Qualcuno a questo punto si starà giustamente chiedendo perché non stia citando anche canzoni italiane. Il motivo è che se gli anni ‘80 già sono stati un punto interrogativo sulla qualità della musica in generale, in Italia il punto era più esclamativo. Prendiamo pure solo questi primi cinque anni che abbiamo esaminato. Si parte da Alan Sorrenti (Non So Che Darei – una meteora nostrana, ma avremmo dovuto capirlo, era un figlio delle stelle) e si finisce con Sandy Marton (People From Ibiza). In mezzo hanno imperversato i Ricchi e Poveri (Sarà Perché Ti Amo), gli immarcescibili Albano e Romina con Felicità (di chi? [nda]), Miguel Bosè (Bravi Ragazzi), i Righeira (Vamos A La Playa). E mi sono limitato ai casi più eclatanti di devastazione armonica (è ovvio che non posso, non devo, parlare di cose abiette come Carletto di Corrado o I Love Rockfeller di Jose Luis Moreno, ecco invece l’ho fatto – ma perdoniamo…in fondo a quel tempo i 45 giri li compravano a vagonate i genitori ai bambini da infilare nel mangiadischi Penny arancio/rosso). Qualche artista italiano ha cercato anche di darsi un tono anglosassone dando origine al torbido fenomeno dell’Italo Disco (Gazebo – I like Chopin, Mike Francis – Survivor), che peraltro ha sfondato anche negli altri paesi europei e in USA (Laura Branigan fece la cover di Self Control di RAF, tanto per dire), dimostrando che se noi eravamo messi male, altri non erano da meno. Qualcuno, come Den Harrow (Bad Boy), non si è limitato a darselo il tono anglosassone, ma si è proprio preso dei cantanti veri che fornivano la materia prima mentre lui balbettava in playback. Peraltro laddove non ci arrivavano gli artisti nostrani, in Italia abbiamo avuto hit parade dominate da artisti stranieri, spesso vicini di casa, come i Rocketz (Galactica), Falco (Der Kommissar), Plastic Bertrand (Hula Hoop), Trio (Da da da). E non ci siamo nemmeno fatti mancare cover di canzoni tristi interpretate da ragazzine (Nikka Costa – On My Own).
Ad ogni modo appare evidente come i Buggles ci avevano visto giusto. Le classifiche sono dominate da canzoni che utilizzano la TV come veicolo di diffusione, ad esempio vanno fortissimo le sigle dei cartoni animati, dei programmi televisivi (Heather Parisi? Anyone?) e dei telefilm per ragazzi (io per dire ho ancora il 45 giri di Orzowei) e qualcuno, ad esempio Claudio Cecchetto (che diede un assaggio di quello che era in grado di combinare con Gioca Jouer) divenne il punto di snodo per lanciare “artisti” come il già citato Sandy Marton o Sabrina Salerno (Sexy Girl). E inevitabilmente, quando la musica è più da vedere che da ascoltare, la qualità ne risente.
Tutto da buttare quindi? Ma no, quantomeno Franco Battiato ha portato la New Wave italiana ad un ottimo livello, con l’album La Voce Del Padrone. Nemmeno da disprezzare sono stati Alberto Camerini (che quantomeno era qualcosa di originale sullo scenario italiano) e i Matia Bazar. Però insomma, se pensiamo che 10 anni prima rivaleggiavamo con gli artisti anglosassoni del progressive (grazie a band come PFM, Banco del Mutuo soccorso, Le Orme, ecc.) non direi che abbiamo fatto passi da gigante.
Ma andiamo avanti.

1985

Nel caso vi dimenticaste, siamo nel pieno della mania paninara, e voi, sono certo, NON volete che vi ricordi cosa girava musicalmente allora, vero? E qui spezzo però una lancia in favore dei Duran Duran che, quando non vincolati dall’immagine di boyband per ragazzine, in quell’anno riescono a realizzare A View To A Kill (forse perché generalmente le canzoni associate ai film di James Bond sono quasi sempre ottime). E poi? Per fortuna in giro c’è ancora David Bowie che fa comunella con Pat Metheny per regalarci This Is Not America. Per il brano dell’anno però viro sulla voce femminile di Kate Bush:

Kate Bush – Running Up That Hill da Hounds Of Love, 16 Settembre 1985

1986

Mentre un’altra scoperta di Cecchetto, Tracy Spencer, infesta le radio con Run to Me, Falco ritorna con Rock Me Amadeus e irrompe sulla scena Touch Me di Samantha Fox, giusto per essere sicuri di rendere l’annata miserabile. Cosa ci rimane di decente? No, The Final Countdown degli Europe non è la risposta. Invece Sting (“lasciando sola la polizia” – cit. Venditti) è sempre solido (Russians) ma soprattutto qualcosina si muove al di fuori dei circuiti musicali battuti dalle masse. Ad esempio i Metallica (Master Of Puppets) contribuiscono a dare visibilità ad un genere allora ancora di nicchia. E il rock alternativo comincia a farsi sentire sempre di più, ed è dai The Smiths che estraggo la canzone dell’anno:

The Smiths – There Is A Light That Never Goes Out da The Queen Is Dead, 16 Giugno 1986

1987

È l’anno di personaggi dello spessore (!) di Nick Kamen (Each Time You Break My Heart) e Rick Astley (Never Gonna Give You Up), i cui testi non sono in grado di competere nemmeno con gli incarti dei Baci Perugina. La musica house, in grande ascesa allora, contribuisce al mio sconforto con pezzi come Pump Up The Volume dei MARRS. E per finire con le minacce al buon gusto, Francia sugli scudi con la “hit” Etienne di Guesch Patti e la zuccherosa Joe Le Taxi di Vanessa Paradis. Inaspettatamente Zucchero però produce Blues un album di immenso successo, tra le cose da salvare. E se volete sentire una chitarra letteralmente cantare (e contemporaneamente apprezzare un brano di Rock strumentale), allora segnalo Always With You, Always With Me.
Però ora mi tocca essere banalotto, ma d’altronde il gruppo che esplode davvero sono gli U2, con l’album, The Joshua Tree, da cui estraggo…vabbè è arcinota.

U2 – With Or Without You da The Joshua Tree, 9 Marzo 1987 (curiosamente gli U2 hanno tolto il loro videorepertorio da YouTube, per cui questo non è il video originale del brano)

1988

Qualcosa, nel sottobosco musicale, comincia finalmente a muoversi in altre direzioni artistiche. Per il momento si tratta di sottobosco, appunto, nulla che possa minimamente arrivare minimamente vicino alle posizioni top delle hit parade, dove in Italia ci sono invece brani di elevato spessore artistico come Faccia Da Pirla di Charlie o Gimme Hop, Johanna di Eddy Grant. Se ne accorge anche qualcuno che il talento ce l’ha, ma che per emergere deve sottostare alle leggi di mercato: eh si, perché é l’anno di esordio di Jovanotti e le sue terribili Gimme Five! e È qui la festa?. Ma come dicevo qualcosa di buono c’è, e qualcuno la classifica la scala anche, come i Gun’s & Roses con il loro album Appetite For Destruction o Il delizioso LP di esordio di Tracy Chapman, ma anche band che anticipano la musica del decennio successivo, come i Sonic Youth di Teen Age Riot, i The La’s di There She Goes (una meteora, ma fossero tutte così) o anche questo brano che praticamente nessuno di voi conoscerà ma ascoltate e giudicate.

Galaxie 500 – Flowers da Today, 1988 (se riuscite ascoltate anche Tugboat)

1989

Siamo arrivati in fondo al decennio, e la musica va cambiando verso sonorità che ridanno un senso all’ascolto. Non in Italia, ovviamente, dove il martellamento televisivo permette di far vendere anche il trash più terribile, ad esempio con C’è Da Spostare Una Macchina di Francesco Salvi (ommioddio) e Marina di Rocco and The Carnations (aaaaaah, uccidetemi). Più varie porcherie di Jovanotti che c’ha preso gusto. Però i B-52’s tornano alla grande con Love Shack, viene pubblicata Wicked Game di Chris Isaak, e si comincia a seminare per gli anni a venire (John Frusciante si unisce agli sconosciuti Red Hot Chili Pepper nell’album Mother’s Milk e un gruppo ancor più sconosciuto che si chiama Nirvana pubblica l’album di esordio Bleach). Ma per il brano dell’anno vado con chi ha fatto musica solida per tutto il decennio:

The Cure – Pictures Of You da Disintegration, 2 Maggio 1989

Concludendo

Se siete arrivati fino qui a leggere sono certo che uno dei vostri pensieri è “non hai citato xxxxxxxx!”. A parte che xxxxxxxx non mi pare abbia pubblicato mai niente di travolgente 🙂 è ovvio che non potevo citare tutti e le menzioni dovete farle voi nei commenti! (Nota: Vasco non l’ho citato di proposito, sorry). Ad ogni modo ovviamente le scelte che ho fatto riflettono i miei gusti e capisco che voi, fan di Scialpi, Level 42 e Milli Vanilli (uh, gli altri impostori) possiate non essere d’accordo. Immagino che su alcuni dei brani che ho segnalato non ci vediate chissà che. Ma vi dico anche, ci sono canzoni che non piacciono subito, necessitano di un periodo di tempo maggiore per essere apprezzate. E quando superate il muro iniziale, diventano le vostre preferite.

Qualcuno avrà anche notato che mi sono limitato alla “musica leggera”: ho lasciato fuori volutamente altri generi, che peraltro in alcuni casi avrebbero potuto ben figurare (ad esempio gli anni ’80 hanno visto l’arrivo delle colonne sonore cinematografiche “moderne”, grazie ad artisti come John Williams, Vangelis, Jerry Goldsmith e altri).

Molte persone della mia età dissentono sul fatto che gli anni 80 siano stati un periodo…di appannamento musicale, però temo che questo giudizio sia un po’ drogato dal fatto che in quel periodo ci siamo entrati bambini e ne siamo usciti adulti. È stato un periodo magico, nel bene e nel male.
Per cui…avevate una canzone preferita di quel periodo? Meglio ancora, avevate una canzone preferita che ai vostri amici faceva schifo perché a loro piaceva il sound di Easy Lady di Spagna? Ditelo!