Star Wars – Che sia la verosimiglianza il segreto di una storia tutt’altro che… verosimile???

Eccoci qui, A Star Wars Analisis – Episode II… :))).

Durante queste feste qui abbiamo rivisto le trilogie, con anche Rogue One al posto giusto… E sia leggendo i commenti al mio precedente articolo che rivedendo i film mi stanno venendo spontanee altre osservazioni e risposte sul perché Star Wars è diventato istantaneamente, all’uscita, un fenomeno epocale di costume e di cultura.
Abbiamo visto infatti come l’impatto sia stato non ricercato né previsto dall’ideatore della storia e da chi ha lavorato al film, ma non abbiamo parlato dei possibili “perchè”, quali elementi e scelte hanno reso quest’opera così impattante.
Suppongo intanto che non esista una sola risposta, o insieme di risposte, a questa domanda ma anzi, che ognuno tra coloro che amano e seguono questa saga abbia in un certo senso la propria spiegazione alla propria “vulnerabilità” al suo fascino.
Quindi, senza alcuna pretesa di essere esaustiva, qui posso solo solo dare le mie risposte, in cui gli altri potranno riconoscersi del tutto o in parte, avere cose da sottrarre e altre da aggiungere.
Anche questa volta voglio dare per scontati gli aspetti più scontati e riconoscibili: l’aspetto epico e archetipo del racconto, la sua natura di storia di formazione e generazionale, la sua capacità di solleticare corde profonde dell’immaginario umano a prescindere dal contesto culturale di appartenenza. Ok, assodato.
Mi piacerebbe concentrarmi su alcuni aspetti visuali, stilistici, estetici direi che a mio avviso hanno acchiappato la fantasia trasformandola in un legame persistente anche usciti dal cinema, almeno per me.

Prima di tutto di SW mi ha colpito un certo… realismo. Mi direte, realismo in un’opera fantasy ambientata non si sa in che tempo e in che luogo, completamente e dichiaratamente irreali? Sì, esattamente.
Non riesco a trovare un altro termine per intendere… quello che intendo.
Tanto per cominciare c’è un contrasto nettissimo tra il dichiarato “tanto tempo fa in una galassia lontana lontana” e… la restituzione degli scenari, degli oggetti, delle persone che animano la storia.
Apparentemente la storia cui assistiamo è, per la nostra esperienza giornaliera del mondo reale in cui siamo immersi, ambientata in un futuro o in una realtà parallela futuribile molto più evoluta della nostra. In cui esistono tecnologie di trasporto e vettori energetici inimmaginabili, tecnologie robotiche che possiamo solo sognare, una proliferazione di specie viventi diverse… e via dicendo.
Ma tanto per spiazzarci subito ci viene detto che è una storia del passato e non del futuro.. Un passato altrove.
E poi tanto per spiazzarci ancora l’estetica con cui questo contesto è reso è intenzionalmente…ordinaria, priva di stupore, come fosse appunto la normalità dei personaggi. E non solo, nella prima trilogia, e nell’ultima in corso soprattutto, la rappresentazione è a tratti decadente. Imperfetta, usata, vissuta, ammaccata…
Come se fosse espressione di un’epoca non solo passata, ma che ha già superato il proprio apice, la propria età dell’oro.
Per dire, il Millenium Falcon, è costantemente… sfottuto come una vecchia carretta, poco più che una ferraglia cui si fatica a dar fiducia.
Se ricordate la principessa Leia canzona apertamente i propri liberatori per avere avuto il contrario di provare a salvarla con “quella”. “Quella” che tutti i fan e ingegneri di questa terra sbaverebbero per guidare una volta nella vita è ritenuta una vecchia ciabatta volante da quasi tutti tranne l’orgoglioso proprietario.. :))…
Dimostra spesso i suoi acciacchi, quando a volte liscia i salti nell’iperspazio tra mille imprecazioni dei passeggeri, o viene manomesso compromettendone le prestazioni.
In generale le navi spaziali, i mezzi di trasporto…così efficaci e impressionanti nello spazio, una volta a terra si vedono impolverati, con la verniciatura imperfetta, spesso circondati da meccanici alle prese con manutenzioni, flessibili, avvitatori, saldatori… messe a punto… :)))… quel mondo tecnologico pur essendo ideale e onirico per definizione è presentato con un’ottica molto… terrestre e contemporanea. Tera tera. Ci manca che ci facciano vedere mentre gli cambiano l’olio. :)!
Lo stesso può dirsi dei droidi, tutti vorrebbero averli come compagni di lavoro/studio/gioco/colf/baby&dog sitter… ma in SW finiscono comprati sul mercato dell’ usato, assemblati alla buona con pezzi di recupero da un bambino, incrostati, smontati, ammaccati e rimontati con la testa al contrario o di qualcun’altro ecc. C3PO si lamenta sempre dei propri acciacchi.. :))…Non sono certo tenuti in palmo di mano come meraviglie della tecnica, poveracci.


L’amatissimo R2D2, chiaramente ispirato a un bidone aspiratutto dell’epoca, rischia un paio di volte di essere scartato persino come usato, o di essere sostituito tanto e’ malconcio… sono i personaggi che sembrano ostinarsi a volere lui perchè “il piccolo impertinente” ha la pelle dura e ha sempre un accrocchio che con inventiva tira fuori al momento giusto.
Siamo di fronte a un mondo immaginifico che sarebbe un sogno ad occhi aperti ma che MAI ci viene presentato come tale, anzi, viene calato su un piano di verosimiglianza che chiunque abbia messo le mani nel proprio motorino, motore dell’auto o anche solo catena della bicicletta, o costruito un lego può percepire familiare e sentirsene spontaneamente coinvolto.
Questo credo sia l’intuizione geniale, portare la sospensione dell’incredulità su un piano però molto tangente l’esperienza concreta. Incredibile sì, ma dannatamente vero-simile. Così quella tecnologia che non esiste ci sembra di poterla toccare o costruire domattina in garage.
Quindi non siamo solo noi che quando si spengono le luci del cinema entriamo in SW, ma elementi di SW che sembrano tirati fuori dallo schermo per essere riconoscibili nella tua realtà. Molte azioni quotidiane del film sono, fatte le debite proporzioni, esattamente come le nostre.

La stessa operazione sembra essere stata fatta nel definire l’estetica delle macchine, che a ben vedere sembrano sempre qualcosa che conosciamo, magari tratto dal mondo animale e meccanico umano.
E così vediamo mezzi imperiali terrestri che sembrano e si muovono come tacchini senza testa (vedi gli AT-ST), con due finestrelle come “occhi”, o massicci cani/elefanti (gli AT-AT), o navi volanti, o carri armati ipertrofici, ci sono piccoli mezzi individuali che sembrano delle moto chopper, o motoslitte, altri mezzi che sembrano delle lumacone o ferri da stiro… navi spaziali che sembrano fette di torta, o barche con strane “vele” retrattili, o libellule.. Pochissimi sono i mezzi dall’estetica scintillante, fluida e modernissima, come la nave della regina Amidala. Ma vedremo che per lei, non sarà la sola eccezione.. :))..
Vediamo comunque mezzi molto spartani, ordinari, che non tentano di stupire, color zinco, che la vernice non serve per combattere e non c’è tempo e soldi da perdere per abbellire, e che quando si muovono “suonano” come un’accozzaglia di lamiere. Tanto le battaglie stellari sono immaginifiche, tanto la battaglia campestre resta grigia e rumorosa come una battaglia terrestre. Una battaglia di SW, con la sola eccezione delle armi da fuoco, suona come un mix tra un autolavaggio, una lavatrice che centrifuga e uno sferragliare da treno o da catena di montaggio a pieno ritmo.
C’è quasi sempre l’evocazione lontana di qualcosa di noto, familiare, “terrestre”, anche nei suoni.

La scelta stilistica del basso profilo va avanti, un’ “ordinarietà” della rappresentazione sembra interessare anche i personaggi positivi, che mediamente vengono rappresentati in modo sobrio, “casual”.
Poco, tranne alcune eccezioni, è concesso a una esplicita espressione del rango, del lusso e del potere da parte di chi è dal lato “giusto” della Forza, tramite orpelli e sovrastrutture.
Si comunica semmai con il colore: Leia è una principessa in bianco, assoluto e minimal, senza corona o cornici che non derivino dai suoi capelli, contrapposta a un principe nero, senza corona ma con una maschera che diventa marchio del male, che però non è pleonastica neppure quella e ha un motivo d’essere funzionale.
Sarà ridotta allo stereotipo della bambolina sexy e ingioiellata solo quando non le sarà concesso di essere sè stessa, di scegliere per sè, resa schiava trofeo in un bikini minimal che ha tolto il sonno a parecchi.
Gli altri beh, hanno una tenuta da avventuriero tutto sommato scialbetta… Una sorta di pauperismo spaziale (abbonda il look casual- campestre quasi preindustriale, ignaro di bottoni e lampo, con tuniche e ponchi, colori naturalissimi… anche lì, come non ti aspetteresti vestita una generazione “spaziale”. Al massimo ci può scappare un giacchetto senza maniche e un black look con colletto alla coreana.. :))…), che l’eroe rivoluzionario non ha mica da indossare ogni giorno una tutina pulitina attilatissima su misura alla Star Trek!
Su una cosa non si transige perchè oh, sempre americani siamo, il cinturone d’ordinanza, che non sei un combattente se non ne hai uno.
Ci si distacca da questo standard aggiungendo un solo elemento uno, o meglio L’ELEMENTO se sei un jedi o un sith. In tal caso il tuo status di supremo conoscitore del mondo della Forza e adepto della sua religione è indicato da un mantello, marrone o panna o nero a seconda di quale parte ti veda coinvolto, di fattura fine o grezza, che ha molto del monastico. E di nuovo SW si appropria di un codice non scritto della vita reale di ognuno, il rispetto che mediamente ci viene instillato sin da bimbi verso un saio o una tonaca o una divisa riconoscibile… e lo usa per dare autorevolezza ai personaggi della propria fiaba, che saremo portati a rispettare subito, istintivamente, al primo sguardo, come elementi in qualche modo distintivi ed emergenti.
E se non bastasse, giusto per ricordare che loro sono loro e giocano con le proprie regole su un piano anche metafisico, hanno persino il privilegio di una propria arma, elitaria, modernissima quanto antichissima, la spada laser, in cui persino il colore comunica chi è chi.
E anche questa è una scelta, se ci pensate, sconcertante e rischiosa, che poteva sfociare facilmente nel ridicolo. In un mondo in cui ci si combatte con stazioni stellari in grado di schiantare un pianeta, ci si protegge con deflettori energetici, in cui si comunica per ologrammi da una parte all’altra della galassia, e in cui l’abilità corporea nell’arte della guerra si suppone sia divenuta ormai ininfluente… ci sono alcuni personaggi che si ostinano a confrontarsi e misurarsi come appena usciti da Scaramouche, glorioso film di cappa e spada del 1952, in scontri molto fisici e direi quasi… tattili.
Il piano della narrazione salta spesso tra questi scenari narrativi opposti senza, incredibilmente, perdere una coerenza d’insieme.
Forse perchè anche questo è un salto di SW a piè pari nell’esperienza concreta di tutti, perchè alzi la mano chi almeno una volta, da ragazzino non ha giocato almeno una volta al duello con una spada di plastica, di legno, o anche solo un pezzo di canna, sfidandosi “all’ultimo sangue”. Estraggono le spade e tutti regrediamo istantaneamente a quando lo spadone in mano lo abbiamo avuto noi.

Unica eccezione, a questo codice fatto di colori (e non dimentichiamoci di musica, che John Williams diede un pigiamino sonoro su misura a personaggi e situazioni) più che di forme… un solo personaggio di rilievo, Padme Amidala della nuova trilogia. Alterna il registro descritto con mise ipertrofiche, pesantissime, coloratissime, ma anch’esse, sempre e comunqu, con un legame con la realtà, che siano esse ispirate agli abiti giapponesi, che sia impiumata come un gallo cedrone.. o che sembri una matrioska.. Mi sono chiesta perchè, forse perchè una certa dualità è insita nel personaggio, che coniuga la Resistenza all’instaurazione dell’impero ma da una posizione organica nel meccanismo della repubblica, in quanto Senatrice. Rispetto agli altri è una burocrate che tenta di combattere il sistema NEL sistema, prima di tutto con le vie legali e con i privilegi della propria carica… forzatamente sarà costretta a cambiare registro anche lei. Ci sta che abbia anche due codici estetici opposti.
Si scopre però, a ben vedere, che come quella di Darth Vader, il suo look più ricco ha uno scopo, non è solo gratuito ed espressivo di uno status, serve spesso quello di celarla e dissimularne l’identità sotto chili di cerone e metri di stoffa.

Fin qui, in generale, abbiamo riflettuto soprattutto sull’estetica del lato ” luminoso” della Forza, e delle sue figure. Ma tutto ciò vale anche per il lato oscuro? Per l’impero? Beh, ovviamente no! :)!
Se qualcosa è concesso alla grandiosità, all’intenzionale gusto di stupire lo spettatore con una manifestazione scenografica di magnificenza ipertecnologica… è sempre dal lato oscuro.
Le plance e le sale delle navi dell’impero, in cui l’Imperatore o Darth Vader aspettano i loro interlocutori come ragni in una tela, sono assolutamente grandiosi, scuri ma illuminati in modo accurato per risultare maestosi.
Ricordiamoci che invece i luoghi decisionali della ribellione sono modesti, in pratica una tavola rotonda di arthuriana memoria, sinonimo di comunione, condivisione e democrazia, attorno a cui si discute cosa fare e come farlo, si riportano risultati e rapporti.
E le armate dell’impero quelle sì che sono omologatissime e perfettine, che siano i droidi con il muso da pellicano/formichiere, che sembrano sempre appena usciti dalla fabbrica, o l’esercito di cloni, tutti identici in lucidissime corazze bianche su calzamaglia nera. Il poco che sberluccica o che appare futurista, sui personaggi, è del lato malefico. Al massimo si impolverano ma solo uno si sporcherà davvero, e di sangue, sul casco bianchissimo… e come se fosse stato toccato da un “battesimo” che lo risveglia, dopo non sarà più lo stesso! :)!
E il motivo, reiterato, dei caschi, che per il lato ” cattivo” sono sempre varianti e declinazioni, più o meno poligonali, della Maschera del Male di Darth Vader. L’esercito è emanazione del leader al primo sguardo. Anche Kylo Ren lo è, e si infligge una maschera-copertina di Linus di cui non avrebbe alcun bisogno per darsi un senso del male assoluto che beh, foooorse non ha.
Niente a che fare con i caschi dei poveri piloti della ribellione, scalcinati rigati e scoloriti, che sembrano meritare una rottamazione più che l’ennesima battaglia..
L’impero è sempre ordinato, efficiente, perfetto.
E così esprime il proprio senso dell’assoluto, che sia potenza o controllo, e le proprie infinite risorse, contrapposte a una ribellione ampiamente minoritaria, imperfetta, variabile e imprevedibile, come solo il libero arbitrio può essere, che spesso arriva a salvarsi al pelo prima della distruzione con l’azione disperata di pochi quando non di un singolo, e che si riorganizza con tenacia con il poco e modesto che riesce a rimettere insieme dopo gli assalti imperiali.

I personaggi di SW sono persone normali esasperate, strappate alle proprie vite e costrette alla lotta dalle circostanze. ).. Se questa formula sta in piedi in molti film di avventura, non era scontato che funzionasse in un contesto così astratto e fantasy. Perchè rispetto ad altre storie di “super eroi” non sono persone duali, apparentemente normali nella quotidianità ma con poteri stupefacenti nascosti. Sono proprio persone normali: un contadino, un trafficone, una signorina di buona famiglia altrimenti destinata alla carriera diplomatica, una riciclatrice di rottami.. :))
Il segreto credo stia nel fatto che gli effetti speciali costruiscono il mondo in cui si muovono, gli strumenti che usano, la forza che li pervade. Ma non li caratterizza particolarmente.
Non hanno superpoteri, neppure i jedi, che a ben vedere non hanno un potere particolare, ma la capacità di essere sensibili e controllare a un livello superiore una forza che pervade il mondo e che, almeno in teoria, sarebbe a disposizione di tutti colori sappiano come maneggiarla. Per essere potenti non si mettono un pigiamino e partono volando o saltando tra i palazzi, un due tre pronti via… devono pagare il prezzo di una vita di rinuncia e astrazione dalle cose del mondo, di rigidissima disciplina di controllo ed esercizio costante sin da tenerissima età. Il dono ha un prezzo pesantissimo, tale che uno non riuscirà a pagarlo, dannando mezzo universo.
Anch’essi devono imparare dall’impegno e attraverso il fallimento. Come tutti nella vita fuori da SW.. :))..

Mi rendo conto che delineare come punto di forza, e segreto del successo della storia una ricerca di versomiglianza della sua rappresenzazione  sia… curioso se riferito alla saga più immaginifica della storia e fondatrice di un’intera branca della cinematografia dedicata agli effetti speciali. Però è una cosa che ho sempre trovato intrigante ed è il motivo per sui su di me è così “acchiapposa”.
E’ il legame coltivato tra immaginato e reale che alla fine, secondo me, ha avvinghiato e tenuto incollato molti fan, portandoli poi a continuare anche a fine film a rimuginarne nella vita reale con i risultati positivi o sconcertanti che tutti conosciamo.

Se volete, raccontateci perchè è stato “acchiapposo” per voi!

Infine, anche qui, un link per la seconda puntata del percorso parallelo di Blackworth sul suo blog, sempre su Star Wars e le sue curiosità! Buona lettura!

http://www.politicaarmi.it/2018/01/11/star-wars-curiosita-parte-seconda/

 

Pubblicato da CaveDasy

Ligure fuori, sarda dentro, piemontese attorno.