Rosa St. Elizabeth of Hungary

Questa rosa è una piccola rampicante d’eccellente aspetto, i cui fiori, in corimbi di almeno tre o quattro, durano a lungo sulla pianta e la cui rifiorenza è pressoché continua, ma non sono state queste sue pur pregevoli qualità a farmela scegliere, ché la piccola ribacuori è arrivata a catturare il mio con subdoli mezzi, e adesso vi racconto com’è andata.

Qualche anno fa ero ad una manifestazione di giardinaggio, Giardini d’Autore (ad un’edizione che ancora si svolgeva nell’adattissima sede di Riccione, ormai purtroppo perduta a favore della meno idonea Rimini) e per tutta la giornata di sabato mi sono aggirata tra gli espositori di belle piantucce e son passata diverse volte davanti a questa rosa, sempre trovandola carina, ma sempre pensando che ormai per le rampicanti nel mio giardino non c’era più posto.
Però in qualche modo c’era qualcosa che mi attirava irresistibilmente verso quella rosa, finché la domenica mattina, dopo un ennesimo giro della manifestazione, mi son trovata quasi a mia insaputa a decidere che dopotutto io di quella pianta proprio non potevo fare a meno (tanto più che m’era venuto in mente un posto in cui avrei potuto opportunamente inserirla), e solo dopo aver perfezionato l’acquisto mi son resa conto di cosa mi aveva spinta a farlo.
Il suo profumo, mi aveva spinta.
La St. Elizabeth è dotata di un profumo che non potrei definire altro che insidioso, ché è dolce e soave ma non intenso ed inebriante come quello di altre varietà di rose, è un profumo che s’insinua alla chetichella nei sensi e fa sì che passando vicino a questa rosa ci si senta più contenti, più di buonumore, e senza quasi rendersi conto del perché.
E vi pare che io potessi fare a meno di una rosa così formidabile?
Ecco, appunto.

Pubblicato da Bee

Ape per scelta e antigrillista per DNA, ama parlare di sé in terza persona, spargere serenità e buffezza e raccontare le meraviglie del mondo che ci circonda.