Novembre 2023.
Sono 1200 le vittime del sanguinoso attacco di Hamas nel e attorno il kibbutz di Re’im, Israele, il 7 ottobre. Giovani, anziani, donne, uomini, bambini. Al massacro si aggiunge il rapimento di più di 200 ostaggi. Giovani, anziani, donne, uomini, bambini. In questi giorni due ostaggi entrano nella lista dei morti. Degli altri non abbiamo ancora notizie. (1)
In risposta l’esercito israeliano bombarda Gaza, invadendo poi la Striscia partendo dal nord. Ad oggi si contano a più di 11.000 le vittime dei bombardamenti.(2)
Decine di migliaia di profughi palestinesi scappano verso il sud, in quella che considerano la “ safe zone “ di Khan Younis. L’area diventa presto sovraffollata; mancano acqua, elettricità, combustibile. Il 17 Novembre l’IDF ( Israeli Defence Force ) fa piovere dal cielo migliaia di volantini intimando la popolazione di Khan Younis di evacuare la zona in vista a un imminente attacco: è qui, secondo l’intelligence, che si nascondono i tunnel di Hamas.(2)
Giornali, radio, televisione e blog riportano notizie di questa guerra minuto per minuto. Si ripetono vecchie proposte di possibili soluzioni a un ciclo di violenza che perdura da decenni sulla questione Israele e Palestina. Se ne propongono di nuove, con pragmatico cinismo o speranzoso idealismo. Si rivangano antiche polemiche, verità e bugie, leggende e miti, e si dibattono antiche premesse: “ La sposa è bella ma ha già un marito “ (cit.), “ Una terra senza popolo per un popolo senza terra “ (cit.).
Si ritorna ancora una volta ad affrontare i temi terrorismo/resistenza, pacifismo/guerra, lo spazio per mediazione e i protagonisti di azioni diplomatiche. Si rivedono le lezioni della Storia; si rivendica il diritto di Israele di esistere e difendersi; i diritti dei cittadini arabi, musulmani e cristiani nel suo interno; i diritti della popolazione della Cisgiordania. Si ricorda il lascito dell’Olocausto e per molti di noi l’obbrobrio verso la punizione collettiva.(3)
Si riflette, ricordando il massacro a Re’im, pensando al destino degli ostaggi e il dolore delle famiglie senza notizie, guardando impotenti la strage di innocenti civili a Gaza, sul seme dell’odio, su il valore della memoria, sul potere della vendetta e quello del perdono.
“ I folli e i fanatici sono sempre sicuri di sé stessi e i saggi sono pieni di dubbi. “ Footnotes in Gaza” , Joe Sacco.
———————- Note a margine———————————————-
Per tanti il nome Khan Younis è nuovo, sentito per la prima volta nelle ultime settimane , descrivente un’area nel sud di Gaza e un ospedale omonimo.
Per altri in Palestina, è un nome impresso nella memoria storica come sede di un massacro poco conosciuto. Nel 2009 viene reso familiare altrove grazie alla graphic novel di Joe Sacco “ Footnotes in Gaza “.
Sacco, già autore della graphic novel “ Palestina “, è incuriosito dagli eventi a Khan Younis nel 1956, trovandone menzione in documenti ormai dimenticati e rapporti delle Nazioni Unite con due versioni differenti ( israeliana e palestinese ). Intraprende così un viaggio di ricerca raccogliendo testimonianze dei sopravvissuti e visitando i luoghi dei massacri.Per 7 anni prosegue il meticoloso lavoro di ricerca, ricomponendo gli elementi di una storia ormai sepolta e talvolta negata.
” Ho ascoltato le voci di chi c’era, preso note, fatto fotografie e sketch…. Ho chiamato tutti gli storici israeliani che ho potuto. Alcuni ne avevano sentito parlare ma non avevano mai fatto ricerche. Benny Morris la sapeva-l’ha chiamata un massacro. Benny Morris è di destra ma è davvero un ottimo storico. “ Joe Sacco (4/ 5).
Khan Younis. Novembre 1956.
Gli eventi si svolgono durante la crisi del Canale di Suez. Gaza, che è amministrata dall’Egitto, dopo brevi schermaglie viene invasa dall’esercito israeliano.
Il campo profughi di Khan Younis è colmo di persone. Uomini, donne, bambini e anziani da villaggi arabi, palestinesi che lì cercano rifugio dalla guerra che imperversa nell’intera regione. Il 3 Novembre le forze israeliane fanno irruzione nel campo e, secondo le testimonianze, entrano casa per casa intimando tutti i maschi di età militare, dai 16 anni in su, di allinearsi verso il muro dell’antico castello ottomano.
Qui, con fucili Bren, li uccidono a sangue freddo.
L’allora Direttore del UNWA scrive nel suo rapporto la lista dei nomi dei morti: sono 275.
Il soldato israeliano Marek Geffen ( 1917-1989 ) era in servizio a Gaza durante la crisi Suez. Nel 1982 pubblica le sue note del periodo, descrivendo le scene di cui è testimone mentre cammina nella città subito dopo il massacro. Nel resoconto post-occupazione di Khan Younis dice: “ In alcuni vicoli abbiamo trovato corpi dispersi per terra, coperti di sangue, le loro teste frantumate. Nessuno si era preso cura di rimuoverli. Mi sono fermato in un angolo e ho vomitato. Non riuscivo ad abituarmi alla vista di tale macello umano. “(5)
Dieci giorni dopo, a Rafah,i soldati israeliani vanno casa per casa in cerca di fedayeen. Un’altra storia che troverete nelle note a margine (5) o nelle illustrazioni di Joe Sacco pubblicate qui:http://www.warscapes.com/art/footnotes-gaza
” Mi sono stancato di disegnare morti “ dice Sacco al suo intervistatore. In Israele, in Cisgiordania, a Gaza, migliaia di civili sono stanchi di contarli, piangerli seppellirli.
1) https://www.bbc.co.uk/news/world-middle-east-6734720
3) https://jacobinitalia.it/la-guerra-di-gaza-offusca-la-memoria-dellolocausto/
4) https://www.eyemagazine.com/blog/post/notes-on-saccos-footnotes-in-gaza
5)https://en.wikipedia.org/wikihttps://en.wikipedia.org/wiki/Khan_Yunis_massacre/Khan_Yunis_massacre
*Altre interessanti letture su “ Footnotes in Gaza “ e Khan Younis.
– https://rabbibrant.com/2010/10/29/footnotes-in-gaza-saccos-profound-testimony/
–https://www.nybooks.com/articles/1984/08/16/chomskys-fateful-triangle-an-exchange/
** Per un personale resoconto sulla nascita d’Israele, riflessioni sulla vita nei kibbutz e memorie sui rapporti coi residenti arabi della nuova nazione, consiglio vivamente: Una Storia d’amore e di tenebra di Amos Oz.:
https://www.ibs.it/storia-di-amore-di-tenebra-libro-amos-oz/e/9788807886805
*** Per un punto di vista da “ ebreo-palestinese “ (cit. ), su esilio e ritorno, un’intervista an Edward Said: https://contropiano.org/documenti/2023/11/12/edward-w-said-il-mio-diritto-al-ritorno-0165928
**** Per un breve ripasso di storia: “ A sacred trust “? Le promesse, gli inganni e responsabilità britanniche negli eventi in Palestina 1917-1948 In inglese. https://www.youtube.com/watch?v=hOJqLTc6RkU