Santi fantastici e dove trovarli

Introduzione

Questo articolo nasce come espansione di un commento ispirato dall’articolo di Andala sulle chiese gallesi (v. sotto), focalizzato sulla similitudine tra le “meeting houses” e le domus eccleasiae romane dei primi tempi (secoli) del cristianesimo. Nella selezione degli esempi il criterio-guida è stato raccontare storie curiose, caratterizzate da santi improbabili o piccoli misteri.

Le chiese gallesi: simboli di ribellione.

Santi fantastici (e dove trovarli)

Nella Roma del I-III secolo i luoghi di culto cristiano erano tipicamente abitazioni private (domus ecclesiae). Quelli che rimasero tali a lungo subirono una trasformazione che li portò spesso ad essere donati alla comunità (e quindi alla Chiesa) e trasformati anche architettonicamente in edifici dediti al culto (tipicamente tra il IV e il V secolo, con la fine delle persecuzioni e l’istituzionalizzazione della religione cristiana). Esistono quindi molti esempi di stratificazioni visitabili (per lo più sotterranee) che consentono di viaggiare nel tempo, osservando i resti degli edifici originariamente domestici e poi trasformati in chiese (e, in diversi casi, sovrascritti, secoli dopo, da un edificio totalmente nuovo).

Santa Prisca

Uno di questi esempi è la chiesa di Santa Prisca all’Aventino: l’edificio che oggi è visibile al piano stradale è frutto di trasformazioni pesanti avvenute nei secoli e l’impianto originario del V secolo è difficilmente leggibile. Ma la Prisca a cui è intitolata è vissuta nel I secolo e di lei si trova traccia nella documentazione relativa al titulus Aquilae et Priscae. I tituli erano gli edifici donati alla comunità e intitolati ai donatori, in questo caso a Prisca e a suo marito Aquila. E’ degno di menzione il fatto che Prisca fosse, probabilmente, la vera animatrice della comunità che si radunava nella loro abitazione, e che solo in un secondo tempo i documenti storici abbiano cominciato ad elencare nell’ordine prima Aquila e poi Prisca, come se paresse poco opportuno riconoscere ad una figura femminile un ruolo di primo piano nella organizzazione delle comunità cristiane delle origini. Le figure storiche di Aquila a Prisca sono abbastanza certe e documentate, furono seguaci di Paolo di Tarso, muovendosi più volte tra Roma, di cui erano originari, Corinto ed Efeso e sono citati più volte negli Atti degli Apostoli e nelle lettere di S. Paolo: ai Corinti e, appunto, ai Romani, come rappresentanti della comunità cristiana di Roma. Tuttavia Prisca, nome di cui Priscilla è il diminutivo, è stata talvolta confusa, nel corso dei secoli, con Santa Priscilla, la martire cui sono dedicate le omonime catacombe di Roma, nei pressi di Villa Ada.
Curiosamente (ma neanche troppo), nel sottosuolo dello stesso complesso di S. Prisca era presente anche un mitreo, luogo dedito al culto di Mitra, altra religione misterica importata dall’Oriente e molto popolare a Roma negli stessi primi secoli d.C. I mitrei romani, numerabili nell’ordine delle centinaia, furono oggetto di una furiosa opera di distruzione da parte dei cristiani dopo il 380, quando il cristianesimo, con l’editto di Teodosio, divenne l’unica religione ufficiale dell’impero. Quello di S. Prisca è però ben conservato e visitabile, anche se le preziose pitture murali, fortunatamente documentate all’epoca del ritrovamento, sono oggi praticamente illeggibili.

Santa Passera

Anche dei primi edifici costruiti espressamente per la celebrazione dei riti resta poco. Due esempi, non a caso molto periferici, sono la cosiddetta chiesa della villa di Plinio, praticamente sepolta dalla vegetazione nella pineta di Castel Fusano, nell’immediato entroterra del litorale, e la chiesa di Santa Passera alla Magliana. Della prima rimane sostanzialmente solo la pianta, ovvero il tracciato delle mura perimetrali, alte poche decine di centimetri. La seconda è invece conservata quasi dignitosamente, anche se le pitture murali hanno subito le ingiurie del tempo e del clima. La prima era probabilmente stata costruita da una comunità che, nell’epoca della decadenza e della disgregazione del tessuto sociale e urbano, aveva occupato le antiche ville del litorale (la “villa di Plinio”) riadattandole a borghetti. La seconda era invece sorta lungo una delle due strade che collegavano Roma con il mare e Ostia.

Se la figura storica di Prisca è stata oggetto di fraintendimenti, di Santa Passera si può affermare serenamente che non sia mai esistita. Il nome con il quale la chiesetta è entrata nel linguaggio popolare è infatti il frutto della deformazione del nome di uno dei due santi ai quali era stata inizialmente intitolata, intorno al VI secolo, e di cui aveva custoduto le reliquie: il santo Abate Ciro.

La chiesa di Santa Passera, alla Magliana, Roma
La chiesa di Santa Passera, alla Magliana, Roma

Pur non originando da un’abitazione privata dedicata al culto, la chiesa paleocristiana era sorta su un edificio pre-esistente: una tomba romana del II secolo d.C. di cui restano tracce molto evidenti (all’interno), incluse decorazioni pittoriche. Anche dalla sola foto dell’esterno della chiesa è possibile leggere le diverse stratificazioni dell’edificio, a partire dalla molteplicità di ingressi che danno accesso a diversi livelli. Il corpo più recente ed elevato della chiesa risale al VIII secolo con ulteriori interventi nel XIII secolo, al quale risalgono gli affreschi dell’abside.

I Santi Quattro Coronati

Addossato al Celio, a poche centinaia di metri dal Colosseo, sorge il complesso monumentale intitolato ai Santi Quattro Coronati. Anche in questo caso, l’origine del sito è una domus successivamente convertita in luogo di culto e citata, in fonti del V secolo, come titulus Aemilianae. Tra il V e il VI secolo la chiesa, ricavata all’interno di una preesistente aula absidata, fu intitolata ai Santi Quattro Coronati: nei documenti del sinodo indetto da Papa Gegorio Magno nel 595, viene citato tra i partecipanti un Fortunato, presbitero del “titulus Ss. Quattuor Coronatorum“. Della chiesa originaria non rimangono molte tracce essendo stata completamente ricostruita, nel IX secolo, durante il papato di Leone IV che, prima di ascendere al soglio pontificio, era stato cardinale proprio presso la basilica dei Ss. Quattro Coronati.

La facciata del complesso della basilica dei Santi Quattro Coronati, a Roma
La facciata del complesso della basilica dei Santi Quattro Coronati, a Roma

L’identificazione dei quattro martiri (“coronati” è attributo riservato ai santi passati attraverso il martirio) è talmente incerta, storicamente, che perfino il loro numero potrebbe variare da un minimo di 4 ad un massimo di 9!
Le comunità cristiane delle origini coltivavano la memoria dei propri martiri attraverso dei testi (legendae e passiones) che ne raccontavano la biografia, più o meno romanzata. Nella costruzione del culto dei Santi Quattro Coronati si sono incrociate diverse di queste narrazioni. In una prima versione si sarebbe trattato di quattro scalpellini della Pannonia (Sinforiano o Semproniano, Claudio, Nicostrato e Castorio), vissuti ai tempi dell’imperatore Diocleziano (284-305 dC) e martirizzati per essersi rifiutati di eseguire una raffigurazione del dio Esculapio, temendo di contribuire ad alimentare una forma di idolatria incompatibile con il proprio credo. Furono chiusi in casse di piombo e gettati in un fiume (probabilmente il Sava).

I Santi Quattro Coronati raffigurati come scalpellini
I Santi Quattro Coronati raffigurati come scalpellini in un affresco tardomanieristico nel portico antistante la chiesa, nel primo cortile dell’omonima basilica romana. Si notino le corone di lauro, simbolo del martirio, e la squadra impugnata da uno dei santi, simbolo della loro professione.

In una variante del racconto, un quinto scalpellino di nome Simplicio, o Simpliciano, avrebbe recuperato i corpi dei suoi compagni di fede per dare loro una sepoltura degna, ma, scoperto, venne ucciso anche lui. Ecco perchè alcune raffigurazioni pittoriche del martirio dei Quattro Santi Coronati presentano in effetti cinque personaggi sottoposti al tormento.
In un’altra versione, i quattro erano invece legionari romani, condannati a morte, mediante flagellazione, a Roma, sempre sotto Diocleziano, per essersi rifiutati di sacrificare al dio Esculapio . A questi martiri anonimi sarebbero successivamente stati assegnati, per decisione di papa Melchiade, gli stessi nomi dei quattro scalpellini già oggetto di venerazione, affinchè potessero essere celebrati anche loro nel calendario dei santi.
Infine esiste anche la versione che vuole i 4 legionari (Severo, Severiano, Carpoforo e Vittorino, al seguito dell’imperatore Diocleziano) condannati per essersi rifiutati di eseguire la sentenza di morte dei 4 (o 5) scalpellini.

Il complesso dei Santi Quattro Coronati, soggetto a ripetute distruzioni e ricostruzioni per almeno altri 5 secoli, divenne infine “conservatorio delle orfane zitelle” e monastero delle suore agostiniane a partire dalla seconda metà del XVI secolo. Ospita uno dei rari esempi di affreschi gotici sopravvissuti a Roma (Aula Gotica).

Santa Susanna

La chiesa di Santa Susanna alle terme di Diocleziano sorge sopra due domus romane (era infatti nota ai tempi come S. Susanna ad duas domus), le case di Caio e Gabinio, rispettivamente zio e padre di Susanna, vissuta a Roma nella seconda metà del III secolo dC e martirizzata per decapitazione per aver, secondo la passio, rifiutato un matrimonio “combinato” dall’imperatore Diocleziano, per non infrangere il proprio voto di castità. In realtà la stratigrafia è più complessa, in quanto una delle due domus era stata edificata sopra ad una domus pre-esistente e visitando gli scavi è possibile osservare l’intersezione in pianta del tracciati murari dei due edifici “sovrapposti”.

La chiesa di S. Susanna vista da piazza di S. Bernardo, a Roma.
La chiesa di S. Susanna vista da piazza di S. Bernardo, a Roma. L’impianto attuale dell’edificio risale al 1475. La facciata è del 1603, opera di Carlo Maderno.

In questo caso, infatti, i resti degli edifici che hanno preceduto la chiesa rinascimentale sono sopravvissuti e sono stati indagati e recuperati da una lunga e paziente campagna di scavi. Scendendo al di sotto del piano stradale è possibile quindi visitare i resti di una delle due domus della famiglia di Susanna, osservare i pavimenti decorati a mosaico e le pareti affrescate (in tracce). E, perfino, attingere l’acqua da un pozzo che pesca in una falda locale e che, all’epoca, riforniva gli abitanti della casa, avendo quindi l’occasione di “bere l’acqua degli antichi romani“. E’ plausibile che il sito sia diventato luogo di culto a seguito del martirio della giovane Susanna e successivamente trasformato in chiesa vera e propria, nel IV secolo. Gli scavi hanno riportato alla luce alcune sepolture di epoca alto-medioevale, adiacenti alla chiesa primitiva e risalenti sicuramente a prima dell’800, anno in cui Leone III fece riedificare completamente l’edificio, cancellando le tracce di quello originario. Ispezionando una di queste tombe, appartenente ad un uomo non identificato, è stata fatta una scoperta molto particolare: insieme ai resti del defunto, il sarcofago conteneva centinaia di frammenti di affresco! Ricomponendo i frammenti, come un mosaico, è stato possibile ricostruire un bellissimo dipinto in stile bizantino raffigurante tre figure femminili coronate da aureole che ne indicano la santità. La figura centrale ha in grembo un bambino la cui aureola reca una croce sovrimpressa ed è quindi identificabile con il Cristo: si tratta quindi della Madonna. Le due figure femminili ai lati non sono identificabili con altrettanta certezza. Ma il mistero più curioso e affascinante riguarda i motivi che possano aver portato qualcuno, più di 1200 anni fa, a nascondere in una bara i frammenti di questo affresco (foto del dipinto a questo link).

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Note

I sotterranei di Santa Prisca (il mitreo), la chiesa di Santa Passera e i sotterranei di Santa Susanna sono visitabili solo tramite visite guidate per appuntamento. Il complesso dei Santi Quattro Coronati è invece aperto e accessibile, tranne l’Aula Gotica, visitabile per appuntamento.

Per le note sui Santi Quattro Coronati ho attinto a: Lia Barelli – “Il complesso monumentale dei Ss. Quattro Coronati” – Viella

Pubblicato da Ostinato Rigore

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